“Sento venuto il momento di impegnare tutte le
forze ecclesiali per la nuova evangelizzazione e per
la missione ad gentes. Nessun credente in Cristo, nessuna
istituzione della chiesa può sottrarsi a questo
dovere supremo: annunziare Cristo a tutti i popoli”
Redemptoris missio 3
“È mia volontà piena di giustizia conquistare tutto il
mondo e tutti i nemici, e così entrare nella gloria del
Padre mio. Pertanto, chi vuol venire con me deve
faticare con me, perché seguendomi nella fatica, mi
segua poi anche nella gloria”
Esercizi Spirituali 95
“Gesù è venuto al mondo per mezzo di Maria; per
mezzo di Maria deve regnare nel mondo”
Trattato della vera devozione a Maria 1
CAPITOLO I
Natura e fini
1. § 1. L’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ è una associazione pubblica clericale1,
in attesa di poter ottenere il decreto di riconoscimento come Società di
Vita Apostolica di diritto diocesano.
§ 2. L’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ ha come scopo la santificazione dei
propri membri attraverso l’esercizio del ministero presbiterale nella
prospettiva missionaria della “nuova evangelizzazione”.
2. L’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ, posto sotto la speciale protezione della
Beata sempre Vergine Maria, di san Giuseppe, di sant’Ignazio di Loyola
e san Filippo Neri, si compone di presbiteri che, mossi da un vivo desiderio
di maggiormente conoscere, amare e servire Gesù Cristo nostro
Signore, cercano la propria perfezione aiutandosi a vicenda. Il Signore
infatti ci ha detto: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre
vostro celeste” (Mt 5,48).2 Si tratta dunque di una “fraternità sacerdotale”.
3. La perfezione consiste nel duplice precetto dell’amore di Dio e del
prossimo ed è fondata nell’ascolto della Parola di Dio. Il Signore infatti
ci ha detto che due sono i comandamenti: “Il primo è: Ascolta, Israele.
Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio
tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua
forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non
c’è altro comandamento più importante di questi” (Mc 12,30-31). Tutto
poi si riassume in questo modo: “Questo è il mio comandamento: che vi
amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). Sant’Agostino
incomincia così la sua Regola: “Fratelli carissimi, si ami anzitutto Dio e
quindi il prossimo, perché sono questi i precetti che ci vennero dati
come fondamentali”.
4. Poiché l’amore del prossimo è parte essenziale della perfezione, il
membro dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ intraprende volentieri tutte le
opere di carità verso il prossimo. In particolare non dimentica che suo
prossimo sono i membri della sua stessa comunità. Sta scritto infatti:
“Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare
ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre
in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?” (Is 50,6-7).
5. Tra le opere di misericordia, l’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ si riconosce
specialmente chiamato ad intraprendere quelle di carattere spirituale.
Tra di esse in particolare: la guida di Esercizi spirituali, la predicazione,
la direzione spirituale, l’amministrazione del sacramento della Penitenza,
l’insegnamento, la formazione sacerdotale e il ministero pastorale.
Come le opere di misericordia corporale, quelle spirituali sono un
servizio di Cristo presente in ogni uomo. Anche nell’ignorante e nel
dubbioso è presente il Signore che ci interroga – come in un esame –
per sviluppare in noi la sua divina sapienza3.
6. Le opere di misericordia corporale non costituiscono la finalità specifica
dell’Opus, tuttavia non possono né debbono mancare. Una congrua
parte delle entrate associative saranno devolute a questo scopo.
Un responsabile coordinerà questo settore.
7. I presbiteri dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ, accogliendo le indicazioni
del Concilio ecumenico Vaticano II, riconoscono nell’insistente appello
del Papa alla missione e alla “nuova evangelizzazione”, autorevolmente
espresso nella lettera enciclica Redemptoris missio, una urgente caratterizzazione
del proprio sacerdozio.
8. § 1. Non si può disgiungere la sequela di Gesù dalla devozione per la
sua madre, perché lui ha detto al suo discepolo: “Ecco la tua madre!”
(Gv 19,27). La devozione mariana rientra dunque, assieme ad uno speciale
amore per la Chiesa, nello specifico del nostro istituto. Ella è la
madre della vita interiore dei suoi membri e anche del loro apostolato,
che vuole essere tutto impregnato della presenza di Maria.
§ 2. Il membro dell’Opus pratica la vera devozione e consacrazione a
Maria cosi come essa è esposta da san Luigi Maria Grignion de
Montfort nel Trattato della vera devozione alla B.V. Maria.
L’apostolato personale
9. Oltre all’apostolato associativo c’è spazio per un apostolato personale,
in cui ogni membro metterà a frutto i doni particolari che Dio gli ha
dato. Tuttavia “apostolato personale” non significa “apostolato individualistico”.
Tutto deve essere vissuto in comunione.
10. Gli incarichi associativi hanno un primato assoluto su qualunque altro
impegno.
11. Non si assumano impegni di apostolato rilevanti senza il consenso del
Moderatore della Casa. Per impegno rilevante si intende quello che
comporta almeno un pernottamento fuori casa.
12. Se si tratta di impegni fissi e abituali occorre il permesso esplicito del
Moderatore Generale con il consenso del Consiglio Direttivo.
13. Si avrà cura, nella misura in cui lo consente la necessaria discrezione
spirituale, di far parte la comunità delle proprie attività e di ascoltare
con umiltà le osservazioni e i suggerimenti degli altri.
CAPITOLO II
Adesione e formazione dei membri
14. Può richiedere di aderire all’associazione chi – già sacerdote o diacono,
aspirante ad esserlo oppure semplicemente laico – riconosce la vocazione
alla perfezione cristiana e accetta di corrispondervi nello spirito
dell’associazione facendo suoi di cuore i principi e le norme delle
Costituzioni dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ.
15. L’accesso all’associazione è scandito da tre prove. La prima al termine
di un periodo di preparazione detto “postulantato”4, la seconda al termine
di un anno di noviziato, la terza alle soglie del presbiterato. I criteri
di valutazione delle tre prove devono essere fissati per iscritto.
16. Nel postulantato, il postulante rimane per almeno un anno in una casa
dell’associazione, condividendo la vita degli associati e familiarizzandosi
con la spiritualità dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ sotto la guida di un
responsabile. Questi sarà di norma il Responsabile della Formazione o
altra persona delegata a ciò dal Moderatore generale.
17. L’accettazione dei postulanti avviene a discrezione del Moderatore
Generale.
