Domenica 11 dicembre 2022. Il Papa benedice i “Bambinelli” in piazza S. Pietro e prega che diventino una promessa di pace anche per i bambini ucraini e russi
di Michele Brambilla
Papa Francesco spiega, introducendo l’Angelus dell’11 dicembre, che «il Vangelo di questa terza domenica di Avvento ci parla di Giovanni Battista che, mentre si trova in carcere, manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 11,4). Infatti Giovanni, sentendo parlare delle opere di Gesù, è colto dal dubbio se sia davvero Lui il Messia oppure no», perché, anziché la severità che si aspettava nei confronti dei peccatori, vede dispiegarsi il Regno della misericordia divina.
«Il testo sottolinea che Giovanni si trova in carcere, e questo, oltre che al luogo fisico, fa pensare alla situazione interiore che sta vivendo: in carcere c’è oscurità, manca la possibilità di vedere chiaro e di vedere oltre», condizionando le capacità di discernimento del Battista. Egli «è assalito dal dubbio e invia i discepoli a verificare: “Andate a vedere se è il Messia o no”. Ci meraviglia che ciò accada proprio a Giovanni, il quale aveva battezzato Gesù nel Giordano e lo aveva indicato ai suoi discepoli come l’Agnello di Dio (cfr Gv 1,29). Ma ciò significa che anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E questo non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta», infatti, «a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo; le opere che compie sono sorprendenti rispetto ai nostri calcoli; il suo agire è diverso, sempre, supera i nostri bisogni e le nostre attese; e perciò non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di convertirci al suo vero volto», dice il Papa citando il confratello gesuita card. Henri-Marie de Lubac (1896-1991), il quale, meditando su Gesù, arrivò ad affermare che «occorre riscoprirlo a tappe… talvolta credendo di perderlo» (H. de Lubac, Sulle vie di Dio, Milano 2008, 25).
Stiamo vivendo «un tempo – l’Avvento – in cui, preparando il presepe per il Bambino Gesù, impariamo di nuovo chi è il nostro Signore», ripete il Santo Padre rivolgendosi ai bambini e ai ragazzi degli oratori di Roma, che portano a S. Pietro le statue di Gesù Bambino perché siano benedette dal Pontefice, come vuole la tradizione. «Vi invito a pregare, davanti al presepio, perché il Natale del Signore porti un raggio di pace ai bambini del mondo intero, specialmente a quelli costretti a vivere i giorni terribili e bui della guerra», specialmente «questa guerra in Ucraina che distrugge tante vite, tante vite, e tanti bambini» che avrebbero diritto, come i loro coetanei italiani, ad un Natale sereno.
Volgendo lo sguardo all’Africa, «seguo con dolore e preoccupazione le notizie che giungono dal Sud Sudan, circa i violenti scontri dei giorni scorsi. Preghiamo il Signore per la pace e la riconciliazione nazionale, affinché cessino gli attacchi e siano sempre rispettati i civili». L’impegno della Santa Sede nello scenario sudanese è noto, così come è nota la collaborazione, in proposito, con l’arcivescovo anglicano di Canterbury, che ha promesso di seguire il Papa nel prossimo viaggio apostolico proprio in Sud Sudan. L’Ucraina e il Sudan sono scenari similari, a parte le ovvie differenze socio-politiche e religiose: in entrambi i casi abbiamo situazioni di guerra endemica, che si trascinano da molto tempo e sono state a lungo ignorate dai media occidentali. Il Vaticano conferma l’intenzione di porsi come mediatore sia in Africa che in Europa.