In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Mt 5, 1-12a)
I santi che vengono celebrati nella solennità del primo novembre non sono solo quelli canonizzati sugli altari, ma è tutta l’immensa schiera della chiesa trionfante in Paradiso che viene celebrata in un’unica festa. Quindi è la festa di tutte le anime salve che compongono la Gerusalemme del cielo. Per i devoti di un santo, è una ricorrenza che non ha nulla di inerente al passato, i santi ci amano con una azione sulla nostra vita spirituale e materiale tutta al presente. I tuoi santi hanno un rapporto con te intimo vivido e privilegiato. Sono coloro che hanno percorso la tua stessa via di perfezione, dicono subito qualcosa a te personalmente e fecondano la tua vita spirituale, dando una maggior comprensione del messaggio cristiano. Questa festa dunque non si può limitare ad una celebrazione o ad una pura richiesta di aiuto. San Bernardo di Chiaravalle a riguardo diceva: “ Non siamo pigri nell’imitare coloro che siamo felici di celebrare “. Nella prima lettera di Pietro leggiamo: “Ad immagine del Santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta; poiché sta scritto: Voi sarete santi, perché io sono santo “ (1Pt 1, 15 – 16).
La motivazione di fondo della santità è chiara fin dall’inizio ed è che Lui, Dio, è santo. La santità è la sintesi, nella Bibbia, di tutti gli attributi di Dio. Nel libro di Isaia, quando il profeta vede Dio, i serafini lo acclamano Santo, Santo, Santo. Ma nel senso di “ separato “. Perché Dio è “ totalmente altro “ rispetto a quanto è possibile pensare. Nell’antico Testamento per accostarsi a Dio si entra in un luogo, con alcuni oggetti sacri e mediante un rito, con purezza assoluta e osservanza della legge.
Nel Nuovo Testamento invece, si parla di “ nazione santa “ verso tutti i cristiani. Per San Paolo tutti i battezzati sono vocati alla santità, cioè chiamati ad essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità (Ef 1, 4). La santità non è più un fatto rituale o legale, ma morale; non risiede nelle mani, ma nel cuore; non si decide fuori, ma dentro l’uomo e si riassume nella carità.
I mediatori della santità di Dio non sono più luoghi, come il tempio di Gerusalemme, riti o oggetti e leggi, ma una persona, Gesù Cristo. Essere santo non consiste tanto in essere separato da questo o da quello, quanto in un essere unito a Gesù Cristo. In Gesù Cristo è la santità stessa di Dio che ci raggiunge di persona, non un suo lontano riverbero. Egli è “ il Santo di Dio “ (Gv 6, 69).
In due modi entriamo in contatto con Dio: per appropriazione e per imitazione. La santità è dono della grazia ed opera di tutta la Trinità. Apparteniamo più a Gesù che a noi stessi essendo stati ricomperati a caro prezzo: ne consegue che, inversamente, la santità di Cristo ci appartiene più della nostra santità. E’ quasi un colpo di audacia. Per noi dunque, possiamo reclamare la sua santità come nostra, a tutti gli effetti. Un colpo di audacia è anche quello che reclama San Bernardo, quando grida: “ Io, quanto mi manca me lo usurpo dal costato di Cristo! “.
E’ come rapire il Regno dei cieli. E’ un bel colpo da ripetere spesso nella nostra vita. Dopo di che, cioè dopo la fede e i sacramenti vi è l’imitazione, cioè lo sforzo personale delle buone opere. Non come mezzo staccato e diverso, ma come l’unico mezzo adeguato di manifestare la fede, traducendola in atto. Nel Nuovo Testamento due verbi si alternano a proposito della santità, uno all’indicativo e uno all’imperativo: “ siete santi “, “ siate santi “. I cristiani sono santificati e santificandi. Quando Paolo scrive: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione”, è chiaro che intende proprio questa santità che è frutto di impegno personale.