Domenica 12 gennaio 2025

In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco». Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento». (Lc 3,15-16.21-22)


La prima manifestazione sensibile dello Spirito Santo è descritta nel vangelo odierno. Lo Spirito Santo riguarda noi tutti battezzati, perché viviamo la Sua presenza. Siamo tempio dello Spirito Santo, siamo Spirito Santo incarnato. E’ indispensabile essere in confidenza con Lui. Altrimenti la nostra vita cristiana diviene una fredda obbedienza legale. Senza il Paraclito – Consolatore ottimo – manca il “buon consiglio” che ci rende capaci di scelte originali, uniche e fragranti, perché ogni anima è unica. Nel credo domenicale diciamo: “Lo Spirito Santo è Signore e dà la vita”, nel senso che la vita soprannaturale, la vita eterna, cioè l’anima, viene fatta regolarmente da Dio. Chi non rinasce dall’acqua e dallo Spirito, non può entrare nel regno di Dio (Gv 3, 4-6). La prima urgenza nella vita cristiana è ricevere il battesimo. E’ la porta d’ingresso della salvezza, nel Santo Spirito. Qual è dunque la sorte dei bambini non battezzati? Possiamo escludere la tesi del limbo, che il Magistero della Chiesa non ha mai reso ufficiale. Sarebbe una dimensione esistenziale priva di pena e di gioia, uno stato amorfo di vita non compiuta. Oggi, da una lettura più approfondita della Bibbia, la Chiesa afferma che un bambino non battezzato si salva e si unisce subito alla schiera dei beati nel Regno di Dio. Questa conclusione deriva dalla prima dimensione esistenziale del Padre: “Dio è amore e vuole che tutti siano salvi”. Un’ulteriore motivo di ricerca riguarda ognuno noi. Un’anima incompiuta, la siamo un po’ tutti. Soltanto il “santo” tendenzialmente è privo di incompiutezza, perché chiede perdono dei propri peccati. Comunque, ci si affida alla grazia di Dio. Lui solo può portarci a mettere a frutto tutti i nostri talenti. “Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti vivono per Lui” (Lc 20, 38). Vivere in pienezza vuol dire raggiungere una maturità umana e cristiana, che si raggiunge in un certo numero di anni, secondo un percorso singolare per ognuno. “Tutti saremo trasformati” (1Cor 15, 51). Nessuno di noi lascia questa vita pienamente compiuto, anzi vediamo spesso tanti momenti della nostra vita “dove si poteva fare meglio”, ma i nostri difetti, povertà, peccati ci hanno influenzato. Se nel Regno del Padre fossero fissati i nostri attuali limiti, sarebbe un ben triste avvenire! Quando saremo innanzi a Dio, udremo questa ottima proposizione: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21, 4-5).

 

Comments are closed.