La Fraternità San Filippo Neri onora con profonda gioia la beatificazione del grande oratoriano spagnolo Mons. Salvio Huix Miralpeix (1877-1936), sacerdote dell’Oratorio di Vic, vescovo di Ibiza e Lérida, che ha luogo oggi a Tarragona in un cerimonia solenne che beatifica 522 martiri delle persecuzioni anticlericali avvenute nel corso della Guerra Civile.
Proponiamo un ritratto del nuovo Beato a cura di Mons. Edoardo Cerrato, già Procuratore Generale e oggi vescovo di Ivrea, e P. Paul Bernhard Wodrazka, dell’Oratorio di Vienna.
FEDELE FINO ALLA MORTE
Il nuovo beato oratoriano Salvio Huix Miralpeix,
vescovo martire di Lérida (1877-1936)
Mons. Edoardo Aldo Cerrato C.O., vescovo di Ivrea
P. Paul Bernhard Wodrazka C.O., Vienna
Durante la guerra civile spagnola parecchi membri della Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri diedero la vita per testimoniare la loro fede in Dio. Fra loro, per l’Oratorio di Barcelona-Gracia, i padri Pedro Garet Vilar del Bosch, Candido Vila Maneja, Aleix Soler Llobera, Joaquim Serra Auferil e Martì Subirà Arumi. La congregazione di Barcelona-Barrio gotico perse il suo preposito, p. Agustì Mas Folch, oltre al padre Josep Serra Altarriba e ai confratelli laici Emili Prat Miquel e Joaquim Bellera Morera, tutti coraggiosi testimoni del vangelo. La congregazione di Vic, alla quale apparteneva il vescovo Salvio Huix, perse, oltre a lui, anche il padre Ramòn Felius.
Fra le vittime dell’ondata di violenza che investì la Spagna dopo lo scoppio della guerra civile nel luglio 1936 c’è anche il vescovo oratoriano Salvio Huix Miralpeix di Lérida (oggi Lleida). Era nato il 22 dicembre 1877 a Santa Maria Margarita di Vellors nella diocesi di Vic, in Catalogna, circa settanta chilometri a nord di Barcellona. I suoi genitori provenivano da stimate famiglie locali con una lunga tradizione di fede, che già in precedenza avevano dato alla Chiesa dei sacerdoti. Salvio crebbe in un’atmosfera domestica nella quale la fede in Dio e l’amore verso la Chiesa ed il papa rappresentavano una forma mentis naturale e spontanea. La sua famiglia era proprietaria di un’ampia tenuta agricola, una masia catalana, a cui apparteneva anche una cappella dedicata alla Madonna del Carmine. Nutrito da questo spirito di religiosità, ben presto Salvio maturò la decisione di farsi sacerdote. Seguirono quattordici anni di studi (1889-1903) nel seminario minore e maggiore di Vic, dove Huix si esercitò ancor giovanissimo ad una vita di preghiera, di ascolto della volontà di Dio, di obbedienza incondizionata, di studi e di apostolato. Il seminarista Salvio era un allievo modello, che non solo si sforzava di compiere formalmente il suo dovere di studente, ma soprattutto cercava di maturare interiormente, per prepararsi al meglio al servizio verso le anime.
Salvio Huix aveva quasi 26 anni quando, il 19 settembre 1903, il vescovo Torrás y Bages lo ordinò sacerdote. Nei primi tempi, il suo vescovo lo assegnò come cappellano a diverse parrocchie della diocesi, dove Salvio si prodigò nell’annunciare alla gente il Cristo crocifisso e risorto e nel ricondurre gli uomini, per mezzo dei sacramenti della Chiesa, ad una sempre più profonda relazione con Cristo.
A quei tempi la Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri di Vic, fondata nel 1723 e ancor oggi esistente, era un noto centro di spiritualità, la cui opera di apostolato possedeva un raggio di azione che andava ben oltre la città di Vic. La Congregazione dell’Oratorio, comunità di sacerdoti secolari senza particolari voti, è una società di vita apostolica di diritto pontificio, che si propone di servire la vita apostolica della Chiesa unendo azione e contemplazione. Padre Adjutorio, uno zio di Salvio, era stato membro di questa Congregazione dell’Oratorio, e il popolo dei fedeli di Vic conservava ancora di lui una buona memoria. Un po’ per volta, in Huix maturò la decisione di voler lavorare per Cristo “fino alla morte”. La vita nell’Oratorio gli appariva come il presupposto ideale per dedicarsi intensamente alla cura delle anime, e così all’età di trent’anni chiese di essere accolto nell’Oratorio di Vic. Dopo quattro anni di esperienze pastorali in diverse parrocchie, Salvio Huix entrò quindi a far parte della Congregazione dell’Oratorio di Vic, all’interno della quale avrebbe prestato la sua opera nei successivi venti anni. Fervido imitatore di san Filippo Neri, Salvio passava svariate ore al giorno a confessare. Ben presto il suo talento nella direzione delle anime fece di lui uno dei confessori e direttori spirituali più richiesti della città, ricercato soprattutto dai giovani e dagli uomini. Esercitava il suo servizio con pazienza, saggezza e spirito paterno. A quel tempo, gli oratoriani erano soliti alzarsi alle quattro e mezza del mattino (la domenica e i festivi alle quattro), e dopo un’ora di meditazione entrare nel confessionale per essere a disposizione dei fedeli. Confessavano fino all’ora di pranzo, senza interruzione tranne che per celebrare messa. Nel pomeriggio e di sera dedicavano un’altra ora alla meditazione, e poi confessavano ancora per svariate ore. Non contento, padre Salvio impiegava le poche ore libere che gli rimanevano per visitare gli ammalati, tenere lezioni nel seminario o sbrigare delle incombenze per conto della Congregazione dell’Oratorio. La sua massima era: Dormire poco, pregare molto e dedicarsi sempre al servizio verso le anime. A Vic era famoso per essere riuscito a ricondurre sulle vie della fede alcuni grandi peccatori; persone che avevano voltato le spalle alla Chiesa.