18. § 1. Al termine di questo primo periodo di verifica il postulante sarà
sottoposto ad una prima prova ed ammesso o meno al noviziato a giudizio
del Moderatore generale, sentito il parere del Consiglio Direttivo.5
§ 2. Acquisisce la condizione di membro dell’associazione ogni cat-
tolico di almeno 17 anni compiuti6 che, avendone fatta richiesta scritta
al Moderatore generale, ottiene da lui il decreto di incorporazione
provvisoria e l’accesso al periodo di formazione.7 Per i presbiteri e i diaconi
è richiesta anche l’autorizzazione dell’ordinario proprio di ciascuno.
19. Coloro che hanno ottenuto la prima incorporazione provvisoria trascorrono
un periodo di noviziato della durata di un anno nella casa di
formazione o in altra casa deputata dal Moderatore generale, condividendo
la vita della comunità e dedicandosi all’approfondimento della
natura, del fine e dello spirito della società sotto la guida del Responsabile
della Formazione.
20. L’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ avvia i propri aspiranti al diaconato e al
presbiterato ad una Casa di formazione concordata con il Vescovo per
realizzare o completare gli studi sacerdotali secondo le norme del
diritto universale.8 Durante questo periodo gli aspiranti saranno altresì
istruiti allo spirito e ai metodi apostolici dell’associazione.
21. Al termine del periodo di noviziato il candidato – previa verifica delle
condizioni e la necessaria approvazione, deliberata dal consiglio direttivo
(seconda prova) – viene ammesso allo studentato. Alla seconda
prova corrisponderà anche la vestizione.
22. L’incorporazione definitiva ha luogo con l’accoglienza da parte del
Moderatore generale della rinnovata richiesta del candidato, formulata
al termine del periodo di formazione, compiuto senza che il candidato
abbia desistito o sia stato legittimamente rifiutato, atteso il parere positivo
del Responsabile della formazione e il vincolante consenso del
Consiglio direttivo.9 Questa terza prova avverrà alle soglie del presbiterato.
L’accoglienza sarà accompagnata da una cerimonia di consegna
del crocifisso missionario.
23. Tre sono dunque i generi di membri dell’Opus: i novizi, gli studenti e i
presbiteri. Solo i presbiteri sono incorporati in modo definitivo e
pieno.
24. Ci saranno dunque tre prove a cui corrisponderanno tre incorporazioni.
La prima al noviziato, la seconda allo studentato, la terza al presbiterato.
Le prime due sono incorporazioni provvisorie. Solo la terza
incorpora definitivamente all’Opus e costituisce membri in senso pieno
e stretto.
25. Gli alunni della società che frequentano il seminario diocesano percorrono
il normale iter formativo e sono esaminati dai formatori del seminario.
Per accedere però ai ministeri e agli ordini rimanendo nell’Istituto
occorre, oltre al parere favorevole dei formatori del Seminario anche il
parere favorevole dei formatori dell’Opus. In particolare, per accedere
al presbiterato occorre aver superato la terza prova.
26. Infine, oltre a questi tre generi di persone che condividono totalmente
i fini e i mezzi suoi propri, l’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ desidera avere il
maggior numero possibile di uomini e donne partecipi dei doni spirituali
e dei meriti accumulati, per divina misericordia, con le buone
opere di tutti i suoi membri. Perciò essa può aggregare un altro genere
di persone che si potranno chiamare affiliati. Gli affiliati possono essere
chierici o laici, uomini o donne.
27. L’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ accoglie in particolare molto volentieri
come affiliati quei presbiteri che, pur non sentendosi chiamati a partecipare
alla vita comune, condividono i suoi scopi e i suoi metodi apostolici.
Con essi – oltre ai legami spirituali – mantiene vincoli di collaborazione
attraverso ritiri, corsi di aggiornamento, collaborazione nella
guida degli Esercizi spirituali, ecc.
28. Ha facoltà di accogliere la domanda di affiliazione, dopo un congruo
periodo di prova, il Moderatore generale, sentito il parere del Consiglio
direttivo.
CAPITOLO III
Diritti e doveri dei membri
29. I membri dell’Associazione hanno il diritto di partecipare attivamente
alla intera vita dell’associazione e di contribuire all’individuazione di
modi e luoghi per il suo sviluppo missionario.
30. La carità è la legge suprema della vita comune e dell’apostolato dell’Opus
Mariæ Matris Ecclesiæ. Ad essa tutto deve essere commisurato e
rispetto ad essa valutato. Essa comporta obbedienza pronta e generosa
nei confronti dei moderatori, spirito di servizio per i confratelli e apertura
e disponibilità massima verso tutti. Il membro dell’ Opus dev’essere
pronto in particolare a “farsi tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno”
(1 Cor 9, 22).
Consiglio evangelico della castità
31. Tutti i membri che vivono in comunità assumono il consiglio evangelico
della castità per il Regno dei Cieli, che è segno del mondo futuro e
fonte di una più ricca fecondità in un cuore indiviso e comporta l’obbligo
della perfetta continenza nel celibato.10
32. La continenza e la castità devono essere tenute in grande stima. Per
questo si eviterà tutto ciò che nel linguaggio, nei gesti, negli atteggiamenti
possa indulgere a quello spirito del mondo che a queste virtù si
contrappone diametralmente. “Questo poi lo dico per il vostro bene,
non per gettarvi un laccio, ma per indirizzarvi a ciò che è degno e vi
tiene uniti al Signore senza distrazioni” (1 Cor 7,35).
Il consiglio evangelico della povertà
33. Il membro dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ fa suo il consiglio evangelico
della povertà ad imitazione di Cristo, che per noi si fece povero, egli
che era ricco.11 Pur non emettendo un voto di povertà si impegna a
viverne lo spirito sottoponendosi a norme che limitano e controllano
l’esercizio della proprietà.12
34. Ciascuno conserva la proprietà dei beni patrimoniali13. Lo stipendio e le
offerte personali rimangono al singolo membro che si impegna ad
impiegarli con generosità per l’apostolato e con sobrietà e distacco per
la cura della propria persona.
35. La gestione dello stipendio e delle offerte è sottoposta al controllo dell’associazione.
Mensilmente il membro dell’Opus sottopone il resoconto
delle entrate e delle uscite all’economo. Di questi resoconti può
prendere visione il Moderatore e il Consiglio Direttivo.
36. Per offerte personali si intendono le offerte per le Messe e le offerte fatte
alla persona a titolo personale. Le offerte fatte alla persona in considerazione
dell’associazione devono essere versate alla cassa comune14.
In ogni dubbio positivo e probabile l’offerta sarà versata alla cassa comune.
37. In un impegno apostolico assunto per l’associazione il membro può
dedurre direttamente dall’offerta fatta all’associazione le spese sostenute
e consegnare all’economo il resto. S’intende che tutto deve essere
conteggiato nel resoconto mensile.
