Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: “Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano”. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”. Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre”. (Mc 3, 31-35)
I veri parenti di Gesù
Il primo sposo dell’anima è Gesù Cristo. Con Lui finalmente intelligenza e volontà si ricompattano, altrimenti sono sempre una contro l’altra. Non capiamo più quante anime abbiamo, una dice sì, l’altra no. L’atto al presente, che il Salvatore sempre porta generosamente in noi, ogni qualvolta lo chiamiamo in causa con coscienza, cioè quando invochiamo il sacro nome di Gesù Salvatore per risolvere le tenebre del cuore, è quella tranquillità nella verità che è Lui stesso, che è via, verità e vita. L’effetto sull’anima è un concreto incremento di vita e di verità. Lui è l’autorità massima, cioè regale, contro la morte e le tenebre quotidiane della desolazione e dello scoraggiamento. Vi sia dunque Amore Nuziale, tra l’anima di ogni battezzato, verso lo Sposo crocifisso e risorto.
Alcuni racconti dei biografi dei santi sembrano quasi trasgressivi. Fughe da casa, ribellioni alla famiglia, relazioni interrotte. È noto il rapporto burrascoso di San Francesco con il padre, la loro separazione, il gesto di Francesco che lancia i vestiti contro il padre. Un cristiano ama e onora il padre e la madre. Dovrebbe amare tutti, ma ha dei doveri soprattutto verso le persone che gli sono più vicine. Tuttavia ci sono delle eccezioni. L’affetto fra parenti è il riflesso dell’amore con cui Dio ci ama e noi dobbiamo amare Lui. Un autore bizantino scrive che le nostre madri terrene sono così buone perché sono ad immagine della madre che abbiamo in cielo, della Madre di Dio. Le immagini si venerano nella misura in cui sono in relazione con chi rappresentano. Veneriamo l’immagine di Cristo, non per la bellezza della pittura, ma perché ci ricorda Gesù, primo sposo dell’anima.