Mercoledì 16 novembre. La vita non è una lotteria e la desolazione è inevitabile, ma, dice il Papa, salutare, se affrontata come momento fondamentale del discernimento. Nuovo appello per l’Ucraina, dopo la caduta di un missile in Polonia
di Michele Brambilla
Papa Francesco, nell’udienza del 16 novembre, torna a trattare il tema del discernimento e mette a fuoco, ancora una volta, la desolazione spirituale. Per il Papa esiste una desolazione “sana”, «infatti, se non c’è un po’ di insoddisfazione, un po’ di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine e di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza».
Il pericolo, infatti, è quello di «una serenità perfetta ma “asettica”, senza sentimenti», come quella che oggi si cerca in certe “pratiche” orientali, ma si tratta di un’illusione pericolosa, disumana, dato che il vissuto dell’uomo è inevitabilmente emotivo. «Per molti santi e sante, l’inquietudine è stata una spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita. Questa serenità artificiale, non va, mentre è buona la sana inquietudine, il cuore inquieto, il cuore che cerca di cercare strada. È il caso, ad esempio, di Agostino di Ippona o di Edith Stein o di Giuseppe Benedetto Cottolengo o di Charles de Foucauld», elenca il Pontefice, che ricorda come «le scelte importanti hanno un prezzo che la vita presenta, un prezzo che è alla portata di tutti: ossia, le scelte importanti non vengono dalla lotteria, no; hanno un prezzo e tu devi pagare quel prezzo. È un prezzo che tu devi fare con il tuo cuore, è un prezzo della decisione, un prezzo di portare avanti un po’ di sforzo».
Insomma, «la desolazione è anche un invito alla gratuità, a non agire sempre e solo in vista di una gratificazione emotiva», come quando da bambini cercavamo i genitori per avere altri giocattoli. Dio, non rispondendoci subito, si comporta da vero educatore, che costringe l’allievo ad alzare lo sguardo dai propri bisogni egoistici e a puntarlo verso il volto del Signore così come Egli è. Allora «ci fa tanto bene imparare a stare con Lui, a stare con il Signore senza altro scopo, esattamente come ci succede con le persone a cui vogliamo bene: desideriamo conoscerle sempre più, perché è bello stare con loro», comprendiamo come sia Egli stesso il dono di cui abbisogniamo per essere davvero felici. La preghiera non è quindi un’altra “tecnica del benessere”: precisamente «la vita spirituale è la relazione con il Vivente, con Dio, il Vivente, irriducibile alle nostre categorie».
Rientra, invece, pienamente tra le categorie umane fermare una guerra quando rischia di degenerare. «Ho appreso con dolore e con preoccupazione la notizia di un nuovo e ancora più forte attacco missilistico sull’Ucraina che ha causato morti e danni a molte infrastrutture civili», sconfinando pure, pericolosissimamente, in territorio polacco, cioè in territorio NATO. Un missile (o una scheggia di missile) di non specificata provenienza (si ipotizza, infatti, che possa essere “fuoco amico” della contraerea ucraina, dotata di ordigni di fabbricazione russa come la controparte. Kiev e Mosca si rimpallano le responsabilità a vicenda) ha, infatti, colpito una fattoria a Przewodów, causando due vittime civili. Desta forte preoccupazione anche lo scenario turco, dopo l’attentato ad Istanbul di domenica 13 novembre.
«Preghiamo affinché il Signore converta i cuori di chi ancora punta sulla guerra e faccia prevalere per la martoriata Ucraina il desiderio di pace», invita instancabilmente il Santo Padre, che suggerisce la giaculatoria «“Affrettati Signore”».