Sabato 6 luglio 2024

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano» (Matteo 9,14-17).


Sposo, festa, digiuno, vino e otri nuovi: ecco i capisaldi della nostra impostazione cristiana della vita, anche agli inizi del terzo millennio. Noi cristiani siamo la Chiesa, il popolo della nuova ed eterna alleanza, stabilita da Cristo stesso nel sacrificio dell’amore, ossia nell’offerta della sua morte in croce per cancellare le offese delle disubbidienze dei peccati dell’umanità, evitare la nostra condanna eterna nell’Inferno e riaprici le porte del Paradiso. Ora tutto è compiuto ed è possibile essere salvati dalla condanna eterna attraverso la pratica amorosa e coerente della vita sacramentale.

Dio Padre, che già si rivelava anche come lo Sposo del suo popolo (cfr. Is 54,5), ne ha eliminato le infedeltà e i tradimenti di ogni tempo, passato, presente e futuro. Ogni uomo e ogni donna possono fare vera esperienza della gioia del perdono di Dio, farsi rinnovare dal suo amore misericordioso e vivere la pace e la gioia della nuova creazione in Gesù e Maria, che vivono già la piena umanità, ossia la santità della filiazione divina nella gloria. Questo amore dei Sacri Cuori è per tutti: per le persone, per la famiglia, per le società e i popoli e per l’universo intero. È l’amore dello Sposo che non viene mai meno perché dona gratuitamente la sua vita con l’Incarnazione e la Redenzione. È l’amore sempre fedele della Sposa, Maria di Nazareth, umile serva che, con pronta obbedienza e cuore indiviso, canta e prepara, per tutte le generazioni, i tempi nuovi del trionfo dell’amore, dello Spirito Santo che rinnova in Cristo la faccia della terra.

Noi cristiani lo sappiamo bene: il mondo pretende di fare feste senza Gesù e Maria. Ma si tratta di euforie che illudono, ingannano e conducono alla schiavitù. L’abbiamo capito! E lo sanno tutti: la presunta festa del mondo ateo e materialista è finita! Dilaga inevitabilmente la guerra mondiale “a pezzi”. Già i popoli in Europa, pur solo con qualche residuo di libertà spesso male intesa, cominciano a capire e a reagire. Bisogna che non siano lasciati soli, abbandonati alla semplice e spontanea reazione momentanea. Ne approfitterebbero, come ben sappiamo, i furbi, gli scaltri, i lupi rapaci che si presentano travestiti da agnelli, pronti a cambiare il pelo, ma non il vizio.

Gesù ci ha dolcemente e decisamente avvertiti. Senza di lui non ci può essere festa. Ci dobbiamo preparare alla festa vera, nei tempi belli con lui che viene e verrà. Questo intanto è tempo di digiuno. Sono necessarie: preghiera, riforma di vita catechistico-culturale-spirituale e azione, secondo la propria personale vocazione, con la gioia di collaborare fianco a fianco quanto più possibile, nella Chiesa e nel mondo, alla battaglia per Cristo Re e Maria Regina. Ma ricordiamoci sempre: vino nuovo in otri nuovi. In comunione con i Sacri Cuori offriamo volentieri almeno qualche fioretto quotidiano per l’avvento del loro regno nel mondo.

La beata Vergine Maria continua ad essere il nostro fulgido esempio poiché ci è guida e maestra. Infatti, come ha detto Papa Benedetto XVI (2005-2013) in occasione della preghiera dell’Angelus di domenica 26 febbraio 2006, «(…), quando Gesù si diresse decisamente verso Gerusalemme per subirvi la Passione, [la Santa Vergine] lo seguì con fede totale. Come “anfora nuova”, ricevette il “vino nuovo” portato dal Figlio per le nozze messianiche (cfr. Mc 2, 22). E così, quella grazia che lei stessa, con istinto di Madre, aveva sollecitato per gli sposi di Cana, la ricevette per prima sotto la Croce, versata dal Cuore trafitto del Figlio, incarnazione dell’amore di Dio per l’umanità (cfr. Deus caritas est, 13-15)».

 

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