In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo». (Mc 7, 14-23)
Gesù scavalca tutte le minuzie assurde dei legalisti e va diretto al cuore dell’uomo. C’è un tema di fondo in mezzo a tanti, su cui fissare l’attenzione. “Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo”, ma “ciò che esce dall’uomoè quello che rende impuro l’uomo” (v. 15). Nella saggistica ebraica questa affermazione è considerata: “Una delle più grandi parole della storia delle religioni”. Non c’è dubbio che Gesù ci stia svelando il punto cardine della morale religiosa. Sta saldamente ancorando l’etica alla decisione della coscienza della persona umana. E’ la più autentica interiorizzazione della vita religiosa.
Non sono le cose, ma soltanto le persone che possono dirsi pure o impure. Impossibile che le cose possano contaminare le persone. Non potranno mai gli enti materiali, come qualunque condizione sociale di difficoltà e persecuzione, impedire l’incontro tra Dio e il cuore dei suoi figli. E’ il modo in cui noi ci poniamo innanzi al mondo, alle creature che Dio ha creato e il modo in cui le usiamo, che determinano la nostra posizione di vicinanza o lontananza dal volere del Padre onnipotente. Sono i pensieri, le parole e le azioni, sarebbe a dire: ciò che da noi è esternato che ci rende autenticamente immagine e somiglianza di Dio o ci allontana da questa condizione. Questo brano presenta una lunga sequenza di vizi ed è stilata da Gesù stesso. Non c’è un autentico distinguo tra pensieri, parole ed azioni. Si direbbe quasi un eccesso di severità da parte del Salvatore. Ma Lui sa cosa è presente nel cuore dell’uomo dopo il peccato originale e di cosa è capace. Vengono elencati dodici prodotti deteriori, che dicono solo ciò che è scontato, perché il male non è affatto creativo. Soltanto ciò che è buono porta a vere sorprese fragranti e inaspettate. Solo in questo campo, quando ci sforziamo di amare il prossimo, sono possibili soluzioni infinite, tante invenzioni e le cose più incredibili. Nel settore del male c’è poco spazio. Il modo operativo è un programma vecchio e scontato. Le uniche novità sono le differenti dosi degli istessi ingredienti, cambia solo la quantità. Nella direzione opposto c’è da aspettarsi di tutto e la vita splende sempre di novità.