Lunedì 17 luglio 2023

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa.  Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.  Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.  Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli, partì di là per insegnare e predicare nelle loro città. (Mt 10, 34. 11-1) 
Questo modo di esprimersi, riguardo agli affetti famigliari, inizialmente ci lascia sbalorditi: “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me”. Esiste qualcosa di più sacro della famiglia – la prima realizzazione sociale dell’umanità redenta – ed è appunto l’opera di Colui che ci rende capaci di un amore che solo la morte può interrompere. La famiglia è un dono divino ma non è più importante del donatore. È la prima cellula vivente della società cristiana, ma la fonte dell’amore è al di sopra della famiglia. L’amore sponsale, quello paterno e materno e infine quello filiale e fraterno, non esauriscono la fame di amore della persona umana. Essi richiamano a una sorgente di amore più grande, che li eleva e li santifica. L’amore di Dio è la sorgente di ogni amore. Soltanto l’amore di Gesù non è troppo piccolo, angusto e viziato di miserie umane. Quando ci allontaniamo da Lui, tutta la realtà diventa troppo arida e spinosa.  Amiamo Lui anzitutto, perché il nostro amore umano diventi carità amicale, fraterna e famigliare. Non temiamo di spalancare le porte a Cristo, come se il suo amore esigente e assoluto contrastasse i nostri affetti famigliari. Chi ti ha unito in matrimonio? Nel nome di chi sono stati battezzati i tuoi figli? L’amore che rende saldi e profondi gli affetti amicali e famigliari, vengono dall’uomo della croce, a cui possiamo chiedere la stessa vita divina che ci porta tutti i giorni a contatto con ciò che stanca e opprime senza che manchi il ristoro del salvatore. Possiamo ben chiamare beata quella famiglia dove circola l’amore di Cristo.   

Comments are closed.