Domenica 15 settembre 2024. Conosco davvero il Signore Gesù? E anche sugli argomenti più scottanti (le guerre), posso dire di parlare davvero con cognizione di causa? Il Papa, con la sua vicinanza concreta alle vittime dei conflitti, rimprovera la gnoseologia un po’ superficiale dei nostri tempi
di Michele Brambilla
Il cuore della pagina di Vangelo della liturgia del giorno, dice Papa Francesco aprendo l’Angelus del 15 settembre, è la domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?» (Mc 8,29). Si tratta di una domanda profondamente gnoseologica: Gesù chiede ai discepoli quale sia la loro conoscenza e la loro comprensione della sua stessa persona. Come è noto, «Pietro risponde a nome di tutto il gruppo dicendo: “Tu sei il Cristo”», ma subito dopo il discepolo cade in errore, cercando di “incollare” su Gesù l’immagine trionfalistica e molto politicizzata che gli ebrei del tempo avevano del Messia, sentendosi rispondere che «tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
L’invito è quindi a rivedere in profondità le nostre conoscenze su Gesù. «Infatti, da una parte Pietro risponde in maniera perfetta, dicendo a Gesù che Egli è il Cristo. Tuttavia, dietro a queste parole corrette c’è ancora un modo di pensare “secondo gli uomini”, una mentalità che immagina un Messia forte, un Messia vittorioso, che non può soffrire o morire», puntualizza il Santo Padre. Pietro «deve ancora cambiare mentalità, egli deve ancora convertirsi».
«E questo è un messaggio importante anche per noi. Infatti, anche noi abbiamo imparato qualcosa su Dio, conosciamo la dottrina, recitiamo le preghiere in modo corretto e, magari, alla domanda “chi è per te Gesù?” rispondiamo bene, con qualche formula che abbiamo appreso al catechismo. Ma siamo sicuri che questo significa conoscere davvero Gesù? In realtà, per conoscere il Signore non basta sapere qualcosa di Lui, ma occorre mettersi alla sua sequela, lasciarsi toccare e cambiare dal suo Vangelo», osserva il Pontefice. Allargando lo sguardo sull’intero panorama culturale occidentale, «il teologo e pastore luterano Bonhoeffer, vittima del nazismo, ha scritto così: “Il problema che non mi lascia mai tranquillo è quello di sapere che cosa sia veramente per noi oggi il cristianesimo o anche chi sia Cristo” (Resistenza e Resa. Lettere e scritti dal carcere, Cinisello Balsamo 1996, 348). Purtroppo, tanti non si pongono più questa domanda e restano “tranquilli”, addormentati», e questo non solo nei confronti di Dio.
Le stesse aporie gnoseologiche le troviamo, infatti, anche nelle infinite discussioni sui conflitti contemporanei. Si parla, molto spesso, senza reale cognizione di causa e senza conoscere di persona le tante vittime delle guerre in corso. Il Papa ha più volte toccato con mano la sofferenza dei popoli in guerra, infatti, all’ormai tristemente consueto elenco delle nazioni travagliate, aggiunge che «penso alle mamme che hanno perso figli in guerra. Quante giovani vite stroncate»! In particolare, «penso a Hersh Goldberg-Polin, trovato morto in settembre, insieme ad altri cinque ostaggi, a Gaza. Nel novembre dell’anno scorso, avevo incontrato la madre, Rachel, che mi ha colpito per la sua umanità. L’accompagno in questo momento. Prego per le vittime e continuo ad essere vicino a tutte le famiglie degli ostaggi. Cessi il conflitto in Palestina e Israele! Cessino le violenze, cessino gli odi! Si rilascino gli ostaggi, continuino i negoziati e si trovino soluzioni di pace».