38. In ogni casa costituita il moderatore della casa stabilisce con l’economo
la quota di partecipazione alle spese di mantenimento.
39. Il Consiglio Direttivo può chiedere ai membri quote straordinarie per
far fronte a situazioni di necessità. È lasciata alla generosità dei membri
di partecipare alle necessità dell’associazione anche con i propri beni
patrimoniali.
Consiglio evangelico dell’obbedienza
40. Intendiamo impegnarci con una promessa di obbedienza alle costituzioni
e al moderatore. Il moderatore veglia sulla fedele osservanza delle
costituzioni e coordina le attività.
41. Il membro dell’Opus è uomo di obbedienza. Pratica l’obbedienza non
solo esteriore e neppure soltanto di volontà. Così come pratica la preghiera
del cuore, esercita anche l’obbedienza del cuore, cioè l’obbedienza
che coinvolge l’intelletto. Cerca di uniformarsi in questo alla
dottrina di sant’Ignazio espressa nella famosa Lettera sull’obbedienza.
42. I moderatori dell’Opus concepiscono l’autorità come un servizio,
memori delle parole di Gesù: “I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano
su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. Non così dovrà
essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro
servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo;
appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito,
ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,25-28).
43. Quando lo si accetta come cosa volontaria ciò che comanda il moderatore
perde tutto il rigore e l’asprezza del comando. Perciò tra di noi
l’autorità dei superiori piuttosto che autorità di comandare deve essere
ministero di annunziare ciò che i membri stessi vogliono dal profondo
del loro animo, posto l’offerta che hanno fatto di loro stessi a Gesù per
mezzo di Maria al fine di vivere in tutto e per tutto nell’amore di Dio e
del prossimo.
44. I moderatori, nel comandare, terranno in considerazione la volontarietà
dell’obbedienza dei subordinati, e in questa volontarietà scorgeranno
autenticamente il metodo e la natura del governo che hanno
assunto. Da ciò i moderatori devono comprendere con quanta considerazione,
rispetto, timore e tremore debbono servirsi del potere di
comandare. Infatti, i membri dell’Opus cercano la perfezione e la perfezione
è l’amore sapiente, perciò i moderatori sono scelti per annunciare
come i fratelli possano agire più sapientemente nell’esercizio
della carità. Giudicare quale sia l’uso della carità più saggio in assoluto
supera del tutto le facoltà umane; per cui i moderatori devono sentirsi
tanto più impegnati a camminare nella luce divina e a seguire la
volontà di Dio come norma suprema e sicura. In ogni cosa dovranno
agire con la massima prudenza, perché, pur non conoscendo in ogni
cosa ciò che è più saggio, ciò non derivi da loro colpa, ma dai loro
limiti umani.
45. L’autorità del moderatore è puramente spirituale. Quindi deve influire
sulla libera volontà dei fratelli, altrimenti sarebbe inutile e non otterrebbe
ciò per cui è stata costituita.
46. Per questo i moderatori, tenendo presente quel detto: “Tutto è lecito!”.
Ma non tutto è utile! “Tutto è lecito!”. Ma non tutto edifica” (1 Cor
6,12), non devono comandare tutto ciò che possono di diritto, ma
devono piuttosto disporre gli incarichi con vera carità, tenendo conto
delle energie spirituali. Infatti non basta che l’incarico affidato sia commisurato
alle forze fisiche o intellettuali, ma deve anche corrispondere
alle forze spirituali.
L’abito
47. Il presbitero e il diacono dell’Opus indossano l’abito ecclesiastico.15
48. A titolo di abito religioso i membri studenti dell’Opus, anche se non
sono diaconi, portano l’abito clericale secondo il can 284.16
49. Per uniformità il clergyman sarà sempre nero in tutte le sue parti e la
talare romana senza fascia. L’obbligo dell’abito decorre dall’ammissione
allo studentato che è solennizzata con una cerimonia di vestizione.
50. L’abito deve essere “decoroso”. Ciò significa che, oltre alla qualità dell’abito,
si dovrà avere cura della sua pulizia, così come di tutta la persona.
Il riposo
51. Il riposo per il membro dell’Opus è un dovere e un diritto17. “Per sei
anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, ma nel settimo
anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti
del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna.
Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto. Per sei giorni farai
i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder
quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua
schiava e il forestiero” (Es 23,10-12).
52. Il periodo di riposo sarà al massimo di un mese e al minimo di quindici
giorni. Potrà esse continuato o distribuito nel corso dell’anno. Il tempo
del riposo sarà concordato con un responsabile che coordinerà le
richieste dei membri con le necessità dell’apostolato e le esigenze della
vita comunitaria.
53. Il membro dell’Opus non disgiungerà mai il riposo del corpo dal
riposo dello spirito per evitare di affaticarsi nella dissipazione. Programmerà
quindi attentamente le sue vacanze sia riguardo ai luoghi, agli
ambienti che al piano di vita.
54. Il membro dell’Opus ha il diritto e il dovere di provvedere alle esigenze
della sua vita interiore con un ritiro spirituale della durata di almeno
sei giorni ogni anno.18
55. Il membro dell’Opus ha il diritto e il dovere di seguire un piano di formazione
culturale personale19. Sceglierà un presbitero dell’associazione
più preparato di lui che gli faccia da tutor. La formazione permanente
deve procedere in stretto collegamento con il cammino di vita interiore
sotto la guida del Direttore Spirituale. Ci si guarderà bene dal separare
la vita intellettuale dalla vita spirituale.
56. I presbiteri celebrino mensilmente una Santa Messa secondo le intenzioni
dell’ Associazione stessa.
57. L’Associazione ha come ambito privilegiato di apostolato la diocesi in
cui nasce, con possibilità di estendere la propria attività e la propria esistenza
anche in altre diocesi.
58. L’attività degli associati in quanto membri dell’Associazione, quando
viene svolta fuori dal territorio della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli,
dovrà avere il benestare del Vescovo diocesano. L’Ordinario della
Diocesi in cui ogni associato presta il suo servizio, gli conferisce compiti
e mansioni pastorali, rispettando lo spirito e le finalità dell’Associazione,
in accordo col Moderatore generale.20
59. I membri presbiteri e diaconi dell’Opus porranno una particolare sollecitudine
nell’applicare generosamente quanto il diritto prevede circa la
condotta di vita dei chierici.21
CAPITOLO IV
La vita fraterna in comune
60. La vita in comune svolge per l’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ un ruolo
essenziale. Per questo il clima delle case dovrà essere di preghiera, di
silenzio e di studio. Le case non sono concepite, di per sé, come strumenti
di apostolato, ma come ambiente di vita della fraternità sacerdotale.
