Domenica 18 agosto 2024. Gesù sceglie il pane per il Sacramento dell’Eucaristia perché è dovunque l’alimento “base”
di Michele Brambilla
Papa Francesco introduce l’Angelus del 18 agosto evidenziando che «oggi il Vangelo ci parla di Gesù, che afferma con semplicità: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51)». In questo modo, «davanti alla folla, il Figlio di Dio si identifica con l’alimento più comune e quotidiano, il pane: “Io sono il pane”», suscitando qualche perplessità. Come poteva, quel predicatore itinerante, dare se stesso da mangiare ai suoi discepoli?
«Anche noi oggi ci poniamo questa domanda, però con meraviglia e con gratitudine», perché sappiamo che quel predicatore è Dio stesso fatto uomo e che l’Eucaristia è davvero l’alimento indispensabile del cattolico. Infatti «il pane dal cielo è un dono che eccede ogni aspettativa. Chi non coglie lo stile di Gesù resta sospettoso: sembra impossibile, addirittura disumano mangiare la carne di un altro», e così infatti male interpretavano i magistrati romani quando, nei primi secoli, facevano arrestare i cristiani con l’accusa di antropofagia. «Carne e sangue, invece, sono l’umanità del Salvatore, la sua stessa vita offerta come nutrimento per la nostra» in una forma, quella del sacramento, che non desta la repulsione umana e si intreccia anche con la nostra laboriosità (dietro il pane e il vino c’è infatti l’opera sapiente del fornaio e del coltivatore).
«E questo ci porta al secondo atteggiamento: gratitudine – primo, meraviglia, adesso, gratitudine –, perché riconosciamo Gesù lì dove si fa presente per noi e con noi», ribadisce il Papa. «Il Cristo, vero uomo, sa bene che bisogna mangiare per vivere. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno (cfr Gv 6,1-14), Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda»: non si può che dire «grazie, Signore Gesù! Con il cuore possiamo dire: grazie, grazie». «Questo alimento ci è più che necessario, perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore. L’Eucaristia ci è necessaria, a tutti», pertanto bisogna riceverla il più frequentemente possibile. Grazie a Gesù Eucaristia «possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno», aggiunge il Pontefice cogliendone anche un risvolto sociale.
«Oggi, a Uvira, nella Repubblica Democratica del Congo, sono stati beatificati Luigi Carrara, Giovanni Didoné e Vittorio Faccin, missionari saveriani italiani, assieme ad Albert Joubert, sacerdote congolese, uccisi in quel Paese il 28 novembre del 1964. Il loro martirio è stato il coronamento di una vita spesa per il Signore e per i fratelli. Il loro esempio e la loro intercessione possano favorire percorsi di riconciliazione e di pace per il bene del popolo congolese», dato che la situazione politico-sociale in Congo rimane problematica.
«E continuiamo a pregare perché strade di pace si possano aprire in Medio Oriente – Palestina, Israele –, come pure nella martoriata Ucraina, in Myanmar e in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente», ripete ancora una volta il Santo Padre al termine di una settimana che ha visto molti sforzi per intavolare negoziati tra le parti.