In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio». Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». (Mc 10, 17-30)
Carlo Marx fece sul denaro un’analisi molto penetrante; parla di “onnipotenza alienante del Dio del denaro”. Tutto quanto posso disporre mediante denaro, tutto quanto io posso pagare mi corrisponde, io sono quello che posso acquisire mediante moneta. Quanto è esteso il potere d’acquisto del denaro, tanto esteso il mio stesso potere. Posso essere poco attraente, ma posso comperare tutte le donne che voglio, quindi sono bello. Ho un passo claudicante ma posso comperare due splendidi cavalli, quindi è come se avessi otto gambe gagliarde. Ma se i soli bisogni dell’uomo sono quelli economici – secondo la visione materialista di Marx – come si fa a dimostrare che quello del denaro è un potere alienante e disumano? In questo modo non si va oltre le invettive classiche.
Virgilio parlava già di “esecranda fame dell’oro”. Anche Shakespeare si scagliò contro di esso: “Dannato metallo, tu prostituta comune dell’umanità che rechi la discordia fra i popoli…Tu dio invisibile che fondi insieme strettamente le cose impossibili e le costringi a baciarsi!”. Sono grida impotenti di cui il “dio denaro”, per così dire, se ne ride. Una critica efficace è possibile solo se partiamo da un’istanza superiore. Gesù infrange il potere del denaro proponendo il Regno di Dio, verso cui il denaro rende difficile se non impossibile l’ingresso: “L’attaccamento al denaro è la radice di tutti i mali” (1Tim 6, 10). Gesù non lascia senza speranza neanche il ricco. La questione di fondo non è se il ricco si salva ma “quale ricco si salva”. La Sacra Scrittura traccia un bel ritratto del ricco cristiano:
“Ai ricchi di questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull’incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera” (1Tim 6, 17ss).