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Come bambini tra le braccia del Padre – Opus Mariae Matris Ecclesiae

Come bambini tra le braccia del Padre

Domenica 13 aprile 2025. Gesù, nel momento della morte, cerca l’abbraccio di Dio Padre. Il Papa ricorda gli anniversari delle guerre civili in Sudan e, cinquant’anni fa, in Libano

di Michele Brambilla

Papa Francesco si fa portare di nuovo in piazza S. Pietro al termine della Messa per la Domenica delle Palme, presieduta dal card. Leonardo Sandri. 

Il testo dell’Angelus evidenzia le parole di Gesù nella Passione del Signore secondo Luca (Lc 22,14-23,56): «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (22,42); «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (23,34); «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (23,46). Vi ricorre sempre l’invocazione a Dio Padre, e questo è molto umano. Infatti, «indifeso e umiliato, l’abbiamo visto camminare verso la croce con i sentimenti e il cuore di un bambino aggrappato al collo del suo papà, fragile nella carne, ma forte nell’abbandono fiducioso, fino ad addormentarsi, nella morte, tra le sue braccia», proprio come faremmo noi uomini. Questo conferma ancora una volta la divino-umanità del Redentore: Gesù non si sottrae neppure alla morte, soffre come noi, ha bisogno di aiuto come noi, chiama suo padre come noi nel momento del pericolo. Con una differenza: Lui e il Padre sono una cosa sola e Cristo non ha mai dubitato, neppure per un secondo, dell’amore e della profonda solidarietà che legano strettamente tra loro le Persone della SS. Trinità. 

Proprio perché in noi la fede è spesso vacillante, la liturgia della Settimana Santa ci invita a fare propri i sentimenti di Gesù. Riferendosi anche alla sua convalescenza, il Pontefice ribadisce che «tutti abbiamo dolori, fisici o morali, e la fede ci aiuta a non cedere alla disperazione, non chiuderci nell’amarezza, ma ad affrontarli sentendoci avvolti, come Gesù, dall’abbraccio provvidente e misericordioso del Padre».

Un abbraccio che può (e, a ben vedere, deve) prendere le forme della comunione ecclesiale, specialmente se a soffrire è il Papa. «Sorelle e fratelli, vi ringrazio tanto per le vostre preghiere. In questo momento di debolezza fisica mi aiutano a sentire ancora di più la vicinanza, la compassione e la tenerezza di Dio. Anch’io prego per voi, e vi chiedo di affidare con me al Signore tutti i sofferenti, specialmente chi è colpito dalla guerra, dalla povertà o dai disastri naturali», a cui il Santo Padre aggiunge un pensiero per le vittime del crollo della discoteca di Santo Domingo.

Francesco ricorda alla comunità internazionale che «il 15 aprile ricorrerà il secondo triste anniversario dell’inizio del conflitto in Sudan, con migliaia di morti e milioni di famiglie costrette ad abbandonare le proprie case. La sofferenza dei bambini, delle donne e delle persone vulnerabili grida al cielo e ci implora di agire». «Rinnovo il mio appello alle parti coinvolte, affinché pongano fine alle violenze e intraprendano percorsi di dialogo, e alla Comunità internazionale, perché non manchino gli aiuti essenziali alle popolazioni» travolte dal conflitto civile. 

In questi giorni si commemora l’inizio anche di un’altra carneficina, precisamente in «Libano, dove cinquant’anni fa cominciò la tragica guerra civile: con l’aiuto di Dio possa vivere in pace e prosperità». Il Libano richiama i conflitti odierni e, infatti, il Papa prega la Madonna Addolorata che «venga finalmente la pace nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Sud Sudan».