Giovedì 30 gennaio 2025

Diceva loro: “Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Non vi è infatti nulla di segreto che non debba essere manifestato e nulla di nascosto che non debba essere messo in luce. Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”. Diceva loro: “Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più. Perché a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha” (Mc 4, 21-25).


Per spiegarci quale dev’essere la nostra accoglienza del regno di Dio, ossia di sé stesso, Gesù si serve dei detti parabolici della lucerna e della misura.

Il detto della lucerna, accesa per essere collocata sul candelabro e non sotto il moggio o sotto il letto, è usato da Gesù con vari significati secondo la testimonianza degli evangelisti. 

Matteo riferisce le parole con cui Gesù parla di sé stesso come luce che illumina la comunità dei discepoli, quelli che sono nella casa (5,15).

Luca ci riporta alle parole con le quali Gesù si presenta come luce per quelli che accedono a lui (8,36; 11,33).

Marco mette in evidenza la necessità, secondo le stesse parole di Gesù, di diffondere sempre più la luce del suo regno, il suo vangelo.

Proprio questo facciamo anche noi, con tutti i nostri fratelli e sorelle in Cristo, oggi come ieri.

Non un semplice, velleitario o abitudinario, accostamento al Vangelo. Bensì procuriamo di far emergere nella nostra coscienza personale e comunitaria, già con la S. Messa domenicale, l’apertura di mente e di cuore a Gesù che puntualmente intende illuminarci personalmente a vantaggio della famiglia, della comunità e dell’associazione di appartenenza.

Ma Gesù è luce del regno di Dio anche per quelli che, mossi dalla sua grazia provvidenziale, si avvicinano alla sua Chiesa. 

Noi certamente li guardiamo e li serviamo con intelletto d’amore animati dal desiderio di essere utili, con discrezione, rispetto e responsabilità missionaria, per la loro necessaria conversione a Gesù Cristo unico Salvatore.

Insieme e amichevolmente vogliamo prendere coscienza di Gesù e del suo insegnamento alla luce del Magistero della Chiesa che regolarmente, anche con il suo Catechismo, insegna l’arte della nuova umanità, cioè della totale realizzazione, in Gesù e Maria, della dignità della persona umana nel tempo e nell’eternità.

Preghiamo affinché tutti giungiamo ad essere sempre più di buona volontà e trarre profitto dall’amore del Signore operando sempre e solo per la maggior gloria di Dio.

Così, nella città umana, facciamo viva esperienza dell’amore senza misura verso Dio per edificare la città di Dio e far retrocedere la città del diavolo.

Ma per questo non dimentichiamo il severo avvertimento: “(…) a chi ha, sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”.

 

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