C’è silenzio e silenzio

Domenica 22 settembre 2024. Gli Apostoli, sorpresi da Gesù a pensare al proprio successo mondano, tacciono per la vergogna. Allora il Signore mette al centro un bambino: il cattolico deve farsi come un cucciolo d’uomo se vuole diventare grande davvero

di Michele Brambilla

Papa Francesco sottolinea, introducendo l’Angelus del 22 settembre, che «oggi il Vangelo della liturgia (Mc 9,30-37) ci parla di Gesù che annuncia cosa accadrà al culmine della sua vita: “Il Figlio dell’uomo – dice Gesù – viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma dopo tre giorni risorgerà”», annuncia infatti il Signore. «I discepoli, però, mentre seguono il Maestro, hanno altro nella testa e anche sulle labbra. Quando Gesù chiede loro di che cosa stessero parlando, non rispondono», perché si immaginavano già ricchi e potenti accanto al Cristo vincitore. 

«Facciamo attenzione a questo silenzio: i discepoli tacciono perché discutevano su chi fosse il più grande», proprio mentre Gesù stava preannunciando che il Messia avrebbe dovuto affrontare la Passione per entrare nella gloria autentica. I Dodici, quindi, «tacciono per la vergogna. Che contrasto con le parole del Signore! Mentre Gesù confidava loro il senso della propria vita, essi parlavano di potere» in senso mondano. Allora «Gesù risponde apertamente ai discorsi sussurrati lungo la strada: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo”», perché «il vero potere non sta nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli».

Gesù esplicita ulteriormente le sue parole ponendo al centro del gruppo un bambino. «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me», il Redentore fattosi Egli stesso bambino. «Il bambino non ha potere: il bambino ha bisogno. Quando ci prendiamo cura dell’uomo, riconosciamo che l’uomo ha sempre bisogno di vita», nasce con il desiderio di amare ed essere amato.

«Noi, tutti noi, siamo vivi perché siamo stati accolti, ma il potere ci fa dimenticare questa verità. Tu sei vivo perché sei stato accolto! Allora diventiamo dominatori, non servitori, e i primi a soffrirne sono proprio gli ultimi: i piccoli, i deboli, i poveri», ribadisce il Papa. 

Il fronte della carità ecclesiale registra ancora dei martiri: infatti, «ho appreso con dolore che in Honduras è stato ucciso Juan Antonio López, delegato della Parola di Dio, coordinatore della pastorale sociale della Diocesi di Trujillo e membro fondatore della pastorale dell’ecologia integrale in Honduras. Mi unisco al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza. Sono vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano per il bene comune in risposta al grido dei poveri e della terra».

Salutando i partecipanti ad una marcia per i diritti dei carcerati italiani, il Pontefice dice che «dobbiamo lavorare perché i detenuti siano in condizioni di dignità. Ognuno può sbagliare. Essere detenuto è per riprendere una vita onesta dopo».

«Purtroppo sui fronti di guerra la tensione è molto alta. Si ascolti la voce dei popoli, che chiedono pace. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, tanti Paesi che sono in guerra», continua il Santo Padre, chiedendo ancora una volta di pregare per la pace. 

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