Mercoledì 27 dicebre 2023. La Genesi continua ad insegnare molte cose sulle dinamiche della tentazione
di Michele Brambilla
L’udienza del 27 dicembre segna l’inizio di un ciclo di catechesi che Papa Francesco intende dedicare ai vizi e alle virtù, «e possiamo partire proprio dall’inizio della Bibbia, là dove il libro della Genesi, attraverso il racconto dei progenitori, presenta la dinamica del male e della tentazione. Pensiamo al Paradiso terreste. Nel quadro idilliaco rappresentato dal giardino dell’Eden, compare un personaggio che diventa il simbolo della tentazione: il serpente, questo personaggio che seduce».
Sembra una pagina un po’ fuori moda, eppure ha ancora tanto da insegnare a noi uomini del XXI secolo. Non fosse altro perché il serpente «quando comincia a dialogare con Adamo ed Eva dimostra di essere anche un dialettico raffinato. Incomincia come si fa nei pettegolezzi cattivi, con una domanda maliziosa: “È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di nessun albero del giardino?” (Gen 3,1). La frase è falsa: Dio, in realtà, ha offerto all’uomo e alla donna tutti i frutti del giardino, tranne quelli di un albero preciso: l’albero della conoscenza del bene e del male». Fin dall’Illuminismo la richiesta di Dio viene sbeffeggiata come un’esortazione all’ignoranza, mentre «questa proibizione non vuole interdire all’uomo l’uso della ragione, come talvolta mal si interpreta, ma è una misura di sapienza. Come a dire: riconosci il limite, non sentirti padrone di tutto, perché la superbia è l’inizio di tutti i mali. E così, la storia» di Adamo ed Eva, che è ben più di una storia, «ci dice che Dio pone i progenitori come signori e custodi del creato, ma vuole preservarli dalla presunzione di onnipotenza, di farsi padroni del bene e del male, che è una tentazione. Una brutta tentazione anche adesso», come possiamo facilmente constatare. La superbia «è l’insidia più pericolosa per il cuore umano». «Come sappiamo, Adamo ed Eva non riuscirono ad opporsi alla tentazione del serpente», e neanche noi siamo particolarmente bravi perché, da allora, si è insediato nel cuore dell’uomo il sospetto su un «Dio non proprio buono» visto come concorrente.
«Con questi racconti, la Bibbia ci spiega che il male non inizia nell’uomo in modo clamoroso, quando un atto è ormai manifesto, ma il male incomincia molto prima, quando si comincia a intrattenersi con esso, a cullarlo nell’immaginazione, pensieri, finendo con l’essere irretiti dalle sue lusinghe»: una dinamica riassumibile nella parola “tendenze”. «L’omicidio di Abele non è cominciato con una pietra scagliata, ma con il rancore che Caino ha sciaguratamente custodito» nel proprio cuore: non è forse la stessa sete di vendetta a caratterizzare e alimentare le peggiori guerre in corso (nei saluti citerà «la martoriata Ucraina» e «le popolazioni di Palestina e Israele»)?
«Con il diavolo, cari fratelli e sorelle, non si dialoga. Mai! Non si deve discutere mai. Gesù mai ha dialogato con il diavolo; lo ha cacciato via. E nel deserto, durante le tentazioni, non ha risposto con il dialogo; semplicemente ha risposto con le parole della Sacra Scrittura, con la Parola di Dio. State attenti: il diavolo è un seduttore. Mai dialogare con lui, perché lui è più furbo di tutti noi e ce la farà pagare. Quando viene una tentazione, mai dialogare. Chiudere la porta, chiudere la finestra, chiudere il cuore» alle sirene del male, suggerisce il Papa.
«Il male a volte sembra schiacciante. Attraverso la nascita di Suo Figlio, Dio ci ha dato una nuova speranza: alla fine, la forza dell’amore vincerà il potere del male. Diffondiamo l’amore di Dio e illuminiamo così il buio dei nostri giorni», dice ancora a tutti attraverso le parole indirizzate ai pellegrini tedeschi.