Domenica 6 aprile 2025. Come l’adultera del Vangelo, anche i malati sperimentano la consolazione della vicinanza risanante di Dio. Il Papa difende i medici dalle aggressioni e, senza dimenticare Ucraina e Terra Santa, prega anche per Haiti, dove sono morte due suore, vittime della violenza sempre più sfrontata delle bande criminali
di Michele Brambilla
Papa Francesco, in occasione del Giubileo dei malati, il 6 aprile si fa accompagnare in piazza S. Pietro. Nel testo per l’Angelus il Pontefice ricorda che «il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della donna colta in adulterio (Gv 8,1-11). Mentre gli scribi e i farisei vogliono lapidarla, Gesù restituisce a questa donna la bellezza perduta: lei è caduta nella polvere; Gesù su quella polvere passa il suo dito e scrive per lei una storia nuova». Non è quindi solo parola, diventa determinante «il “dito di Dio”, che salva i suoi figli (cfr Es 8,15) e li libera dal male (cfr Lc 11,20)».
L’adultera fu risanata nell’anima e preservata nell’integrità corporea evitando la sua lapidazione. Sono tutte “carezze” di Gesù nei suoi confronti e «anche ora nella convalescenza sento il “dito di Dio” e sperimento la sua carezza premurosa», confida Francesco. «Nel giorno del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro. E prego per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni», dice il Papa pensando a molti casi di cronaca recenti. Il Pontefice ribadisce che «la loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata».
Quanto alla “cultura dello scarto”, «auspico che si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri». Ed ecco l’aggettivo più abusato di questo decennio (“inclusivo”) venire utilizzato, in maniera molto più appropriata, per lanciare un messaggio nella sua sostanza anti-eutanasico. Sempre contro la “cultura dello scarto” il Papa ci tiene a ringraziare «le detenute del carcere femminile di Rebibbia per il biglietto che mi hanno mandato. Prego per loro e per le loro famiglie».
Il vocabolo “inclusivo” risuona anche nell’accenno alla Giornata mondiale dello sport, dato l’auspicio di una pratica sportiva che «sia segno di speranza per tante persone che hanno bisogno di pace e di inclusione sociale, e ringrazio le associazioni sportive che educano concretamente alla fraternità» e non ad una competizione assolutizzata.
Toccando l’argomento delle guerre, «continuiamo a pregare per la pace: nella martoriata Ucraina, colpita da attacchi che provocano molte vittime civili, tra cui tanti bambini. E lo stesso accade a Gaza, dove le persone sono ridotte a vivere in condizioni inimmaginabili, senza tetto, senza cibo, senza acqua pulita». Parlando della Terra Santa, tenendo conto delle esigenze di entrambe le parti in conflitto, i desiderata del Santo Padre sono che «tacciano le armi e si riprenda il dialogo; siano liberati tutti gli ostaggi e si soccorra la popolazione».
In generale, «preghiamo per la pace in tutto il Medio Oriente; in Sudan e Sud Sudan; nella Repubblica Democratica del Congo; in Myanmar, duramente provato anche dal terremoto; e ad Haiti, dove infuria la violenza, che alcuni giorni fa ha ucciso due religiose». Il riferimento è al recente assassinio di due suore dell’Ordine di S. Teresa da parte delle gang di criminali che spadroneggiano nell’anarchia che caratterizza l’isola.