La tradizione

« Vi lodo perché in ogni cosa vi ricordate di me e conservate le tradizioni così come ve le ho trasmesse » (1Cor 11,2)

« Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera » (2Tess 2,15)

« […] le cose che hai udito da me davanti a molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali a loro volta siano in grado di insegnare agli altri » (2Tim 2,2)

« Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato » (2Tim 1,13-14)

« Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi! » (Fil 4,9)

« Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso (1Cor 11,23) »

 

 

Per tradizione si intende una trasmissione di pensieri, di idee, non per iscritto, ma oralmente. Che la rivelazione divina fosse avvenuta principalmente in questo modo era una cosa ovvia per tutti. Come tutte le cose ovvie se ne parlava poco, per non dire niente in tutto… Quando una cosa va da sé, la si dà per scontata, non se ne parla. Nessuno perde del tempo a convincere uno di cose si cui sa che l’altro è ben convinto. Fino al momento in cui… a qualcuno non viene in mente di mettere in discussione proprio questo. Magari basandosi sul fatto che nessuno ne ha mai parlato o se lo ha fatto lo ha fatto come per caso… È quello che è successo ai tempi di Lutero: per la prima volta il monaco agostiniano ha osato affermare che per lui unica autorità in materia religiosa era la Bibbia: Sola Scriptura. Per confezionare un argomento teologico non valeva rifarsi ad un concilio, alla bolla di un papa, all’affermazione di un Padre della Chiesa, ma bisognava assolutamente che questo fosse fondato nella scrittura, in modo tale che l’affermazione della Bibbia fosse di suo sufficiente a convincere qualsiasi persona di buona volontà. Il pensiero sembrò chiaro, semplice e geniale e la Chiesa fu come attraversata da un brivido. Attraverso quel rasoio quante cose finivano per cadere: sacramenti soprattutto. Dove era scritto in modo inequivocabile che l’ordine era un sacramento? Che tale era la penitenza, l’unzione dei malati, ecc. Anche l’eucaristia presentava tanti problemi. Come dimostrare in modo inequivocabile (cioè semplice, alla portata di tutti) con i testi della Scrittura che era una sacrificio e che ogni Messa era una sorgente di grazia perché rendeva presente l’amore dell’unico sacrificio di Cristo che era stato offerto « una volta per tutte » (Eb 7,27)?

In realtà la Chiesa si rese ben presto conto che di argomenti ne aveva a bizzeffe per difendere questo importante principio: « La sacra tradizione e la sacra scrittura sono […] strettamente tra loro congiunte e comunicanti. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo una cosa sola e tendono allo stesso fine. Infatti la sacra scrittura è parola di Dio in quanto è messa per iscritto sotto l’ispirazione dello Spirito divino; la parola di Dio, affidata da Cristo Signore e dallo Spirito santo agli apostoli, viene trasmessa integralmente dalla sacra tradizione ai loro successori, affinché questi, illuminati dallo Spirito di verità, con la loro predicazione fedelmente la conservino, la espongano e la diffondano; accade così che la chiesa attinge la sua certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola sacra scrittura. Perciò l’una e l’altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto » (Concilio ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Dei verbum, n. 9).

Innanzitutto era un discorso di semplice e banale buone senso: le parole non sono fatte per essere soprattutto scritte, ma pronunciate. La parola pronunciate ha un ovvio primato sulla parola scritta. Nel Credo, parlando della rivelazione e dello Spirito Santo, diciamo « e ha parlato per mezzo dei profeti », non « e ha scritto per mezzo degli agiografi ». Così ha fatto d’altronde Gesù, che non ha mai scritto una sola parola (se facciamo eccezione dell’episodio dell’adultera, Gv 8,1-11, dove ha scritto per terra. Forse i peccati di quelli che stavano intorno…) e non ha comandato ai suoi di scrivere, ma di annunciare: « Andate […] e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo » (Mt 28,19-20). Questo non vuol dire togliere nulla alla grandezza e all’autorità della Sacra Scrittura che – a livello di scrittura – conserva un indiscutibile primato su qualunque altro scritto e ha un’autorità che sta al di sopra di quella della Chiesa stessa. La Parola di Dio scritta sta infatti al di sopra della Chiesa… Solo che la Chiesa sta al di sopra di qualunque interpretazione umana della Scrittura, per cui nessuno la può giudicare richiamandosi alla Bibbia. Lo stesso avviene anche per la Tradizione. La Tradizione sta certamente al di sopra della Chiesa: nessuna papa si può azzardare a cambiare un dogma definito. Ma nessuno può azzardarsi a giudicare un papa o un concilio richiamandosi alla “Sacra Tradizione”.

Ci sono poi un serie di passi della scrittura, soprattutto del Nuovo Testamento, dove si comprende che l’autorità invocata dagli apostoli riguardava non soltanto la parola da loro scritta, ma tutto il loro insegnamento in gran parte lasciato all’espressione orale. Dopo le considerazioni svolte, questi accenni, che hanno un valore solo secondario, fatti senza alcun intento di insegnamento esplicito, come si parla di una cosa ovvia, scontata, da tutti ammessa, prendono il loro significato pieno e convincente.

Don Pietro Cantoni

 

tratto da “Il Timone”, febbraio 2012

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