Sabato 15 giugno 2024

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno» (Marco 5,33-37).


Era prescritto, nella Legge ebraica, di non nominare il nome di Dio. Perciò, formulando un giuramento o un voto era necessario ricorrere ad altre espressioni equivalenti, sostituendo il nome di Dio con la menzione di Gerusalemme, del cielo o della terra, oppure giurando sulla propria testa e quant’altro ancora. Gesù spazza via questo modo di esprimersi, perché offensivo della dignità di Dio. Chiaramente dietro a un tale comportamento vi è un atteggiamento sospettoso verso il prossimo: dubitando della lealtà del prossimo, si chiama in causa Dio. In caso di menzogna, chiaramente, si incorre nella maledizione legata alla falsità.

Gesù era sempre solare nei suoi rapporti umani e questo esige anche da noi. Non serve alcun giuramento, che anzi diviene ridicolo e plateale. I fedeli vivono innanzi al loro Padre eterno, che vede anche nel segreto. Praticano dunque quella sincerità che è dovuta a chi è sempre alla presenza di Dio. La convinzione profonda della nostra intima comunione di vita con Dio, della sincerità del suo amore, direziona sempre la condotta quotidiana verso il prossimo, sottraendoci al dominio del Maligno, padre della menzogna (cfr. Gv 8,44).

Le espressioni “sì, sì” e “no, no” erano paragonate a un giuramento nella consuetudine giudaica. Chi riporta con maggior fedeltà l’interpretazione che davano i farisei e gli scribi sembra sia San Giacomo, nella sua lettera: «Fratelli miei, non giurate, né per il cielo, né per la terra, né per qualsiasi altra cosa; ma il vostro “sì” sia sì, e il vostro “no” sia no, per non incorrere nella condanna» (5,12). Sostanzialmente significa che non si deve giurare. Siano sempre sufficienti il sì e il no sinceri nei rapporti umani. Va detto, per completezza, che qualche volta anche il diritto canonico prevede il giuramento, ma deve sempre essere espressione della fede che Dio è dovunque, che vede tutto e interviene in favore dei giusti.

 

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