Mercoledì 24 aprile 2024. Le virtù teologali completano le cardinali affinché l’uomo non insuperbisca
di Michele Brambilla
«Nelle scorse settimane abbiamo riflettuto sulle virtù cardinali», che, ricorda Papa Francesco ai partecipanti all’udienza del 24 aprile, erano già state intuite dal pensiero greco. «C’è dunque nel cuore di ogni uomo e donna la capacità» naturale «di ricercare il bene», ma deve essere, dopo il peccato originale, sostenuta dalla grazia divina. «Lo Spirito Santo è donato perché chi lo accoglie possa distinguere chiaramente il bene dal male, avere la forza per aderire al bene rifuggendo dal male e, così facendo, raggiungere la piena realizzazione di sé», precisa infatti il Papa.
«Ma nel cammino che tutti stiamo facendo verso la pienezza della vita», prosegue, «il cristiano gode di una particolare assistenza dello Spirito Santo»: un aiuto che prende la forma «di altre tre virtù, prettamente cristiane, che spesso vengono nominate insieme negli scritti del Nuovo Testamento. Questi atteggiamenti fondamentali, che caratterizzano la vita del cristiano, sono tre virtù che noi diremo adesso insieme: la fede, la speranza e la carità», ovvero le tre virtù teologali. «Queste tre sono ricevute nel Battesimo e vengono dallo Spirito Santo. Le une e le altre, sia le teologali sia le cardinali, accostate in tante riflessioni sistematiche, hanno così composto un meraviglioso settenario», speculare ai sette vizi capitali.
La presenza del peccato nel mondo impone una riflessione. Il cattolico deve mettersi bene in testa che «il grande dono delle virtù teologali è l’esistenza vissuta nello Spirito Santo. Il cristiano non è mai solo. Compie il bene non per un titanico sforzo di impegno personale, ma perché, come umile discepolo, cammina dietro al Maestro Gesù». «Quante volte certi uomini e donne moralmente ineccepibili corrono il rischio di diventare, agli occhi di chi li conosce, presuntuosi e arroganti! È un pericolo davanti al quale il Vangelo ci mette bene in guardia, là dove Gesù raccomanda ai discepoli: “Anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”” (Lc 17,10). La superbia è un veleno, è un veleno potente: ne basta una goccia per guastare tutta una vita improntata al bene», se ci si è basati solo sulle proprie forze, promuovendo unicamente se stessi! «Il povero “io” si impadronisce di tutto e così nasce la superbia», rimprovera Francesco.
Abbiamo di fronte modelli straordinariamente efficaci di incarnazione delle virtù: i santi. «Sabato prossimo ricorre il decimo anniversario della canonizzazione di san Giovanni Paolo II. Guardando la sua vita, possiamo vedere che cosa può raggiungere l’uomo accettando e sviluppando in sé i doni di Dio: fede, speranza e carità. Rimanete fedeli alla sua eredità. Promuovete la vita e non lasciatevi ingannare dalla cultura della morte», chiede ancora il Papa ai pellegrini polacchi.
Il santo ha a sua volta come modello il Signore Gesù. «Domani celebreremo la festa liturgica di san Marco, l’Evangelista che ha descritto con vivacità e concretezza il mistero della persona di Gesù di Nazaret. Invito tutti voi a lasciarvi affascinare da Cristo, per collaborare con entusiasmo e fedeltà alla costruzione del Regno di Dio» soprattutto dove sembra trionfare il male. Accennando quindi alle guerre in corso, il Papa ripete la sua posizione sul conflitto in Medio Oriente, invitando a pregare «per la pace tra Palestina e Israele, che siano due Stati, liberi e con buoni rapporti» tra loro.