Preconcetti

Domenica 11 agosto 2024. Il peso dei pregiudizi sull’accoglienza di Gesù nel mondo giudaico della sua epoca. Ma anche noi potremmo avere dei preconcetti su di Lui

di Michele Brambilla

Papa Francesco, l’11 agosto, introduce l’Angelus spiegando che «oggi il Vangelo della liturgia (Gv 6,41-51) ci parla della reazione dei Giudei all’affermazione di Gesù, che dice: io «sono disceso dal cielo» (Gv 6,38)». Essi «si scandalizzano» e mormorano tra di loro perché Cristo appare in maniera molto diversa da come presumevano si dovesse manifestare il Messia. «“Come potrebbe Dio manifestarsi in modo così ordinario?”, dicono. Sono bloccati, nella loro fede, dal preconcetto nei confronti delle sue origini umili e anche bloccati dalla presunzione, perciò, di non avere nulla da imparare da Lui. I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno», lamenta il Pontefice pensando anche a tanti credenti di oggi.

Il problema, infatti, non è solo del fariseismo di allora, ma anche delle “rigidità” che possono contraddistinguere anche ognuno di noi. «Eppure sono persone che osservano la legge, fanno le elemosine, rispettano i digiuni e i tempi della preghiera. Anzi, Cristo ha già fatto vari miracoli (cfr Gv 2,1-11; 4,43-54; 5,1-9; 6,1-25). Come mai tutto questo non li aiuta a riconoscere in Lui il Messia? Perché non li aiuta? Perché compiono le loro pratiche religiose non tanto per mettersi in ascolto del Signore, quanto per trovare in esse una conferma a quello che pensano loro», denuncia il Santo Padre. «Sono chiusi alla Parola del Signore e cercano una conferma ai propri pensieri. Lo dimostra il fatto che non si preoccupano nemmeno di chiedere a Gesù una spiegazione: si limitano a mormorare fra loro contro di Lui (cfr Gv 6,41), come per rassicurarsi a vicenda di ciò di cui sono convinti, e si chiudono, sono chiusi in una fortezza impenetrabile», rimprovera il Papa. 

«Prestiamo attenzione a tutto questo, perché a volte può succedere lo stesso anche a noi, nella nostra vita e nella nostra preghiera: può accaderci, cioè, che invece di metterci veramente in ascolto di quello che il Signore ha da dirci, cerchiamo da Lui e dagli altri solo una conferma a quello che pensiamo noi, una conferma alle nostre convinzioni, ai nostri giudizi, che sono pre-giudizi», con il risultato di non aprirci davvero all’azione della grazia divina. 

Nei saluti, Francesco evidenzia che «abbiamo ricordato, in questi giorni, l’anniversario del bombardamento atomico delle città di Hiroshima e Nagasaki. Mentre continuiamo a raccomandare al Signore le vittime di quegli eventi e di tutte le guerre, rinnoviamo la nostra intensa preghiera per la pace, specialmente per la martoriata Ucraina, il Medio Oriente, Palestina, Israele, il Sudan e il Myanmar».

Un saluto particolare è rivolto al «gruppo degli alunni del Seminario minore di Bergamo, giunti a piedi da Assisi, in un pellegrinaggio di alcuni giorni di cammino. Vi siete stancati? No? Va bene. Siete bravi», incoraggia il Santo Padre. In effetti, di questi tempi, ci vuole davvero tanta grazia e tanto coraggio per accogliere la vocazione sacerdotale già ad 11-12 anni! Ma questo implica anche tanta attenzione, tanta cura da parte degli adulti chiamati ad accompagnare questi ragazzi. 

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