Domenica 1 dicembre 2024. Anche noi, come i contemporanei di Gesù, siamo tentati di lasciarci scoraggiare dalle angosce della nostra epoca. L’Avvento è un invito a risollevarsi e a rasserenarsi, perché i nostri giorni sono nelle mani di Dio. Il Papa rivolge un pressante appello per il Libano e l’Ucraina, additando come modello gli accordi che, 40 anni fa, spensero sul nascere un conflitto tra Argentina e Cile
di Michele Brambilla
Papa Francesco, nell’introdurre l’Angelus del 1 dicembre, fa suo l’invito del Vangelo di san Luca: «Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21,28).
«In effetti, molti contemporanei di Gesù, di fronte agli eventi catastrofici che vedono accadere attorno a sé – persecuzioni, conflitti, calamità naturali –, sono presi dall’angoscia e pensano che stia per arrivare la fine del mondo. Hanno il cuore appesantito dalla paura», sottolinea il Pontefice. Non è forse così anche per noi?
«Gesù, però, vuole liberarli dalle angustie presenti e dalle false convinzioni, indicando come stare svegli nel cuore, come leggere gli eventi a partire dal progetto di Dio, che opera la salvezza anche dentro le vicende più drammatiche della storia. Per questo suggerisce loro di volgere lo sguardo verso il Cielo per comprendere le cose della terra»: la preghiera non risolve d’incanto tutti i problemi, ma porta nel nostro cuore la pace che solo il Signore ci può donare.
«Fratelli e sorelle, anche per noi è importante la raccomandazione di Gesù», perché «tutti noi, in tanti momenti della vita, ci chiediamo: come fare per avere un cuore “leggero”, un cuore sveglio, un cuore libero? Un cuore che non si lascia schiacciare dalla tristezza? E la tristezza è brutta, è brutta! Può succedere, infatti, che le ansie, le paure e gli affanni per la nostra vita personale o per quanto accade anche oggi nel mondo, gravino come macigni su di noi e ci gettino nello scoraggiamento», cosa che induce alla chiusura nei confronti degli altri. «Gesù, al contrario, ci invita ad alzare il capo, a confidare nel suo amore che ci vuole salvare e che si fa vicino in ogni situazione della nostra esistenza, ci chiede di fare spazio a Lui per ritrovare la speranza», dato che la Speranza in senso pieno è proprio il Signore. «Questo tempo di Avvento sia un’occasione preziosa per alzare lo sguardo verso di Lui, che alleggerisce il cuore e ci sostiene nel cammino», anche quando il buio sembra impenetrabile.
Il Papa pone l’accento su un anniversario molto importante per la sua Argentina, significativo anche per il resto del mondo. «Nei giorni scorsi è stato commemorato», infatti, «il 40° anniversario del Trattato di Pace e di Amicizia tra Argentina e Cile. Con la mediazione della Santa Sede, esso pose fine a una disputa territoriale che aveva portato l’Argentina e il Cile sull’orlo della guerra. Questo dimostra che, quando si rinuncia all’uso delle armi e si fa il dialogo, si fa un buon cammino», dice pensando alle attuali situazioni di conflitto, su cui poi si sofferma a lungo.
Molto estesa, infatti, la parte riservata al Libano. Personalmente «mi rallegro per il cessate-il-fuoco che è stato raggiunto nei giorni scorsi in Libano e auspico che esso possa essere rispettato da tutte le parti, permettendo così alla popolazione delle regioni interessate dal conflitto – sia libanese sia israeliana – di tornare presto e in sicurezza a casa, anche con l’aiuto prezioso dell’esercito libanese e delle forze di pace delle Nazioni Unite». Il Santo Padre rivolge «un pressante invito a tutti i politici libanesi, affinché venga eletto subito il Presidente della Repubblica e le istituzioni ritrovino il loro normale funzionamento, per procedere alle necessarie riforme e assicurare al Paese il suo ruolo di esempio di convivenza pacifica tra le differenti religioni. È mia speranza che lo spiraglio di pace che si è aperto possa portare al cessate-il-fuoco su tutti gli altri fronti, soprattutto a Gaza. Ho molto a cuore la liberazione degli israeliani che ancora sono tenuti in ostaggio e l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione palestinese stremata. E preghiamo per la Siria, dove purtroppo la guerra si è riaccesa causando molte vittime», osserva il Pontefice rinnovando la sua vicinanza ai cristiani siriaci.
Allo stesso modo, «esprimo la mia preoccupazione, il mio dolore, per il conflitto che continua a insanguinare la martoriata Ucraina. Assistiamo da quasi due anni a una tremenda sequenza di morti, di feriti, di violenze, di distruzioni. I bambini, le donne, gli anziani, le persone deboli, ne sono le prime vittime. La guerra è un orrore, la guerra offende Dio e l’umanità, la guerra non risparmia nessuno, la guerra è sempre una sconfitta, una sconfitta per l’umanità intera», ribadisce il Papa.
«Pensiamo che l’inverno è alle porte, e rischia di esacerbare le condizioni di milioni di sfollati. Saranno mesi difficilissimi per loro. La concomitanza di guerra e freddo è tragica. Rivolgo ancora una volta il mio appello alla comunità internazionale e ad ogni uomo e donna di buona volontà, affinché si adoperino in ogni modo per fermare questa guerra e per far prevalere dialogo, fraternità, riconciliazione. Si moltiplichi, ad ogni livello, un rinnovato impegno. E mentre ci prepariamo al Natale, mentre attendiamo la nascita del Re della pace, si dia a queste popolazioni una speranza concreta», chiede accoratamente il Santo Padre.