In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo o solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca. (Lc 4, 14-22a)
“Lo spirito del Signore è sopra di me”. Questo Vangelo ci avvicina alla grande teofania del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, quando si vide una colomba scendere su Gesù e si udì una voce dal cielo: “Questi è il mio figlio prediletto, ascoltatelo”. Nella sinagoga di Nazareth si meravigliano della sapienza di Gesù, ma questa approvazione non durerà molto. “Ma non è questi il figlio del falegname….”, rapidamente prevarrà nei compaesani di Gesù un senso di superiorità e distacco. Come dire: Impossibile che un lavoratore della pietra e del legno possa essere amico sapiente di Dio. Un’ammonizione famosa di Gesù afferma: “Guai a voi che ora siete sazi” (Lc 6, 25). Potremmo anche aggiungere: guai a chi si sofferma un po’ troppo sulle sue benemerenze. Gesù elogia più gli scontenti, non tanto di ciò che hanno o non hanno, quanto di ciò che sono o non sono, innanzi al giudizio di Dio. Beati coloro che non amano esternare le mancanze del prossimo ma amano osservare le proprie, per colmarle con la grazia di Dio; chi si mette in discussione cosciente di aver prodotto qualche problema nella propria vita privata, nella chiesa o nella società.
Vicino a Giovanni Battista si era radunata una folla immensa di anime inquiete, che avevano affrontato tre giorni di cammino in mezzo al deserto non per fare “mal comune mezzo gaudio”, osservando i guai degli altri. Si immergevano nel Giordano come gesto simbolico che avvalorava il loro impegno, riconoscendosi bisognosi di un’azione purificazione dai peccati. Questo accadeva anzi tutto perché avevano davanti il volto coerente, su tutti i dieci comandamenti, del Battista. Gesù lo ritroviamo proprio lì. In mezzo ad una folla di persone a cui forse non mancava il pane, ma era venuto meno il “buon vino”, come alle nozze di Cana. Hanno fatto la loro piccola parte umana, camminando nel deserto per raggiungere il Giordano, adesso Gesù si fa trovare e continua tutt’ora a farsi trovare a chi non dice: “Che squallida la mia parrocchia, la chiesa dovrebbe essere migliore”. E’ vicino a chi riconosce le sue miserie e pone mano all’aratro, per coltivare la sua terra con le virtù cristiane. Paul Claudel, grande poeta francese (1868-1955), affermava con molta franchezza: “Dio ha preso l’abbonamento con le tue infermità”.