Sabato 11 maggio 2024

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena.
Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio.
Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre» (Giovanni 16,23b-28).


«Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete». In tutte le religioni si va presso luoghi sacri, dove più forte è la presenza della divinità, per chiedere qualcosa: per questo vengono spesso edificati dei santuari. È comunque significativo che il Tempio di Gerusalemme era mèta di pellegrini di tutte le religioni, perché era chiaramente un luogo fortemente caratterizzato dalla grazia di Dio, dove la sua vicinanza era maggiormente avvertibile, come d’altra parte è anche oggi la Terra Santa. Nella Roma antica la preghiera era molto spesso un contratto legale: noi ci impegniamo a costruire e a dedicare un tempio a un certo dio, se lui ci darà ausilio per realizzare una certa impresa.

Gli intellettuali nutrono seri dubbi su queste preghiere-ricatto. E poi, anche se Dio esaudisse le nostre richieste, siamo sicuri che ci convenga? Chiediamo che le cose vadano come vogliamo noi, ma i nostri bisogni nascono da una visione limitata: non è meglio piuttosto che il mondo e la nostra vita vadano avanti secondo il volere di Dio e non secondo il nostro? Davanti a questi interrogativi possiamo trovare una risposta. La volontà di Dio si identifica con Cristo. Quindi, se noi siamo identificati con Cristo e domandiamo a Dio nel suo nome, avviene un’incredibile meraviglia: il nostro volere e il volere di Dio si fondono in un unico volere. E questa preghiera è sempre esaudita.

Gesù aggiunge: «non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama». San Paolo scrive che Cristo è l’unico mediatore fra Dio e gli uomini (1Tim 2,5). Dio è talmente al di là e al di sopra dei nostri pensieri che è meglio rivolgersi a un intermediario che gli è più vicino. Succede in tutte le religioni. Anche i sacerdoti hanno funzione di intermediari, come l’avevano Mosè e Aronne nell’Antico Testamento. Potremmo pensare che, come dice la parola stessa, intermediario sia colui che è in mezzo, inferiore a Dio e superiore agli uomini. Gli ariani immaginavano così Cristo. Ma secondo la fede cristiana Cristo non è in mezzo: è il Dio vero da Dio vero, e nello stesso tempo è vero uomo, è Dio nell’uomo. In lui il Padre ama il Figlio Dio-uomo. In seguito Cristo si identifica con i suoi discepoli, e allora anche in noi è presente in modo misterioso il Dio Figlio, tramite lo stesso Spirito del Figlio a noi donato.

Che Dio ama essere generoso a dismisura lo dice la somma preghiera che è il Padre Nostro. È sostanzialmente una preghiera di domanda, dove tutti i fedeli si dimostrano bisognosi del Padre. Pregare con simili parole è un grande atto di umiltà e di riconoscenza della paternità di Dio.

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