La dittatura del fare

Domenica 21 luglio 2024. Prenderci degli spazi di contemplazione aiuta a realizzare un apostolato più concreto

di Michele Brambilla

Nella pagina di Vangelo proposta per la liturgia del giorno, spiega Papa Francesco nell’Angelus del 21 luglio, si vede Gesù riaccogliere i primi missionari e dire loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’» (Mc 6,31). Il momento di riposo è però interrotto dalla folla, per la quale Gesù sente profonda compassione. 

Il fatto che il Signore si rimetta subito a predicare non deve, tuttavia, far dimenticare che «Gesù si preoccupa della stanchezza dei discepoli. Forse sta cogliendo un pericolo che può riguardare anche la nostra vita e il nostro apostolato, quando ad esempio l’entusiasmo nel portare avanti la missione, o il lavoro, così come il ruolo e i compiti che ci sono affidati ci rendono vittime dell’attivismo, e questa è una cosa brutta». 

«È un monito importante per la nostra vita, per la nostra società spesso prigioniera della fretta, ma anche per la Chiesa e per il servizio pastorale: fratelli e sorelle, stiamo attenti alla dittatura del fare», sottolinea il Pontefice mettendo in guardia le realtà ecclesiali da un modo di strutturare l’apostolato che diventa un po’ fine a se stesso. 

Ma «questo può succedere per necessità anche nelle famiglie, quando per esempio il papà per guadagnare il pane è costretto ad assentarsi per lavoro, dovendo così sacrificare il tempo da dedicare alla famiglia. Spesso escono al mattino presto, quando i bambini stanno ancora dormendo, e tornano tardi la sera, quando sono già a letto. E questa è un’ingiustizia sociale. Nelle famiglie, papà e mamma dovrebbero avere il tempo per condividere con i figli, per far crescere questo amore famigliare e non cadere nella dittatura del fare. Pensiamo a cosa possiamo fare per aiutare le persone che sono costrette a vivere così», chiede il Santo Padre. 

Spesso le persone oberate dagli impegni dicono, scherzando, che andrebbero a fare l’eremita. Sono espressioni che sottintendono anche una certa incomprensione di cosa sia davvero la vita contemplativa nella tradizione della Chiesa. Il Papa si trova così a precisare che «il riposo proposto da Gesù non è una fuga dal mondo, un ritirarsi nel benessere personale; al contrario, di fronte alla gente smarrita Egli prova compassione. E allora dal Vangelo impariamo che queste due realtà – riposo e compassione – sono legate: solo se impariamo a riposare possiamo avere compassione. Infatti, è possibile avere uno sguardo compassionevole, che sa cogliere i bisogni dell’altro, soltanto se il nostro cuore non è consumato dall’ansia del fare, se sappiamo fermarci e, nel silenzio dell’adorazione, ricevere la Grazia di Dio».

«Questa settimana inizieranno i Giochi Olimpici di Parigi, che saranno seguiti dai Giochi Paralimpici. Lo sport ha anche una grande forza sociale, capace di unire pacificamente persone di culture diverse. Auspico che questo evento possa essere segno del mondo inclusivo che vogliamo costruire e che gli atleti, con la loro testimonianza sportiva, siano messaggeri di pace e validi modelli per i giovani. In particolare, secondo l’antica tradizione, le Olimpiadi siano occasione per stabilire una tregua nelle guerre, dimostrando una sincera volontà di pace», dice il Santo Padre ricordando ancora una volta i conflitti in Ucraina, Terra Santa e Myanmar. 

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