Qualora la casa abbia un carattere misto, si provvederà a far sì che
una o più ali siano separate dal resto e a integrale disposizione della
comunità dei membri dell’Opus.
61. In ogni casa costituita il Moderatore provvederà a redigere con l’accordo
dei membri presbiteri un orario e un regolamento della casa.
62. Nella casa si deve respirare un clima di raccoglimento e non di dissipazione.
Per questo il silenzio è di regola – oltre che in cappella – nei corridoi
in prossimità delle camere da letto, nelle camere stesse e in biblioteca.
Il silenzio stretto vige dappertutto dalla compieta alle lodi del
giorno dopo. È consentito rompere il silenzio solo per cause di vera
necessità e sempre parlando sottovoce.
63. Ogni membro dell’Opus accoglierà con gioia gli incarichi casalinghi
che gli verranno affidati dal moderatore della casa. Attraverso l’adempimento
degli obblighi che comportano si esercita fattivamente la carità e
si contribuisce alla crescita della comunità.
64. In ogni casa costituita si terrà una riunione settimanale di formazione
spirituale e culturale e di confronto sulla vita comune e l’apostolato.
65. Il cibo deve essere parco e sobrio, tranne le festività principali che devono
essere solennizzate.
66. L’arredamento delle camere da letto, degli uffici e in generale delle case
deve essere semplice ed essenziale.
L’ospitalità
67. L’ospitalità sarà praticata con generosità. “Non dimenticate l’ospitalità;
alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb
13,2).
68. Non ci potranno essere ospiti fissi. Ogni eccezione dovrà essere vagliata
e approvata esplicitamente dal Moderatore della casa con l’accordo dei
membri presbiteri.
69. Deve essere privilegiata in modo assoluto l’ospitalità per fini spirituali
(esercizi, ritiri, mini-ritiri, direzione spirituale).
70. L’ospite dovrà essere preso in carico da un responsabile – il foresterario
di turno o il membro che lo ha invitato – il quale veglierà su di lui, sulle
sue necessità materiali e spirituali, evitando che si senta a disagio e che
la sua presenza turbi lo svolgimento ordinato della vita di comunità.
71. La biblioteca è un prezioso strumento di lavoro, per questo deve essere
amata, rispettata, coltivata e frequentata. Una casa senza biblioteca è come
una fortezza senza armeria22. Oltre alla biblioteca personale di ciascuno
ogni casa dell’Opus deve avere una biblioteca comunitaria.
72. L’apostolato deve essere sorretto anche da una informazione puntuale
sugli eventi di cronaca. La casa dell’Opus deve avere almeno una rivista
e un quotidiano. Un responsabile deve prendersi cura di questo settore.
CAPITOLO V
La vita spirituale
73. Il membro dell’Opus è uomo di preghiera. Ama e pratica l’orazione
mentale o preghiera del cuore23. Per questo quando prega non legge
libri di meditazione ma medita lui, non legge effusioni di amore, ma
ama lui. Quando viene la desolazione la vive come un momento di preghiera.
Distingue la preghiera dalla lettura spirituale. Ha in grandissima
stima i libri spirituali, ma non confonde mai la lettura con la preghiera.
Non è la stessa cosa mangiare e osservare uno che mangia… L’unico
libro che lo accompagna nella preghiera vera e propria è la Bibbia.
74. “Si è missionari prima di tutto per ciò che si è […] prima di esserlo per
ciò che si dice o si fa”.24
75. La formazione del membro dell’Opus è basata sull’auto formazione,
per cui – seguendo in ciò l’insegnamento di san Benedetto (cfr. Regola,
c. 46) – sarà sollecito nel denunciare i propri sbagli al moderatore o alla
comunità per essere aiutato a correggersi, così come sarà pronto a ricorrere
– anche molto spesso se necessario – al sacramento della penitenza,
confidando di cuore nella sua immensa efficacia educativa.
76. Accoglierà volentieri e senza permalosità la correzione fraterna che gli
sarà rivolta da altri, mentre sarà molto parsimonioso e delicato nel farla
lui agli altri. Non correggerà mai un fratello in pubblico. “Se il tuo fratello
commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà,
avrai guadagnato il tuo fratello; se non ti ascolterà, prendi con te
una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre
testimoni. Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all’assemblea; e
se non ascolterà neanche l’assemblea, sia per te come un pagano e un
pubblicano” (Mt 18,15-17).
77. Tutte le settimane avrà luogo una breve riunione di verifica della vita
comunitaria da condurre con concretezza e serenità. “C’è qualcuno che
è sapiente ed esperto fra di voi? Mostri a partire da un bel modo di fare
le sue opere nella dolcezza della sapienza. Se invece avete zelo amaro e
egoismo nei vostri cuori, non gloriatevi e non mentite contro la verità.
Non è questa la sapienza che viene dall’alto, ma è una sapienza terrena,
psichica, diabolica. Dove c’è zelo e egoismo là c’è inquietudine e ogni
opera vana. Invece la sapienza che viene dall’alto prima di tutto è
schietta, poi pacifica, equa, docile, piena di misericordia e di frutti
buoni, non giudica, non dissimula. Un frutto di giustizia nella pace è
seminato da coloro che operano la pace” (Gc 3, 3-18).
78. La spiritualità dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ poggia come su quattro
pilastri: la lectio divina, l’orazione mentale (o ancora meglio: la preghiera
del cuore), l’Eucaristia, il Rosario. Sono le quattro pratiche a cui
ogni membro è tenuto25. Attorno ad esse si organizza anche la formazione
interna.
79. Ogni membro reciterà, in comune o da solo, almeno una corona quotidiana
del Rosario. Si preoccuperà di leggere, studiare e vivere il capitolo
ottavo della Lumen gentium e il Trattato della vera devozione. Il rapporto
tenero e filiale con la Mamma celeste deve essere la tonalità profonda
che accompagna sempre tutti i momenti e le espressioni della vita.
La sacra Scrittura
80. Il membro dell’Opus coltiva una autentica devozione per la Sacra Scrittura.
Si impegna a leggerla ogni giorno, a studiarla e pregarla. Qualunque
problema personale e di apostolato deve essere risolto ricorrendo
prima di tutto alla parola di Dio scritta. La predicazione, la direzione
spirituale, lo studio: insomma ogni attività di apostolato devono essere
regolate dalla Scrittura. L’Opus fa proprio con particolare serietà l’insegnamento
della Chiesa: “È necessario, dunque, che tutta la predicazione
ecclesiastica come la stessa religione cristiana sia nutrita e regolata
dalla sacra scrittura”.26
81. La Bibbia è l’unico libro (assieme alla Liturgia delle Ore e al Messalino)
che accompagna il membro dell’Opus durante la preghiera del
mattino.
