Mercoledì 11 gennaio 2023. Il Papa inizia un ciclo di catechesi dedicato ad un tema che gli sta molto a cuore: la nuova evangelizzazione
di Michele Brambilla
Come sostiene Papa Francesco all’inizio dell’udienza dell’11 gennaio, «iniziamo oggi un nuovo ciclo di catechesi, dedicato a un tema urgente e decisivo per la vita cristiana: la passione per l’evangelizzazione, cioè lo zelo apostolico. Si tratta di una dimensione vitale per la Chiesa», perché «la comunità dei discepoli di Gesù nasce infatti apostolica, nasce missionaria», avvertendo subito che “missionarietà” non fa rima con “proselitismo”, per condannare il quale cita ancora una volta Benedetto XVI (Omelia nella Messa inaugurale della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, Aparecida, 13 maggio 2007).
La Chiesa nasce, quindi, per la missione, «può succedere, però, che l’ardore apostolico, il desiderio di raggiungere gli altri con il buon annuncio del Vangelo, diminuisca, divenga tiepido. A volte sembra eclissarsi, sono cristiani chiusi, non pensano agli altri. Ma quando la vita cristiana perde di vista l’orizzonte dell’evangelizzazione, l’orizzonte dell’annuncio, si ammala: si chiude in sé stessa, diventa autoreferenziale, si atrofizza». Senza spirito missionario, avverte Francesco, la fede stessa appassisce, «la missione è invece l’ossigeno della vita cristiana: la tonifica e la purifica».
«E oggi vorrei iniziare da un episodio evangelico in qualche modo emblematico lo abbiamo sentito: la chiamata dell’apostolo Matteo» così come narrata in Mt 9,9-13. «Tutto inizia da Gesù, il quale “vede” – dice il testo – “un uomo”», una persona bisognosa di salvezza, e non semplicemente il pubblicano. «State attenti a questo: Gesù non si ferma agli aggettivi, Gesù sempre cerca il sostantivo», l’uomo, e così bisogna avere il coraggio di fare con i nostri contemporanei. «Possiamo chiederci: com’è il nostro sguardo verso gli altri? Quante volte ne vediamo i difetti e non le necessità; quante volte etichettiamo le persone per ciò che fanno o ciò che pensano! Anche come cristiani ci diciamo: è dei nostri o non è dei nostri? Questo non è lo sguardo di Gesù», ammonisce il Papa: «Lui guarda sempre ciascuno con misericordia anzi con predilezione», come ricorda lo stesso motto episcopale del Pontefice regnante (miserando atque eligendo).
Il Santo Padre pesca nuovamente nell’aneddotica del suo episcopato a Buenos Aires. Quando era arcivescovo capitò, infatti, che in un ospedale della capitale argentina si insediasse un gruppo di suore coreane. Le consorelle non conoscevano una sillaba dello spagnolo, tuttavia scesero subito nei reparti e i malati ne ricavarono comunque una buona impressione: «“Brave queste suore, brave, brave” – Ma cosa ti ha detto la suora? “Niente, ma con lo sguardo mi ha parlato, hanno comunicato Gesù”. Non comunicare se stessi, ma con lo sguardo, con i gesti, comunicare Gesù. Questa è l’attrazione, il contrario del proselitismo».
Lamentando il proseguimento della guerra in Ucraina, il Papa annuncia che «ora sosterrò alcuni istanti in silenzio davanti all’icona conosciuta come Madonna del Popolo, venerata in Belarus», ovvero in Bielorussia, «pregando per quel caro Paese e per la pace». Come è noto, la Bielorussia è ancora retta da una dittatura “parasovietica”, nemica della libertà religiosa (specie dei cattolici), ed è un alleato “di ferro” di Putin nello scacchiere ucraino.