Lunedì 27 novembre 2023

In quel tempo, Gesù alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro offerte nel tesoro del tempio. Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro, infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece, nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere». (Lc 21,1-4)
Gli occhi di Gesù che osservano non sono semplicemente occhi curiosi, ma sono occhi attenti.   L’attenzione è la prima grande caratteristica di chi ha una grande interiorità. Infatti il contrario dell’attenzione è la distrazione, la superficialità. Questa caratteristica prima di diventare esperienza spirituale è innanzitutto una caratteristica umana che non ha bisogno per forza della fede per svilupparsi.  Il dono della fede aggiunge luce a questa forma di attenzione, ma la presuppone, non la crea. Sembra che il Vangelo voglia dirci che a Gesù funzionava innanzitutto la sua umanità e proprio su di essa poggiava tutta la sua esperienza spirituale.  Ma è anche interessante prendere sul serio cosa Gesù dice a partire proprio da questa sua attenzione: In verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere. Gesù coglie un dettaglio invisibile agli altri. Egli si accorge di una cosa che nessun altro riesce a vedere. Gesù vede l’intenzione pura di questa donna, la sua totale fiducia, il suo consegnarsi completamente nelle mani di Dio.  Sembra che questo brano voglia suggerirci di indagare soprattutto sulla qualità delle nostre intenzioni di fondo perché Dio non guarda le nostre performance ma ciò che è al fondo del nostro cuore e che ci muove a fare o non fare qualcosa.  

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