Domenica 18 febbraio 2024. La Quaresima è tempo propizio per ascoltare Dio e mettere ignazianamente ordine tra le nostre passioni
di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’Angelus del 18 febbraio ricordando che «oggi, prima domenica di Quaresima, il Vangelo ci presenta Gesù tentato nel deserto (cfr Mc 1,12-15). Il testo dice: “Nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana”. Anche noi in Quaresima siamo invitati a “entrare nel deserto”, cioè nel silenzio, nel mondo interiore, in ascolto del cuore, in contatto con la verità» di Dio per cercare la verità su noi stessi.
Il Papa, descrivendo Gesù nel deserto, evidenzia che «bestie selvatiche e angeli erano la sua compagnia. Ma, in un senso simbolico, sono anche la nostra compagnia: quando entriamo nel deserto interiore, infatti, possiamo incontrarvi bestie selvatiche e angeli», che corrispondono alle nostre passioni e alle nostre tendenze.
Un quadro ignaziano. Venendo alle bestie selvatiche, «nella vita spirituale possiamo pensarle come le passioni disordinate che dividono il cuore, tentando di possederlo. Ci suggestionano, sembrano seducenti ma, se non stiamo attenti, rischiano di sbranarci. Possiamo dare dei nomi a queste “bestie” dell’anima: i vari vizi, la bramosia della ricchezza, che imprigiona nel calcolo e nell’insoddisfazione, la vanità del piacere, che condanna all’inquietudine e alla solitudine, e ancora l’avidità della fama, che genera insicurezza e un continuo bisogno di conferme e di protagonismo», elenca e sottolinea il Pontefice. Nel nostro cammino interiore incontriamo, però, anche gli angeli. «Essi sono i messaggeri di Dio, che ci aiutano, ci fanno del bene; infatti la loro caratteristica secondo il Vangelo è il servizio (cfr v. Mc 1,13): esattamente il contrario del possesso, tipico delle passioni», osserva il Santo Padre. «Gli spiriti angelici richiamano i pensieri e i sentimenti buoni suggeriti dallo Spirito Santo. Mentre le tentazioni ci dilaniano, le buone ispirazioni divine ci unificano e ci fanno entrare nell’armonia» trinitaria.
Nei saluti, il Papa cita in particolare la guerra civile in Sudan, dato che «sono passati ormai dieci mesi dallo scoppio del conflitto armato» senza che le parti abbiano trovato un accordo. Non solo: come denuncia il Santo Padre, «la violenza contro popolazioni inermi, la distruzione di infrastrutture e l’insicurezza dilagano nuovamente nella provincia di Cabo Delgado, in Mozambico, dove nei giorni scorsi è stata anche incendiata la missione cattolica di Nostra Signora d’Africa a Mazeze».
Memori di un gesto compiuto il 12 dicembre 1997 dai Cobas del latte, i quali, raggiunta piazza S. Pietro, donarono la mucca Ercolina (quella “originale”) a san Giovanni Paolo II (che la donò, a sua volta, alla Comunità Incontro di don Piero Gelmini), gli agricoltori che in queste settimane stanno percorrendo l’Italia e l’Europa per protestare contro le politiche della UE hanno scritto al Pontefice e il 18 febbraio partecipano all’Angelus con “Ercolina 2” e un trattore imbandierato, entrambi offerti, per rispettare appieno la “tradizione”, a Papa Francesco, il quale ricambia salutando «i coltivatori e gli allevatori presenti in piazza» con i loro familiari.