Domenica 24 novembre 2024

Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: “Sei tu il re dei Giudei?”. Gesù rispose: “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?”. Pilato disse: “Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?”. 36Rispose Gesù: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. Allora Pilato gli disse: “Dunque tu sei re?”. Rispose Gesù: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18,33-37).


Per gli evangelizzatori e ogni persona di buona volontà è certamente opportuno e proficuo capire il vero significato e l’attualità della regalità di Cristo che il Catechismo della Chiesa Cattolica considera come dato acquisito là dove richiama “il dovere morale dei singoli e delle società verso la vera religione e l’unica chiesa di Cristo” la quale, adoperandosi perché tutti siano evangelizzati e informino dello spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e le strutture della comunità in cui vivono, rammenta ai cristiani il loro dovere sociale di promuovere in ogni uomo l’amore del vero e del bene (2105).

Al fine di intendere rettamente la regalità di Cristo propongo rinnovata attenzione alle parole pronunciate da Benedetto XVI all’Angelus del 20 novembre 2005: “Quest’oggi, ultima domenica dell’Anno liturgico, si celebra la solennità di Cristo Re dell’universo. Fin dall’annuncio della sua nascita, il Figlio unigenito del Padre, nato dalla Vergine Maria, viene definito “re”, nel senso messianico, cioè erede del trono di Davide, secondo le promesse dei profeti, per un regno che non avrà fine (cfr Lc 1,32-33). La regalità di Cristo rimase del tutto nascosta, fino ai suoi trent’anni, trascorsi in un’esistenza ordinaria a Nazaret. Poi, durante la vita pubblica, Gesù inaugurò il nuovo Regno, che “non è di questo mondo” (Gv 18,36), ed alla fine lo realizzò pienamente con la sua morte e risurrezione. Apparendo risorto agli Apostoli disse: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18): questo potere scaturisce dall’amore, che Dio ha manifestato in pienezza nel sacrificio del suo Figlio. Il Regno di Cristo è dono offerto agli uomini di ogni tempo, perchéchiunque crede nel Verbo incarnato “non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Per questo, proprio nell’ultimo Libro della Bibbia, l’Apocalisse, Egli proclama: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il principio e la fine” (Ap 22,13)”.

Durante la stessa preghiera il Papa, di venerata memoria, ribadiva l’efficace attualità dell’insegnamento della Chiesa sulla centralità di Cristo in ordine alla piena realizzazione della vocazione di ogni essere umano nei vari ambiti della vita sociale: « “Cristo alfa e omega”, così si intitola il paragrafo che conclude la prima parte della Costituzione pastorale Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, promulgata 40 anni or sono. In quella bella pagina, che riprende alcune parole del Servo di Dio Papa Paolo VI, leggiamo: “Il Signore è il fine della storia umana, il punto focale dei desideri della storia e della civiltà, il centro del genere umano, la gioia d’ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni”. E così prosegue: “Nel suo Spirito vivificati e coadunati, noi andiamo pellegrini incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno col disegno del suo amore: «ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle dellaterra» (Ef 1,10)” (GS, n. 45). Alla luce della centralità di Cristo, la Gaudium et spes interpreta la condizione dell’uomo contemporaneo, la sua vocazione e dignità, come pure gli ambiti della sua vita: la famiglia, la cultura, l’economia, la politica, la comunità internazionale. E’ questa la missione della Chiesa ieri, oggi e sempre: annunciare e testimoniare Cristo, perché l’uomo, ogni uomo possa realizzare pienamente la sua vocazione».

Il Santo Padre, Papa Francesco, indica ora ai giovani il modo concreto di condividere e diffondere la loro amicizia con Gesù: “(…) sebbene Egli sia già pienamente felice da risorto, è possibile essere generosi con Lui, aiutandolo a costruire il suo Regno in questo mondo, essendo suoi strumenti per portare il suo messaggio, la sua luce e soprattutto il suo amore agli altri (cfr Gv 15,16)”.

Pertanto è bene rivolgerci il saluto: “Cristo regni!”, con la possibile risposta “Sempre con Maria!”. Infatti non dimentichiamo di pregare la Vergine Maria, associata da Dio in modo singolare alla regalità del suo Figlio, affinché ci ottenga di accoglierlo come Signore della nostra vita e di cooperare fedelmente all’avvento del suo Regno di amore, di giustizia e di pace.

 

Comments are closed.