La Chiesa
82. § 1. Un punto caratterizzante dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ vuole essere
la fedeltà al magistero esplicitamente intesa non solo nei confronti
del magistero solenne, ma anche nei confronti del magistero ordinario,
in particolare del Santo Padre.
§ 2. La fedeltà deve essere intelligente, cioè accompagnata sempre dallo
sforzo di capire e di interpretare. Rationabile obsequium.
83. § 1. Il regno di Dio “non può essere disgiunto né da Cristo né dalla
Chiesa” (Redemptoris missio, n. 18). Il membro dell’Opus deve vivere
una autentica mistica della Chiesa. La Chiesa per lui non è solo istituzione,
ma è soprattutto il misterioso Corpo di Cristo. Un corpo sempre
in crescita verso la santità di tutti e di ciascuno. Guarderà sempre al di
là degli uomini e delle apparenze per cogliere la realtà vera dello Spirito
di Gesù all’opera anche dentro le storture e le debolezze umane.
§ 2. L’amore alla Chiesa poi non può andare disgiunto dall’amore al
Papa. Perché “il cerchio perfetto della Chiesa Universale ha bisogno di
un centro unico, non per essere perfetto, ma per essere” (Soloviev). Al
papa si deve amore effettivo ed anche affettivo. Amore fatto di ascolto
docile e perseverante del suo magistero e di prontezza nell’accogliere
le sue indicazioni. Amore pronto a difendere con intelligenza e cuore il
papato di fronte ad ogni attacco e anche ad ogni riduzionismo. Lo
stesso deve dirsi del Vescovo diocesano che rappresenta, nella sua diocesi,
Cristo capo.
La formazione intellettuale
84. Nella grande Tradizione della Chiesa, indotti a ciò dallo stesso magistero,
si riconosce in modo speciale come maestro san Tommaso d’Aquino27,
senza escludere – nello spirito dello stesso magistero – tutti quegli
autori che hanno arricchito il pensiero cristiano, soprattutto quelli
che hanno unito alla dottrina la santità della vita. In questa prospettiva
l’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ nutre una grande stima per il servo di Dio
Antonio Rosmini, autentico maestro dei tempi moderni in piena continuità
con la tradizione del pensiero cristiano28.
85. La formazione intellettuale non deve mai essere staccata dalla vita:
“prima viene la vita, poi la dottrina, perché la vita conduce alla conoscenza
della verità”29. Va anzi vissuta come un momento importante dell’amore
di Dio e del prossimo. L’intelligenza è un prezioso dono di Dio
e un sigillo della sua presenza nell’uomo: “la mente dell’uomo è una
fiaccola del Signore” (Pr 20,27). “Intellectum valde ama”, ama molto la
tua intelligenza, dice sant’Agostino. Essa è una partecipazione della luce
divina e con essa si può illuminare il nostro prossimo. Per evitare il
rischio della scienza che gonfia (cfr. 1 Cor 8,2) bisogna fuggire la curiosità
disordinata e accettare generosamente i propri limiti.
86. Oltre agli studi di seminario o di università si deve prevedere una formazione
associativa. Inoltre ogni membro deve coltivare la sua formazione
personale sotto la guida del tutor. L’istituto deve far sì che chi ha i
mezzi studi e studi molto.
87. “Nel sacro rito dell’ordinazione, il vescovo ricorda ai presbiteri che devono
essere “maturi nella scienza”, e che la loro dottrina dovrà risultare
come “una spirituale medicina per il popolo di Dio”. Ora, bisogna che
la scienza del ministro sacro sia anch’essa sacra, in quanto derivata da
una fonte sacra e diretta a un fine altrettanto sacro. Deve pertanto esse-
re tratta in primo luogo dalla lettura e dalla meditazione della sacra
scrittura; ma suo fruttuoso alimento è anche lo studio dei santi padri e
dottori e degli altri documenti della tradizione. In secondo luogo, per
poter dare una risposta esauriente ai problemi sollevati dagli uomini
d’oggi, è necessario che i presbiteri conoscano a fondo i documenti del
magistero – specie quelli dei concili e dei romani pontefici – e che consultino
le opere di teologi seri e di dottrina sicura”.30
88. La vocazione missionaria e il discernimento dei “segni dei tempi” (Mt
16,3) suggeriscono un’attenzione particolare – oltre che alla teologia
spirituale – alla “nuova religiosità” e alla morale sociale, cioè alla “dottrina
sociale della Chiesa”.
La vita liturgica
89. § 1 Il membro dell’Opus, consapevole che nella liturgia “massimamente
nel divino sacrificio dell’eucaristia “si attua l’opera della nostra
redenzione””31, si sforza di unire all’impegno missionario la massima
attenzione alla celebrazione liturgica del mistero di Cristo. Il suo ideale
è di essere liturgo e missionario insieme, come gli angeli.32 Gusta lo spi-
rito di adorazione e il senso del sacro e del mistero di cui la liturgia è
permeata.
§ 2. Sa che la liturgia è realtà vivente e non statica, per cui accetta che
essa si sviluppi legittimamente. Si guarda bene dal mettere il passato in
opposizione con il presente, o il presente con il passato, anzi apprezza
quest’ultimo e si sforza di conoscerlo ed amarlo per viverlo e tradurlo
correttamente nel presente.
§ 3. Per questo conosce e pratica anche la liturgia preconciliare, facendo
uso – con il consenso del Vescovo diocesano – dell’indulto concesso
dal Santo Padre per la celebrazione dell’eucaristia secondo il Missale
romanum del 196233. In esso vede un provvidenziale strumento di apostolato
al servizio dell’unità della Chiesa, un segno della continuità
liturgica del rito romano e la possibilità di fruire in modo vivo di una
ricchezza teologica, liturgica e spirituale.
90. La liturgia è espressione esemplare della bellezza di Dio. Infatti: “Nella
liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste”.34 Per
questo deve essere molto curata negli atteggiamenti interiori, nei gesti
esteriori, negli abiti, negli spazi e nelle suppellettili.
91. § 1. La musica e il canto devono essere intesi come parti essenziali dell’azione
liturgica.
§ 2. Al canto gregoriano, nella liturgia romana, va attribuito un primato.
35
§ 3. Questo primato non va inteso in senso materiale. Si tratta piuttosto
di vedere nel gregoriano il modello, l’ispirazione e il criterio di discernimento
di ogni altra forma di canto liturgico.
92. È bene che venga coltivata anche la musica, in particolare l’organo.
