Domenica 23 aprile 2023. Gesù non si stanca di ascoltarci, specie se noi siamo alla ricerca delle Sue tracce nel nostro cammino umano
di Michele Brambilla
«In questa terza domenica di Pasqua il Vangelo narra l’incontro di Gesù risorto con i discepoli di Emmaus (cfr Lc 24,13-35)», evidenzia Papa Francesco introducendo il Regina Coeli del 23 aprile. Ricorda che «questi sono due discepoli che, rassegnati per la morte del Maestro, il giorno di Pasqua decidono di lasciare Gerusalemme e di tornarsene a casa». «Gesù li affianca», facendo loro delle domande, «e loro gli raccontano tutta la storia» del loro Maestro, che predicava e risanava come nessun’altro, ma era stato consegnato ai Romani dai capi del popolo e crocifisso.
Il Papa si sofferma sul particolare che i discepoli decidono di narrare a Gesù, non ancora riconosciuto, la propria esperienza con il Signore. «Anche per noi, infatti, è importante rileggere la nostra storia insieme a Gesù: la storia della nostra vita, di un certo periodo, delle nostre giornate, con le delusioni e le speranze. Anche noi, d’altronde, come quei discepoli, di fronte a ciò che ci accade possiamo ritrovarci smarriti di fronte agli eventi, soli e incerti, con tante domande e preoccupazioni, delusioni, tante cose. Il Vangelo di oggi ci invita a raccontare tutto a Gesù, con sincerità, senza temere di disturbarlo – Lui ascolta –, senza paura di dire cose sbagliate, senza vergognarci della nostra fatica a capire», perché Egli se ne farà carico e ci donerà l’interpretazione autentica del nostro vissuto. In poche parole è un’esortazione a riscoprire quell’esercizio che viene chiamato “esame di coscienza”.
Infatti «c’è un bel modo di fare questo, e oggi io vorrei proporvelo: consiste nel dedicare un tempo, ogni sera, a un breve esame di coscienza. Cosa è successo oggi dentro di me? Questa è la domanda. Si tratta di rileggere la giornata con Gesù, rileggere la mia giornata: di aprirgli il cuore, di portare a Lui le persone, le scelte, le paure, le cadute e le speranze, tutte le cose che sono successe; per imparare gradualmente a guardare le cose con occhi diversi, con i suoi occhi e non solo con i nostri. Possiamo così rivivere l’esperienza di quei due discepoli». Non solo, «davanti all’amore di Cristo, anche ciò che sembra faticoso e fallimentare può apparire sotto un’altra luce: una croce difficile da abbracciare, la scelta del perdono di fronte a un’offesa, una rivincita mancata, la fatica del lavoro, la sincerità che costa, le prove della vita familiare ci potranno apparire sotto una luce nuova, la luce del Crocifisso Risorto, che sa fare di ogni caduta un passo in avanti».
In quest’ottica occorre guardare anche alle tragedie della storia universale: Francesco ripete a tutti che «ieri, a Parigi, sono stati beatificati Enrico Planchat, sacerdote della Congregazione di San Vincenzo de Paoli, Ladislao Radigue e tre compagni sacerdoti della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Pastori animati da zelo apostolico, sono accomunati nella testimonianza della fede fino al martirio, che subirono a Parigi nel 1871, durante la cosiddetta “Comune” parigina», ovvero il primo tentativo di instaurare il socialismo reale.
Lo stesso Santo Padre anticipa che sta per compiere un’altra visita apostolica in Ungheria, che ha anch’essa conosciuto gli orrori del comunismo. «Sarà l’occasione per riabbracciare una Chiesa e un popolo tanto cari», molto vicini ai venti di guerra che spirano nuovamente da Est.