Sabato 2 settembre 2023

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:  «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.  Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.  Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.  Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.  Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”». (Mt 25,14-30)
L’evangelista Matteo sta riportando, in questa parte del suo Vangelo, l’insegnamento e gli ammonimenti di Gesù riguardanti la verità sulla conclusione della storia e la necessità di essere vigilanti nell’attesa, con la fede viva ed operosa visibile nella Carità in attesa dello Sposo che viene (parabola delle dieci vergini). Un’altra caratteristica del discepolo in attesa del Signore che viene è la sicura speranza che non lo induce all’evasione, bensì all’impegno responsabile per la crescita del regno come leggiamo nella parabola dei talenti. Certamente sono ormai lontane le illusioni ideologiche e talora anche falsamente teologiche che inneggiavano ad un non meglio definito presunto progresso socio-politico religioso avulso dalla visione cristiana della vita. Tutte le aspirazioni tese a far emergere un mondo di prosperità e di pace senza l’uomo e senza Dio si sono rivelate puntualmente fallimentari e nocive. Piuttosto l’umanità contemporanea appare sempre più bisognosa di essere curata nelle sue innumerevoli ferite per trovare la via della salvezza. Si avverte sempre più la necessità di dare coraggio e speranza a uomini e donne che attendono, paralizzati e annoiati, l’aiuto a rialzarsi e dare significato ai giorni che passano spesso all’insegna della violenza in tutti gli ambiti della vita quotidiana come le cronache non mancano di documentare. Ecco allora l’importanza dei servi della parabola. Il Signore desidera preparare la felicita dei suoi amici e ne affida il compito ai suoi servi fedeli e fidati. Li vuole impegnati e creativi nell’opera di annunciare il Vangelo che salva alle nuove generazioni. Per questo li arricchisce di tanti doni, ciascuno secondo le sue capacità. Nessuno dei chiamati al nobile compito del rinnovamento e riordinamento in Cristo, di uomini e donne che lo desiderano, deve tirarsi indietro. Il servo fannullone e disfattista, pauroso e chiuso nell’inedia, perde alla fine la grazia di Dio di cui godeva e avrà solo disperazione e tristezza. Al contrario, i servi buoni e fedeli gioiranno con il Signore per aver contribuito alla salvezza di tanti fratelli e sorelle e regneranno con Lui. E questa è l’unica degna ricompensa che desiderano.  

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