Oltre che per l’immediata finalità liturgica essa è di grande importanza
per una formazione integrale.
93. Un responsabile veglierà sul buon andamento della liturgia in tutti i
suoi aspetti.
Gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola
94. Gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio di Loyola costituiscono uno strumento
privilegiato del nostro apostolato.
95. È indispensabile che ogni membro conosca bene gli Esercizi ignaziani e
li faccia con una certa frequenza.
96. Alcuni membri dell’Opus Mariæ Matris Ecclesiæ che ne hanno le qualità
diverranno guide degli Esercizi, affiancando inizialmente le guide più
esperte. Per questo continueranno a studiare a fondo il metodo, prepareranno
una “muta” completa di meditazioni e contemplazioni e la rinnoveranno
periodicamente.
La preghiera comunitaria
97. Pur orientata all’attività missionaria e pastorale, la vita comune comporta
un’indispensabile impegno di preghiera fatta insieme. Innanzitutto
la partecipazione alla preghiera ufficiale della Chiesa con la celebrazione
comunitaria di lodi e vespri, quindi la recita – anch’essa comunitaria
– di una corona del Rosario. Una volta al mese si farà un’ora di
adorazione eucaristica.
98 Accogliendo volentieri i suggerimenti della Chiesa i membri dell’Opus
dedicheranno almeno un’ora quotidiana all’orazione mentale.36 Essa
comprenderà mezz’ora di lectio divina della Sacra Scrittura.37 L’orazione
si svolgerà di norma in cappella al mattino prima delle azioni liturgiche.
La direzione spirituale
99. Si avrà cura particolare della direzione spirituale, sia praticandola che
facendola. Gli Esercizi Spirituali di sant’Ignazio costituiscono la scuola
ordinaria – teorico-pratica – di direzione spirituale.
100. Ogni membro deve avere un proprio direttore il cui nominativo sarà
comunicato per iscritto al Moderatore e da lui approvato.
L’umiltà
101. Fra tutte le virtù il membro dell’Opus ha particolare cura dell’umiltà.
Si sforzerà per questo di percorrere, con l’aiuto di Dio, i dodici gradi
di umiltà esposti da san Benedetto al capitolo VII della Regola.
CAPITOLO VI
Uscita e dimissioni
102. I membri, sia provvisoriamente che definitivamente incorporati, possono
recedere dall’Associazione comunicando per iscritto il loro proposito
al Moderatore generale. Questi aiuta l’interessato a verificare la
propria intenzione con responsabile consapevolezza. Constatata la
persistenza dell’intenzione, il Moderatore generale sancisce la definitiva
uscita dall’Associazione, col consenso del Consiglio direttivo,
secondo le disposizioni del diritto.38
103. La dimissione dei membri incorporati definitivamente può essere deliberata
per giusta causa dal Consiglio direttivo, a norma del can. 746
del CIC.
CAPITOLO VII
Governo dell’ Associazione
104. L’ Associazione svolge la propria attività in comunione sincera e totale
con il Romano Pontefice, in obbedienza filiale agli Ordinari delle Diocesi
in cui i membri operano, sotto la guida del Moderatore generale e
del Consiglio direttivo.39
105. § 1. Sono organi di governo della associazione:
– l’ Assemblea generale;
– il Moderatore generale;
– il Consiglio direttivo;
– il Moderatore di ogni Casa costituita;
– il Vicario;
– l’ Economo;
– il Responsabile della formazione;
– il Segretario del Consiglio direttivo;
§ 2. Ogni carica elettiva ha la durata di un triennio; quelle derivanti
dalla scelta del Moderatore generale fino alla revoca o alla elezione
del nuovo Moderatore generale.
§ 3 Per ogni carica è ammessa la rieleggibilità.
L’Assemblea generale
106. § 1. Tutti i membri incorporati in modo definitivo nella Associazione
hanno il diritto di partecipare all’Assemblea generale che viene convocata
dal Moderatore generale in via ordinaria. Egli stesso la presiede e
cura l’attuazione delle sue deliberazioni.
§ 2. Spetta all’Assemblea generale:
– eleggere il Moderatore generale e il Consiglio direttivo;
– dettare le disposizioni di carattere generale necessarie per l’applicazione
all’Associazione delle norme del Diritto Canonico universale e
delle presenti Costituzioni;
– proporre eventuali modifiche alle presenti Costituzioni. Per essere
approvate, esse abbisognano del voto unanime in prima votazione,
nelle successive della maggioranza qualificata dei due terzi;
– approvare i programmi apostolici dell’Associazione;
– esaminare gli atti di amministrazione del patrimonio e i rendiconti
annuali delle entrate e delle uscite, nonché il bilancio preventivo.
§ 3. L’Assemblea generale deve conservare il patrimonio spirituale
proprio dell’istituto essendo vero segno dell’unità nella carità.
107. Ogni tre anni viene convocata dal Moderatore generale uscente l’Assemblea
generale elettiva, presieduta dal vescovo di Massa Carrara –
Pontremoli, per procedere alla elezione del Moderatore generale e
del Consiglio direttivo.40
108. Funge da Segretario dell’Assemblea generale il Segretario del Consiglio
direttivo. Spetta a lui redigere il verbale dell’Assemblea, che viene controfirmato
dal Moderatore generale.
Il Moderatore generale
109. Il Moderatore generale dell’ Associazione esercita le sue funzioni nei
limiti del Diritto, secondo lo spirito delle presenti Costituzioni e le
indicazioni dell’Assemblea generale.
110. Egli viene eletto per un triennio dall’ Assemblea generale elettiva, presieduta
dal vescovo di Massa Carrara – Pontremoli, radunata in seduta
ordinaria a scrutinio segreto e con la maggioranza assoluta dei presenti.
111. Può essere eletto Moderatore generale il presbitero che sia stato definitivamente
incorporato nella Associazione dalla sua fondazione o da
almeno cinque anni.
112. Quando diventi vacante l’ufficio di Moderatore generale, svolgerà le
sue funzioni ad interim il Vicario. Egli curerà la convocazione dell’Assemblea
generale straordinaria con funzione elettiva entro il termine
di tre mesi dalla vacanza.
113. § 1. Il neo eletto Moderatore generale assume la presidenza dell’Assemblea
generale elettiva, che procede anzitutto alla elezione degli
altri quattro membri del Consiglio direttivo.
§ 2. Tra gli eletti il Moderatore generale designa il Vicario.
§ 3. Il Moderatore generale può procedere quindi all’immediato scioglimento
dell’Assemblea generale elettiva oppure decidere che essa
continui i suoi lavori come Assemblea generale ordinaria.