La sua fama di eccellente confessore e grande direttore spirituale dei giovani fece sì che nel 1919 p. Salvio venisse nominato direttore delle congregazioni mariane di Vic e due anni dopo direttore generale di tutta la Catalogna. Nel 1923 organizzò le celebrazioni per la pubblica incoronazione di una statua della Madonna nella piana di Vic. Negli stessi anni fondò anche la Congregazione della Purissima Vergine Maria e di San Giuseppe, per condurre i giovani padri di famiglia ad un più profondo amore verso Cristo e verso la Chiesa.
I talenti del giovane padre oratoriano non tardarono ad essere notati dal vescovo di Vic, che gli affidò la formazione spirituale dei seminaristi. Per venti anni, p. Salvio fu docente al seminario di Vic, dove insegnò ascetica e mistica. In questo modo contribuì a forgiare un’intera generazione di sacerdoti.
Era preposito dell’Oratorio di Vic, quando nel 1927 fu nominato amministratore apostolico di Ibiza. P. Huix lasciò Vic fra le lacrime dei suoi figli spirituali e fu ordinato vescovo il 15 aprile 1928. Scelse come suo motto le parole dell’apostolo Pietro: In verbo tuo laxabo rete – Sulla tua parola getterò le reti (Lc 5,5). Il suo motto di vescovo mostra chiaramente la priorità che egli si era dato per il suo operato: essere fra gli uomini un vero successore degli apostoli e un buon pastore della Chiesa. Al centro dei suoi sforzi c’erano il seminario, il clero, l’Azione Cattolica, l’organizzazione di esercizi spirituali, la devozione al Santissimo Sacramento e alla Vergine Maria. Per la sua grande devozione alla Madonna, Huix era chiamato “il vescovo mariano”. Per quanto concerne il clero, il vescovo Huix si sforzò di migliorare le condizioni materiali e spirituali dei suoi sacerdoti. Sempre e ovunque tentò di appassionare gli uomini a Cristo. Di ritorno da un viaggio ad limina apostolorum a Roma riportò per ognuno dei suoi sacerdoti una copia del nuovo catechismo del cardinale Pietro Gasparri. Al ritorno il vescovo scrisse una lettera, in cui esortava i suoi diocesani ad essere saldi nella fede: “Noi ci sentiamo … rinnovati e confermati nella fede, e fedelmente legati al Santo Padre per via di un amore filiale … pronti ad una fedeltà ancora maggiore, ad una fedeltà che si spinge fino alla morte, e se necessario, con l’aiuto della Grazia divina, fino al martirio” (Tibau Duran, N.: El Excmo. y Rvdm. P. Salvio Huix Miralpeix, C.O., Obispo de Lérida, Apuntes Biográficos, Lérida 1948, p. 115). Solo pochi anni più tardi avrebbe dimostrato concretamente la sua fedeltà a Cristo, il suo amore per Dio, che lo rendeva pronto anche al martirio.
Nel settembre 1923 il generale Miguel Primo de Rivera (1870-1930) prese il potere in Spagna – con l’esplicito beneplacito del monarca re Alfonso XIII. Ma la dittatura fallì, e dopo la vittoria dei repubblicani, Alfonso XIII rinunciò al trono. Il 14 aprile 1931 si formò un governo repubblicano provvisorio. I rapporti fra la chiesa cattolica ed il governo repubblicano si presentarono da subito difficili. L’11 maggio 1931 furono dati alle fiamme alcuni conventi a Madrid, Valencia, Siviglia ed altre località del paese, ed il conflitto fra la chiesa ed il nuovo regime si acuì. Alcuni vescovi “scomodi” vennero esiliati, la nuova costituzione limitò grandemente i diritti della Chiesa, alcuni ordini religiosi, fra cui i gesuiti, vennero proibiti, i cimiteri vennero secolarizzati, fu introdotto il divorzio ed i crocifissi appesi nelle aule scolastiche vennero rimossi. Aumentarono le proteste da parte di esponenti della Chiesa per questo regime di persecuzioni.
