Costruire la civiltà dell’amore e della vita

Mercoledì 8 gennaio 2025. Il Papa condanna ogni sfruttamento e abuso dei bambini. Citando san Giovanni Paolo II, ribadisce l’intangibilità della vita umana dal concepimento alla morte naturale

di Michele Brambilla

L’8 gennaio 2025 riprendono le udienze del mercoledì e Papa Francesco annuncia che «desidero dedicare questa e la prossima catechesi ai bambini e riflettere sulla piaga del lavoro minorile». Come denuncia il Papa, con la tecnologia siamo in grado di arrivare su Marte, ma sulla Terra non facciamo ancora abbastanza per debellare «la piaga dell’infanzia umiliata, sfruttata e ferita a morte».

Prendendo tra le mani la Bibbia, «è curioso notare come la parola che ricorre maggiormente nell’Antico Testamento, dopo il nome divino di Jahweh, sia il vocabolo ben, cioè “figlio”: quasi cinquemila volte. “Ecco eredità del Signore sono i figli (ben), è un suo premio il frutto del grembo” (Sal 127,3). I figli sono un dono di Dio», ma questo dono immenso non è sempre rispettato nelle vicende umane, «risuonano i canti di gioia, ma si levano anche le urla delle vittime. Ad esempio, nel libro delle Lamentazioni leggiamo: “La lingua del lattante si è attaccata al palato per la sete; i bambini chiedevano il pane e non c’era chi lo spezzasse loro” (4,4); e il profeta Naum, ricordando quanto era accaduto nelle antiche città di Tebe e di Ninive, scrive: “I bambini furono sfracellati ai crocicchi di tutte le strade” (3,10)». Un’immagine, purtroppo, ancora attuale in troppe parti del mondo, deplora il Santo Padre. 

«Anche sul neonato Gesù irrompe subito la bufera della violenza di Erode, che fa strage dei bambini di Betlemme. Un dramma cupo che si ripete in altre forme nella storia. Ed ecco, per Gesù e i suoi genitori, l’incubo di diventare profughi in un paese straniero, come succede anche oggi a tante persone (cfr Mt 2,13-18), a tanti bambini», continua a denunciare il Pontefice. Cristo è il primo a rovesciare una mentalità per la quale i bambini non avevano alcun diritto: infatti «chiama a sé i discepoli e dice: «Lasciate che i bambini vengano a me e non glielo impedite; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno di Dio». E così indica i piccoli come modello per gli adulti. E aggiunge solennemente: “In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Lc 18,16-17)». Nel passo parallelo di san Matteo, Gesù dice: «Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18,3).

Centrale, nel discorso del Papa, l’ammonimento evangelico di Mt 18,6: «Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare». Se ne deduce che «i discepoli di Gesù Cristo non dovrebbero mai permettere che i bambini siano trascurati o maltrattati, che vengano privati dei loro diritti, che non siano amati e protetti. I cristiani hanno il dovere di prevenire con impegno e di condannare con fermezza le violenze o gli abusi sui minori». 

Il Pontefice condanna con forza il lavoro minorile. Evidenzia che «un bambino che non sorride, un bambino che non sogna non potrà conoscere né fare germogliare i suoi talenti. In ogni parte della terra ci sono bambini sfruttati da un’economia che non rispetta la vita; un’economia che, così facendo, brucia il nostro più grande giacimento di speranza e di amore. Ma i bambini occupano un posto speciale nel cuore di Dio, e chiunque danneggia un bambino, dovrà renderne conto a Lui».

Nei saluti ai pellegrini polacchi, Francesco sottolinea che «san Giovanni Paolo II esortava a costruire la civiltà dell’amore e della vita. Continuate a raccogliere questo appello della Chiesa come compito prioritario. Proteggete la vita con amore, in ogni fase del suo sviluppo: dal concepimento fino alla morte naturale. Fate crescere i figli nella saggezza e nella grazia».

 

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