114. Il Moderatore generale designa tra i membri dell’Associazione il Responsabile
della formazione, l’Economo e il Segretario del Consiglio
direttivo.
115. Spetta al Moderatore generale dirigere tutte le attività dell’Associazione,
tenere l’amministrazione ordinaria con la collaborazione dell’economo,
convocare e presiedere l’Assemblea generale e il Consiglio
direttivo, curare l’applicazione delle loro delibere, rappresentare legalmente
l’ Associazione in ogni ambito.
116. Per i seguenti atti del Moderatore generale è richiesto il voto deliberativo
del Consiglio direttivo:
– l’ammissione definitiva di nuovi membri alla Associazione;
– l’erezione di nuove case e l’invio di membri della Associazione in
nuovi luoghi di missione;
– il decreto di espulsione di un membro ammesso con carattere definitivo;
– l’accettazione della richiesta di uscita dall’Associazione da parte di
un membro, già verificata dal Moderatore generale;
– la nomina dei Moderatori delle Case;
– gli atti di amministrazione straordinaria.
Il Consiglio direttivo
117. § 1. Il Consiglio direttivo della Associazione è obbligatoriamente composto
da presbiteri.
§ 2. Esso consta di cinque membri: il Moderatore generale e quattro
Consiglieri, espressi dall’Assemblea generale elettiva con votazioni
separate.
§ 3. Tra i quattro Consiglieri eletti il Moderatore generale designa il
Vicario.
118. § 1. Il Consiglio direttivo dura ordinariamente in carica tre anni, ma
viene rinnovato ogni volta che venga eletto un nuovo Moderatore
generale.
§ 2. Sono previste elezioni suppletive qualora uno o più consiglieri
decadessero dall’ufficio.
119. Il Consiglio direttivo delibera a maggioranza riguardo agli atti del
Moderatore generale di cui al n. 116 delle presenti Costituzioni.
120. Il Consiglio direttivo si riunisce almeno due volte in un anno, convocato
dal Moderatore generale con apposito ordine del giorno.
Il Moderatore di ogni casa costituita
121. § 1. Ogni Casa costituita con delibera del Moderatore generale e del
Consiglio direttivo è composta da almeno tre membri presbiteri. Tra
di essi il presbitero Moderatore la regge e ne regola la vita secondo lo
spirito della Associazione e ne cura l’amministrazione.
§ 2. Egli invia semestrale relazione al Moderatore generale in occasione
del Consiglio direttivo ordinario.
Il Vicario
122. Il Vicario della Associazione, scelto dal Moderatore generale tra i Consiglieri
eletti dall’Assemblea, affianca il Moderatore generale nello
svolgimento dei suoi compiti e, per sua delega, lo sostituisce negli atti
ordinari.
L’Economo
123. L’Economo è scelto dal Moderatore generale tra i membri della Associazione.
Egli ha cura del patrimonio della Associazione, sotto la direzione
del Moderatore generale e nei limiti del preventivo approvato
dall’ultima Assemblea generale. Redige il bilancio preventivo e consultivo
che viene annualmente approvato dall’Assemblea generale e dall’ordinario
della diocesi di Massa Carrara – Pontremoli.
Il Responsabile della formazione
124. Il Moderatore generale sceglie tra i membri della Associazione il
Responsabile della formazione. Egli cura l’educazione dei membri
provvisoriamente incorporati e la formazione permanente degli associati.
Il Segretario del Consiglio direttivo
125. Il Moderatore generale sceglie tra i membri della Associazione il
Segretario del Consiglio direttivo. Egli ha il compito di redigere il verbale
delle riunioni del Consiglio direttivo e dell’Assemblea generale,
di renderne esecutive le decisioni secondo le indicazioni del Moderatore
generale. Partecipa alle riunioni del Consiglio senza diritto al
voto, se non ne è membro.
CAPITOLO VIII
Norme varie
126. Il patrimonio della Associazione è costituito dalle quote versate dagli
associati, dall’eventuale ricavato di attività associative e da oblazioni,
donazioni, eredità e legati dei sodali e di terzi.
127. La devoluzione del patrimonio in caso di estinzione è stabilita dal
vescovo di Massa Carrara – Pontremoli a favore di altra persona giuridica
dell’ordinamento canonico con analoghe finalità spirituali e
missionarie.
128. Per quanto non espressamente previsto dalle presenti Costituzioni valgono
le norme del Codice di Diritto Canonico (CIC) e del Codice di
Diritto Civile (CDC).
CONCLUSIONE
Una volta che avrai messo in pratica tutto questo non pensare di aver fatto
tu gran cosa, ma di’ con sincerità: “Sono un servo inutile, ho fatto quanto
dovevo fare” (cfr. Lc 17,10) e ringrazia Dio che ti ha dato di compiere opere
che non ti lasceranno più: “Beati d’ora in poi, i morti che muoiono nel
Signore. Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro
opere li seguono” (Ap 14,13).
NOTE
1. Cfr. CIC, can. 301 (associazioni pubbliche) e 588, § 2 (istituti clericali).
2. Cfr. in particolare Codex Iuris Canonici (d’ora in poi: CIC), canoni 275, § 1 (unione e collaborazione
tra i chierici); 276 (tensione verso la santità); 278 (diritto di associazione); 280
(esortazione alla vita comune); 731-746 (società di vita apostolica); 578-597 (norme degli Istituti
di Vita Consacrata [IVC] che riguardano anche le Società di Vita Apostolica [SVA]). “In
vita sua ducenda ad sanctitatem persequendam peculiari ratione tenentur clerici, quippe qui,
Deo in ordinis receptione novo titulo consecrati, dispensatores sint mysteriorum Dei in servitium
Eius populi” (can. 276 § 1).
3. “La fede si rafforza donandola!” (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Redemptoris missio del 7
dicembre 1990, n. 2).
4. Cfr. can. 597, § 2.
5. Cfr. can. 641.
6. Cfr. can. 643. L’Associazione affida di norma i propri aspiranti al diaconato e al sacerdozio
– anche non associati (postulanti) – al Seminario Diocesano di Massa, il quale ne curerà la formazione,
con l’impegno della Diocesi di coinvolgere qualche sacerdote dell’Opus Mariæ
Matris Ecclesiæ nell’équipe dei formatori.
7. A norma del CIC, can 735 – 736 (l’ammissione e l’incorporazione nelle SVA); 641-645
(l’ammissione al noviziato).
8. Cfr. CIC, can 736 § 2.
9. Cfr. CIC, can. 127.
10 Cfr. CIC, can. 599; “Clerici obligatione tenentur servandi perfectam perpetuamque propter
Regnum coelorum continentiam, ideoque ad coelibatum adstringuntur, quod est peculiare
Dei donum, quo quidem sacri ministri indiviso corde Christo facilius adhærere possunt atque
Dei hominumque servitio liberius sese dedicare valent” (can. 277 § 1).
