In un discorso ormai divenuto famoso, del 22 dicembre 2005, Benedetto XVI ha visto nell’interpretazione del Concilio ecumenico Vaticano II e nella lotta tra due ermeneutiche contrapposte – quella «della discontinuità e della rottura» e quella «della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato» – uno dei principali problemi del nostro tempo. Secondo l’ermeneutica della rottura – che ha goduto spesso «della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna» – con il Concilio ha avuto inizio una nuova Chiesa, relegando quella del passato tra i rottami della storia.
In realtà quello che il Concilio ha inteso fare è una riforma, in cui il passato continua ad essere rispettato ed amato, e l’immutabile deposito della fede, cioè il Vangelo, viene riproposto in modo rinnovato, purificato, ed arricchito nella sua comprensione e formulazione. Alcuni però, in gran parte scandalizzati dall’arbitrario predominio dell’ermeneutica della discontinuità, spesso accompagnato da una retorica altisonante, prepotente e vuota, hanno reagito interpretando ogni novità conciliare come una rottura con la Tradizione della Chiesa, giungendo così ad un aperto «anticonciliarismo», come lo stesso papa ha definito questa reazione speculare e sbagliata (Auronzo di Cadore, 24 luglio 2007). Pietro Cantoni affronta questo argomento, spesso accostato in modo solo passionale e sentimentale, con il distacco e l’oggettività di una teologia che vuole essere fedele alla Parola di Dio, al Magistero della Chiesa e alla metafisica classica. Che un Concilio ecumenico non chiuda ma apra delle discussioni, che ci voglia tempo, fatica e sacrificio perché il senso vero ed autentico dei suoi documenti venga recepito e tradotto in pratica non stupisce chi conosce la lunga, tormentata ma sempre affascinante storia della Chiesa.
Pietro Cantoni
RIFORMA NELLA CONTINUITA’
Vaticano II e anticonciliarismo
pp. 160 – Euro 16,00 – ISBN 978-88-7198-619-7