Martedì 5 luglio
In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi, gli si prostrò dinanzi e disse: “Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni imponi la mano tua su di lei ed ella vivrà”. Gesù si alzò e lo seguì con i suoi discepoli. Ed ecco, una donna che aveva perdite di sangue da dodici anni, gli si avvicinò alle spalle e toccò il lembo del suo mantello. Diceva infatti tra sé: “Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò salvata”. Gesù si voltò, la vide e disse: “Coraggio, figlia, la tua fede ti ha salvata”. E da quell’istante la donna fu salvata. Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: “Andate via! La fanciulla infatti non è morta ma dorme”. E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta la regione. (Mt 9, 18 – 26)
Il contatto umano accade in vari modi, dalla semplice stretta di mano, fino alle espressioni nuziali. La donna emorragica è convinta che il solo contatto con Gesù possa avere effetto taumaturgico.
Il grande padre della chiesa Origene, sosteneva che quest’episodio era simbolo dei primi approcci a Cristo mediante la Sacra Scrittura. Quando leggiamo i testi, all’inizio non li comprendiamo, almeno non in senso spirituale. Decifriamo solo il senso esterno delle parole, in modo spesso superficiale. È quindi come se toccassimo solo la veste di Cristo. Però già in questo si manifesta la forza divina del salvatore, che ci accoglie per quanto sappiamo dare in quel momento della nostra fede. Rimane nascosto il senso profondo delle parole, ma la lettura trasmette tutta una ricchezza di sentimenti legati allo Spirito Santo che seduce anche senza far rumore. Poco alla volta, progressivamente, comprendiamo anche il senso recondito, e così il contatto che inizialmente era solo dall’esterno con Gesù, diviene un discorso sempre più intimo. Cresce la constatazione di essere in dialogo con qualcuno che ti conosce e sa di cosa hai bisogno ora, ed è subito esuberanza di vita, malgrado la fatica del cuore, il suo giogo è soave e leggero il suo carico.
Questo accade anche nelle altre devozioni della vita ecclesiale, dove tanti gesti che sembrano inizialmente estemporanei, a poco a poco acquistano un senso interiore, che ci mette in contatto intimo con il Figlio di Dio.
Gesù tocca la figlia del capo della sinagoga, prendendola per mano, e così la resuscita.
Anche qui Origene vede un simbolismo. Nella lettura biblica, accediamo anche noi ad un contatto con Cristo, nascosto nelle parole. La vicinanza alla Sacra Scrittura, porta sempre ad un senso interiore di vicinanza a Dio, mediante la dolcissima presenza dello Spirito di Gesù.
Nella liturgia dopo la parola, vengono il pane e il vino. Il suo contatto risuscita anche noi dai morti, assicurandoci l’immortalità. Accade quello che Gesù ha detto: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Il contatto con Cristo trasforma la morte in sonno: qui della figlia di Giairo e più tardi di Lazzaro (Gv 11, 11). Come da un sogno ci risvegliamo per la vita eterna, quando verrà nell’ultimo giorno a toccarci col suo potere.
(cfr T. Spidlik – Il vangelo di ogni giorno)