11. Cfr. 2 Cor 8,9.
12. Cfr. CIC, cann. 282 e 600.
13. Cfr. CIC, can. 741 § 2: “Sodales capaces quoque sunt, ad normam iuris proprii, bona temporalia
acquirendi, possidendi, administrandi de iisque disponendi […]”.
14. Cfr. CIC, can. 741 § 2: “[…] quidquid ipsis intuitu societatis obveniat, societati acquiritur”.
15. Il CIC prevede che “Clerici decentem habitum ecclesiasticum, iuxta normas ab Episcoporum
conferentia editas atque legitimas locorum consuetudines, deferant” (can 284). La Conferenza
Episcopale Italiana ha determinato questo canone come segue: “Salve le prescrizioni
per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico deve indossare l’abito talare o il clergyman”
(Enchiridion CEI, vol. 3, 1590).
16. Cfr. can 669 § 2: “Religiosi clerici instituti, quod proprium non habet habitum, vestem
clericalem ad normam can. 284 assumant”.
17. “Ipsis autem competit ut debito et sufficienti quotannis gaudeant feriarum tempore, iure
universali vel particulare determinato” (can. 283 § 2).
18. Cfr. CIC, can. 276 § 2, 4°.
19. Cfr. CIC, can. 279.
20. Cfr. CIC, cann. 737-740.
21. Cfr. cann. 273-289.
22. Da un antico detto monastico: Monasterium sine armario sicut castrum sine armamentario.
23. “Sollicitantur ut orationi mentali regulariter incumbant” (CIC, can. 276 § 2, 5°); cfr. can.
246 § 3.
24. Redemptoris missio, n. 23.
25 “Ut […] perfectionem persequi valeant: 1° imprimis ministerii pastoralis officia fideliter et
indefesse adimpleant; 2° duplici mensa sacræ Scripturæ et Eucharistiæ vitam suam spiritualem
nutriant; enixe igitur sacerdotes invitantur ut cotidie Sacrificium eucharisticum offerant
[…]; 3° obligatione tenentur sacerdotes necnon diaconi ad presbyteratum aspirantes cotidieliturgiam horarum persolvendi secundum proprios et probatos liturgicos libros […]; 4° pariter
tenentur ad vacandum recessibus spiritualibus, iuxta iuris particularis præscripta; 5° sollicitantur
ut orationi mentali regulariter incumbant, frequenter ad pænitentiæ sacramentum
accedant, Deiparam Virginem peculiari veneratione colant, aliisque mediis sanctificationis
utantur communibus et particularibus”.
26. Concilio ecumenico Vaticano II, costituzione dogmatica Dei verbum, n. 21; Cfr. 2 Tim 3,15.
27. Cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, decreto Optatam totius, n. 16 e Idem, dichiarazione
Gravissimum educationis, n. 10.
28. Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota sul valore dei Decreti dottrinali concernenti
il pensiero e le opere del Rev.do Sac. Antonio Rosmini Serbati, 1 luglio 2001.
29. San Tommaso d’Aquino [in realtà Pietro de Scala], Lettura sul Vangelo di Matteo 5,4; cfr. At
1,1; Mt 5,19b.
30. Concilio ecumenico Vaticano II, decreto Presbyterorum ordinis, n. 19.
31. Concilio ecumenico Vaticano II, costituzione Sacrosanctum concilium, n. 2; “Perciò, come il
Cristo fu inviato dal Padre, così anch’egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo, non
solo perché, predicando il vangelo a tutti gli uomini, annunziassero che il figlio di Dio con la
sua morte e resurrezione ci ha liberati dal potere di satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel
regno del Padre, ma anche perché attuassero, per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, sui
quali s’impernia tutta la vita liturgica, l’opera della salvezza che annunziavano” (Ibid., n. 6).
32. “La liturgia infatti, mediante la quale, massimamente nel divino sacrificio dell’eucaristia,
“si attua l’opera della nostra redenzione”, contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano
nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera
chiesa, che ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata
di realtà invisibili, ardente nell’azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e
tuttavia pellegrina; tutto questo in modo che quanto in essa è umano sia ordinato e subordinato
al divino, il visibile all’invisibile, l’azione alla contemplazione, la realtà presente alla città
futura verso la quale siamo incamminati. In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica
quelli che sono nella chiesa in tempio santo nel Signore, in abitazione di Dio nello spirito,
fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo in modo mirabile
irrobustisce le loro forze per predicare il Cristo; e così a coloro che sono fuori mostra la
chiesa come segno innalzato sui popoli, sotto il quale i dispersi figli di Dio si raccolgano in
unità, finché si faccia un solo ovile e un solo pastore” (Ibid., n. 2).
33. Congregazione per il Culto Divino, Lettera Quattuor abhinc annos del 3 ottobre 1984: AAS
76 (1984) 1088; cfr. Giovanni Paolo II, m. p. Ecclesia Dei del 2 luglio 1988: AAS 80 (1988)
1496-1498.
34. Concilio ecumenico Vaticano II, costituzione Sacrosanctum concilium, n. 8.
35 “La chiesa riconosce il canto gregoriano come proprio della liturgia romana: perciò, nelle
azioni liturgiche, a parità di condizioni, gli si riservi il posto principale” (Ibid., n. 116).
36 Cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, decreto Presbyterorum ordinis, n. 18; can 276, § 5.
37 Cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, decreto Presbyterorum ordinis, n. 19; Idem, decreto Perfectæ
caritatis, n. 6; Idem, decreto Optatam totius, nn. 4.8.16; Idem, decreto Apostolicam actuositatem,
n. 4; CIC, can 276 § 2, 2°.
38. Cfr CIC, cann. 742-746 (la dimissione dei membri delle SVA); 694-704 (la dimissione dei
religiosi).
39. Cfr. CIC, cann. 738 (subordinazione ai moderatori e ai vescovi diocesani) ; 578: “Fundatorum
mens atque proposita a competenti auctoritate ecclesiastica sancita circa naturam,
finem, spiritum et indolem instituti, necnon eius sanæ traditiones, quæ omnia patrimonium
eiusdem instituti constituunt, ab omnibus fideliter servanda sunt”; 586-594 (la legittima autonomia).
40. “Electionibus […] supremi Moderatoris instituti iuris dioecesani præest Episcopus sedis
principis” (CIC, can. 625, § 2).
41. Cfr. CIC. cann. 625, § 2 e 164-179 (procedura da seguire per le elezioni canoniche).