Io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Chiunque parlerà contro il Figlio dell’uomo, gli sarà perdonato; ma a chi bestemmierà lo Spirito Santo, non sarà perdonato. Quando vi porteranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi di come o di che cosa discolparvi, o di che cosa dire, perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire” (Lc 12, 8-12)
In queste sue affermazioni Gesù innanzitutto avverte chiaramente che la fede in lui è un dono per il buon uso della nostra libertà, per cui ognuno può decidere spontaneamente di credere in lui, anche se resta sempre la triste possibilità di rifiutargli la propria accoglienza con le logiche conseguenze che ne derivano.
Chi si lascia attrarre da Gesù Cristo e manifesta la sua fede in lui nella testimonianza davanti agli uomini, sarà riconosciuto e glorificato davanti alla corte celeste.
Sarà perdonato anche chi, pur riconoscendolo Figlio dell’uomo, si sarà macchiato del peccato di aver parlato contro di lui.
Chi invece rigetterà la grazia dell’ispirazione dello Spirito Santo e non riconoscerà davanti agli uomini Gesù Cristo, l’Unigenito Figlio di Dio fattosi uomo e unico Salvatore assunto nella gloria (cfr. 1Tm 3,16), sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio e non avrà mai il perdono.
A coloro che lo seguono generosamente con fede e amore, Gesù non nasconde il dramma della persecuzione, ma comunica la certezza dell’effusione del coraggio e della consolazione grazie alla puntuale assistenza dei lumi e della forza superiore dello Spirito Santo.
Per questo, con e nella Chiesa, anche ai nostri giorni, siamo continuamente motivati nell’impegno di prestare a tutti, sempre nelle varie modalità vocazionali, il servizio della salvezza eterna che qui e ora ha il suo inizio, sia pure con i limiti terreni di questa valle di lacrime.
“(…). Come Cristo infatti è stato inviato dal Padre «ad annunciare la buona novella ai poveri, a guarire quei che hanno il cuore contrito» (Lc 4,18), «a cercare e salvare ciò che era perduto» (Lc 19,10), così pure la Chiesa circonda d’affettuosa cura quanti sono afflitti dalla umana debolezza, anzi riconosce nei poveri e nei sofferenti l’immagine del suo fondatore, povero e sofferente, si fa premura di sollevarne la indigenza e in loro cerca di servire il Cristo. Ma mentre Cristo, «santo, innocente, immacolato» (Eb 7,26), non conobbe il peccato (cfr. 2 Cor 5,21) e venne solo allo scopo di espiare i peccati del popolo (cfr. Eb 2,17), la Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori ed è perciò santa e insieme sempre bisognosa di purificazione, avanza continuamente per il cammino della penitenza e del rinnovamento. La Chiesa «prosegue il suo pellegrinaggio fra le persecuzioni del mondo e le consolazioni di Dio» [S. Agostino, De civ. Dei, XVIII, 52,2; PL 41,614], annunziando la passione e la morte del Signore fino a che egli venga (cfr. 1 Cor 11,26). Dalla virtù del Signore risuscitato trae la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di lui, fino a che alla fine dei tempi esso sarà manifestato nella pienezza della luce” (Lumen Gentium, 8).