Venerdì 23 agosto 2024

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».Gli rispose: «”Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti». (Mt 22, 34-40)


La domanda nasce da un’esigenza particolarmente sentita nell’ambiente giudaico dove era forte la tensione a compiere la volontà di Yahweh. C’era la Legge di Mosè, difesa da un robusto steccato, ma con l’andar del tempo in quel recinto sacro erano state messe e pigiate numerose norme oltre le poche antiche. Alla fine si era giunti a 613 precetti, di cui 365 (come i giorni dell’anno) in negativo – cioè erano proibizioni – e 248 – si pensava che fosse il numero delle membra del corpo umano – in positivo. Molti avvertivano l’esigenza di fissare i punti cardine. Qualcosa fu fatto da diversi saggi, ma chi salda i due punti forti sarà solo Gesù Cristo.

I due comandamenti citati sono indissolubili. Formano un unico comandamento.  Gesù risponde allo scriba (si tenga presente che i 10 comandamenti, nella legge dell’antico Israele, erano diventati 613 precetti) citando lo Shema che invita ad amare Dio con assoluta totalità (Dt 6, 4-5). Prontamente però rileva che c’è un secondo comandamento ed è simile al primo (22,39). Non è dunque possibile dissociarli. Quindi: l’amore di Dio è autentico solo quando si esprime nell’amore del prossimo; ma d’altra parte, solo chi ama Dio con totalità di cuore e di mente è reso capace di amare il prossimo superando ogni egoistico attaccamento ai propri interessi. Si potrebbe dire che amare il prossimo è la via ordinaria per amare Dio. D’altro canto, ogni sforzo umano è fallace se non trova in Gesù Cristo la sua fermezza. La fede, i comandamenti e le virtù di Gesù vanno chieste tutte le mattine a Dio. Solo la grazia che viene da Lui ci permette di amare il prossimo.

“L’amore di Dio – scrive Sant’Agostino – è il primo come comandamento, ma l’amore del prossimo è primo come attuazione pratica”. Viene prima l’amore di Dio e poi quello del prossimo. Ma il santo vescovo aggiunge: “Siccome però Dio tu non lo vedi ancora, amando il prossimo ti acquisti il merito di vederlo; amando il prossimo purifichi l’occhio per poter vedere Dio. […] Amando il prossimo e prendendoti cura di lui, tu cammini. E dove ti conduce il cammino se non al Signore, a Colui che dobbiamo amare con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente? Al Signore non siamo ancora arrivati, ma il prossimo l’abbiamo sempre con noi. Ama, dunque, il prossimo con il quale cammini, per poter giungere a Colui con il quale desideri rimanere” (Trattati su Giovanni, 17, 7-9). Signore, insegnaci a cercare Te fonte di ogni bene e a trovare in Te il coraggio di amare il prossimo.

 

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