Domenica 23 febbraio 2025. Rinnovando la preghiera di Alleanza Cattolica per la salute e la serenità del Papa, pubblichiamo l’Angelus di ieri. La diaconia nella Chiesa è ministero della Parola e della carità operosa: insegna a tutti i cattolici a “rischiare” per amore in un mondo in cui pare trionfare l’odio
di Michele Brambilla
A mezzogiorno del 23 febbraio la Sala stampa vaticana pubblica il testo che Papa Francesco ha preparato per l’Angelus del Giubileo dei diaconi, che si svolge in S. Pietro sotto la presidenza liturgica di mons. Rino Fisichella. Riferendosi a tutti i diaconi permanenti e transeunti che operano nella Chiesa (alcuni vengono ordinati proprio durante la celebrazione nella basilica), il Papa, che rimane al Policlinico Gemelli, scrive che «voi vi dedicate all’annuncio della Parola e al servizio della carità; svolgete il vostro ministero nella Chiesa con parole e opere, portando l’amore e la misericordia di Dio a tutti. Vi esorto a continuare con gioia il vostro apostolato e – come ci suggerisce il Vangelo di oggi – ad essere segno di un amore che abbraccia tutti, che trasforma il male in bene e genera un mondo fraterno».
Nella pagina del Vangelo di Luca letta nella liturgia risuona, infatti, il comandamento del Signore ad amare anche i nemici. Nell’omelia letta da mons. Fisichella, anch’essa scritta dal Pontefice, il Santo Padre ha specificamente sottolineato che «l’annuncio del perdono è un compito essenziale del diacono. Esso è infatti elemento indispensabile per ogni cammino ecclesiale e condizione per ogni convivenza umana». Pertanto, aggiunge Francesco nell’Angelus, «non abbiate paura di rischiare l’amore».
Amare è sempre un rischio, specialmente in un mondo, come il nostro, in cui si passa facilmente la parola all’odio e alle armi. Ad ogni modo, uomini come noi (gli ordinandi) scelgono di “discendere”. «Volutamente dico e sottolineo che “discenderanno”, e non che “ascenderanno”, perché con l’Ordinazione non si sale, ma si scende, ci si fa piccoli, ci si abbassa e ci si spoglia. Per usare le parole di San Paolo, si abbandona, nel servizio, l’“uomo di terra”, e ci si riveste, nella carità, dell’“uomo di cielo” (cfr 1Cor 15,45-49)», spiega infatti il Papa.
«Da parte mia, proseguo fiducioso il ricovero al Policlinico Gemelli, portando avanti le cure necessarie; e anche il riposo fa parte della terapia! Ringrazio di cuore i medici e gli operatori sanitari di questo Ospedale per l’attenzione che mi stanno dimostrando e per la dedizione con cui svolgono il loro servizio tra le persone malate», dice ancora una volta il Santo Padre. Trova particolarmente toccanti le lettere e i disegni che gli inviano i bambini.
Il Pontefice non dimentica che «si compie domani il terzo anniversario della guerra su larga scala contro l’Ucraina: una ricorrenza dolorosa e vergognosa per l’intera umanità! Mentre rinnovo la mia vicinanza al martoriato popolo ucraino, vi invito a ricordare le vittime di tutti i conflitti armati e a pregare per il dono della pace in Palestina, in Israele e in tutto il Medio Oriente, in Myanmar, nel Kivu e in Sudan».