Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10,35-45).
Con questa pagina del Vangelo secondo Marco ci troviamo nel contesto del terzo annuncio ai discepoli della sua passione e morte in croce da parte di Gesù.
Ne aveva parlato subito dopo la professione di Pietro: “E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere. Faceva questo discorso apertamente. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo” (Mc 8,31s).
Anche dopo la trasfigurazione li aveva istruiti preparandoli al dramma della sua passione: “Partiti di là, attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: “Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo” (9,30-32).
Come oggi leggiamo, Gesù si trova attorno i discepoli, già stupiti e pieni di timore ancor più dopo il suo terzo annuncio sulla conclusione terribilmente drammatica della sua vita terrena, prima della sua stessa risurrezione: “Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti. Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà” (Mc 10,32-34).
I discepoli rifuggono ancora una volta dalle parole del Maestro, ma continuano comunque a chiedergli che riservi loro posizioni di prestigio nel regno messianico che immancabilmente instaurerà. Gesù interviene e solleva i loro animi dalla meschinità delle vane aspirazioni, causa nel gruppo di disagi e malumori tipici della loro mentalità mondana. Essi finalmente devono meditare con attenzione e capire bene che per entrare e stare nel suo regno, in cui credono veramente, bisogna vivere la sua stessa passione e morte, bere il suo calice e immergersi nel suo battesimo, ossia nel sacrificio dell’amore obbediente e innocente che espia la condanna dei peccatori di tutti i tempi, compiendo in modo perfetto, nel contempo, la giustizia e l’amore di Dio. In questo regno che realizza l’opera della Redenzione, tutti e ognuno avranno il loro posto speciale, ma passando attraverso la pratica di una vita improntata al servizio umile e generoso, non alla voglia di dominio.
Ecco, questo è lo stile dei cristiani che oggi si prendono cura dei feriti dalla Rivoluzione e ricostruiscono ambienti e istituzioni da essa devastati. Appunto oggi, dentro e fuori la Chiesa: è il sevizio della nuova evangelizzazione, ossia il sevizio catechistico-educativo culturale, intelligente e sinodale, secondo le varie vocazioni, ad opera di uomini e donne liberi tutti dalla voglia paralizzante di primeggiare e apparire, mascherata pure ipocritamente da un pizzico di comodo compromesso che gioca al ribasso.