Dopo questo egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”. Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e di altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: “Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?”. Gesù rispose loro: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano” (Lc 5, 27-32).
Sin da questi primi giorni del nostro impegno di penitenza quaresimale per partecipare alla vittoria di Cristo sul peccato e la morte nella sua Pasqua, c’impegniamo a seguirlo facendo viva esperienza personale di ciò che comporta la sua parola e l’esempio di vita che ci offre.
Osserviamo Gesù. Esce da una casa in cui, ancora una volta, ha manifestato la sua personale identità di Figlio Unigenito di Dio che perdona i peccati come nel caso del paralitico, lì da lui guarito immediatamente nell’anima e nel corpo davanti al tutto il popolo e a suoi capi, pervasi da ammirata meraviglia. Ora, lungo la strada, è la volta di un’altra guarigione. Si tratta della chiamata e della conversione di Levi, il pubblicano, che anticipava le tasse per l’Impero, secondo la prassi vigente, ma poi riscuoteva dai contribuenti il dovuto con arbitraria larghezza di coscienza, popolarmente nota. Levi-Matteo (Mt 9,9) risponde prontamente alla chiamata del Maestro e manifesta la gioia della conversione offrendo un pranzo riparatore per tutti con Gesù, nonostante le immancabili e puntigliose mormorazioni degli scribi e dei farisei.
Gesù coglie volentieri l’occasione per puntualizzare un grande insegnamento. Egli è il medico divino che viene a guarire non i sani, ma i malati, ed è venuto a chiamare alla conversione non i giusti, ma i peccatori, cioè tutti, poiché davanti a lui nessuno è senza peccato (cfr Gv 8,7). L’evento della conversione di Matteo ci offre spunti importanti ed efficaci per l’opera della nuova evangelizzazione in cui siamo impegnati con tutta la Chiesa.
Assumere costantemente rinnovata coscienza della drammatica persistenza del peccato nella dimensione personale e sociale in questa valle di lacrime.
Desiderare, tra l’altro, di partecipare ad auspicabili missioni popolari per scuotere e guarire le coscienze dal cumulo di peccati personali e sociali, secondo l’amorevole richiamo materno, dottrinale ed affettuoso, della Madonna specialmente nei messaggi delle sue apparizioni moderne. Profittare delle facilitazioni di questo Anno Santo in corso, per celebrare, possibilmente con più frequenza, pellegrinaggi nei tantissimi luoghi giubilari appositamente previsti con possibilità di Confessioni, Via Crucis e S. Rosario, oltre che evidentemente della S. Messa.
Con la grazia di Dio, i vari ambienti potranno facilitare il sostanziale “ritorno al reale” di un mondo che si lascia liberare dal peccato per vivere nell’amore di Dio che muore e risorge per tutti.