Lunedì 19 dicembre 2022. Il Signore ci invita al discernimento, mentre Lui si occupa di trarre il bene anche dalle “righe storte” dell’umanità
di Michele Brambilla
Papa Francesco, all’Angelus del 18 dicembre, invita a soffermarsi sul fatto che «oggi, quarta e ultima domenica di Avvento, la liturgia ci presenta la figura di San Giuseppe (cfr Mt 1,18-24). È un uomo giusto, che sta per sposarsi. Possiamo immaginare che cosa sogni per il futuro: una bella famiglia, con una sposa affettuosa e tanti bravi figli, e un lavoro dignitoso: sogni semplici e buoni, sogni della gente semplice e buona» come il carpentiere che discende da re Davide. «Improvvisamente, però, questi sogni si infrangono contro una scoperta sconcertante: Maria, la sua promessa sposa, aspetta un bambino e questo bambino non è suo», ma di Dio.
Giuseppe fatica a credere a Maria, che gli parla dell’angelo e dell’intervento dello Spirito Santo. «La Legge gli dà due possibilità. La prima è denunciare Maria e farle pagare il prezzo di una presunta infedeltà. La seconda è annullare il loro fidanzamento in segreto, senza esporre Maria allo scandalo e a conseguenze pesanti, prendendo però su di sé il peso della vergogna. Giuseppe sceglie questa seconda via, la via della misericordia», che gli sembra quella più appropriata pensando alla rettitudine fino ad allora dimostrata dalla Madonna, «ed ecco che, nel cuore della crisi, proprio mentre pensa e valuta tutto questo, Dio accende nel suo cuore una luce nuova: in sogno gli annuncia che la maternità di Maria non viene da un tradimento, ma è opera dello Spirito Santo, e il bambino che nascerà è il Salvatore» atteso dall’umanità. Accetta, così, una missione insperata, e si consacra alla protezione del Nascituro e di sua Madre.
«Fratelli, sorelle, che cosa dice Giuseppe oggi a noi? Noi pure abbiamo i nostri sogni, e forse a Natale ci pensiamo di più, ne parliamo insieme», dice il Papa. «Magari rimpiangiamo alcuni sogni infranti e vediamo che le migliori attese devono spesso confrontarsi con situazioni inattese, sconcertanti. E quando questo accade, Giuseppe ci indica la via: non bisogna cedere a sentimenti negativi, come la rabbia e la chiusura, questa è la via sbagliata! Occorre invece accogliere le sorprese, le sorprese della vita, anche le crisi, con un’attenzione: che quando si è in crisi non bisogna scegliere di fretta secondo l’istinto, ma lasciarsi passare al setaccio», ovvero applicare il giusto discernimento sulle nostre scelte, come lo stesso Pontefice sta spiegando nelle udienze di questi mesi.
«Quando si abita la crisi senza cedere alla chiusura, alla rabbia e alla paura, ma tenendo aperta la porta a Dio, Lui può intervenire. Lui è esperto nel trasformare le crisi in sogni: sì, Dio apre le crisi a prospettive nuove, che noi prima non immaginavamo, magari non come noi ci aspettiamo, ma come Lui sa. E questi sono, fratelli e sorelle, gli orizzonti di Dio: sorprendenti, ma infinitamente più ampi e belli dei nostri», prosegue il Santo Padre.
E a proposito degli angusti orizzonti umani, non è sfuggito alla Santa Sede il tentativo di riaccendere, tramite un blocco stradale inscenato da finti ambientalisti (in realtà agenti azeri), il conflitto tra Armenia e Azerbaigian: «mi preoccupa la situazione creatasi nel Corridoio di Lachin, nel Caucaso Meridionale. In particolare sono preoccupato per le precarie condizioni umanitarie delle popolazioni, che rischiano ulteriormente di deteriorarsi nel corso della stagione invernale. Chiedo a tutti coloro che sono coinvolti di impegnarsi a trovare soluzioni pacifiche per il bene delle persone». Un pensiero anche al Perù, in subbuglio dopo l’arresto del presidente golpista Pedro Castillo.