Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. (Mt 2, 1-12)
C’è un fondamentale aspetto intimo e personale in questa festa. Lo dice san Paolo: “Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori..”(2 Cor 4, 6). I Magi probabilmente venivano dalla Persia ed avevano conservato antiche profezie risalenti a Noè che hanno dato ausilio alla loro ricerca. Una illuminazione interiore e il segno della stella, li portarono a Betlemme con grandissima gioia. E’ l’epifania del cuore, che si accende nel credente che riconosce Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore. E’ una certezza che viene dallo Spirito Santo.
Questo splendore interiore si gusta mille volte al giorno, quando valorizziamo le piccole cose quotidiane, presentandole a Dio come contemplativi nell’azione, prendendo coscienza che Dio ci vede e ci conferma in quanto stiamo facendo, come realizzazione della sua volontà. Lasci parlare Dio, acquisisci un buon consiglio e scopri che sei contento nella figliolanza. Questa epifania spirituale trova il suo compimento nell’Eucarestia. In essa avviene ciò che accade nell’Incarnazione: Dio si mostra velandosi.
Oggi nessuno può vedere Dio come Egli è, né vedere la gloria del Cristo risorto. Questo sarà solo nell’eternità. Nel pane e nel vino Dio è accessibile ai nostri poveri sensi umani. I segni hanno questa grande forza evocativa e comunicativa. Colpiscono più di quanto possa fare la nuda realtà, vivacizzano la nostra sensibilità che diviene come la fiamma di una torcia, mossa dal suo stesso calore. E’ quanto accadde ai due Emmaus, che nonostante l’ardore del cuore nell’ascoltare uno sconosciuto viandante, lo riconobbero solo nello spezzare il pane. L’Eucarestia è epifania di Cristo, del Cristo glorioso. La Chiesa è segno del Signore Gesù perché nel suo centro ha un “roveto ardente eucaristico” che continua ad ardere senza mai venir meno. Gesù nell’Eucarestia è vissuto soltanto grazie alla fede di chi vive con Lui e lo desidera quotidianamente. Nella fede di chi lo invita nelle proprie stanze, per vivere un autentico Santo Natale. Quando desideriamo e cerchiamo Gesù, l’Eucarestia non delude mai.