Il 28 gennaio 1935 Salvio Huix Miralpeix fu nominato vescovo della diocesi di Lérida (Catalogna). Durante il breve periodo di tempo che gli fu concesso di passare lì, il nuovo vescovo cercò di rafforzare l’Azione Cattolica e di diffondere la devozione al Santissimo Sacramento. A poche settimane dallo scoppio della guerra civile riuscì ancora a celebrare delle giornate eucaristiche, per rafforzare nella sua diocesi la fede nella reale presenza di Gesù Cristo nel sacramento dell’altare. Una delle sue ultime fotografie lo mostra in compagnia degli alunni nel giardino del seminario.
Le elezioni di febbraio 1936 videro vincitore il fronte popolare (partito di sinistra), che passò ad un attacco che aveva ormai le forme di un’autentica persecuzione religiosa. Nel giro di sole sei settimane si verificarono 199 rapine ed aggressioni, di cui 36 all’interno di chiese; si contarono 178 incendi, 106 dei quali colpirono delle chiese; altre 56 chiese vennero devastate e saccheggiate. Il 18 luglio 1936 l’esercito ed i nazionalisti si unirono per combattere questa “rivoluzione marxista”, dando così inizio alla guerra civile spagnola (1936-1939). La maggioranza dei vescovi, sacerdoti e credenti in genere si schierò dalla parte dei nazionalisti. Per tutta risposta, il giorno dopo l’insurrezione dei militari si scatenò, in tutte le parti del paese controllate dalle forze repubblicane, una cruenta rappresaglia contro i sacerdoti. Il conflitto costò alla chiesa di Spagna un forte tributo di sangue.
Il 16 luglio 1936 il vescovo mariano Huix celebra la festa della Madonna del Carmine nella chiesetta della sua tenuta di famiglia. Fino al 21 luglio, quando i repubblicani prendono d’assalto la curia di Lérida, riesce ancora a continuare la sua opera apostolica per la diocesi. Poi acconsente, seppure a malincuore, a fuggire per rifugiarsi presso dei conoscenti, principalmente per salvare i suoi collaboratori. Quando però viene a sapere a quali rischi si espongono i suoi protettori, abbandona segretamente il suo nascondiglio nella notte del 23 luglio e si costituisce alle guardie, dichiarando la sua identità. Imprigionato insieme ad altri arrestati, condivide con loro le sofferenze della prigione e le segrete gioie della preghiera e dei sacramenti, confessa di nascosto i condannati a morte e porta loro la comunione. Tutti questi uomini moriranno poi sotto il piombo dei plotoni di esecuzione. A causa della loro fede e del loro impegno, non meno di 4184 fra sacerdoti e seminaristi, 2365 frati e 283 suore furono assassinati, dopo essere stati braccati come animali. Nella sola diocesi di Lérida furono uccisi 270 sacerdoti, su un totale di 410.
La mattina del 5 agosto 1936, festa della Madonna della Neve, patrona di Ibiza, i prigionieri furono svegliati alle tre e mezza del mattino. Gli fu detto che sarebbero stati portati a Barcellona, ma già dopo pochi chilometri il convoglio si fermò al cimitero, e fu chiaro che erano stati portati lì per essere fucilati. Nelle prime luci dell’alba il vescovo impartì l’assoluzione a tutti e chiese ai suoi carnefici di essere ucciso per ultimo, per poter benedire fino alla fine i suoi compagni di martirio. Quest’ultimo desiderio gli fu concesso, come ha poi testimoniato uno dei suoi aguzzini. Fino alla morte dunque il vescovo di Lérida rimase un autentico pastore del suo gregge. Così si compì quello che anni prima aveva scritto ai suoi diocesani: Con l’aiuto della Grazia divina, vogliamo restare fedeli a Cristo fino al martirio. Prima del suo arresto aveva consegnato la sua croce di vescovo ad un conoscente, pregandolo di spedirla al Santo Padre, assicurandogli la sua fedeltà alla Chiesa, per la quale si sentiva disposto a dare la vita.
Già pochi anni dopo la morte violenta del vescovo Huix, la diocesi di Lérida si fece promotrice di un processo di beatificazione. Il 27 giugno 1952 fu rilasciato il decreto super scriptis. Il 9 giugno 1995 la Congregazione per le Cause dei Santi confermò la validità dell’inchiesta informativa. Finalmente, nel 1998 poté essere promulgata la Positio sulle virtù del vescovo martire. Il 27 giugno 2011 papa Benedetto XVI autorizzò la Congregazione per le Cause dei Santi a riconoscere per decreto il martirio del vescovo Salvio Huix Miralpeix. Come si legge nel decreto, il vescovo fu assassinato “in odio alla fede”. Antonio Montero Moreno, storico della Chiesa, stima che il numero complessivo delle vittime delle persecuzioni anticlericali del 1934 e del 1936-1939 fu di circa settemila. Di questi, circa un migliaio sono già stati beatificati. La beatificazione del vescovo oratoriano e di altri 521 martiri ha avuto luogo il 13 ottobre 2013 a Tarragona in Catalogna. La forte personalità di Huix è ancora oggi un esempio attuale e luminoso di impegno sacerdotale ed episcopale vissuto come testimonianza e rinuncia completa a se stessi nella fiducia in Dio.