In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Giovanni 15,26-27 – 16,12-15).
Molti cristiani, se domandassimo loro che cosa sanno dello Spirito Santo, darebbero risposte molto evanescenti. Sicuramente, è un personaggio impegnativo. Mentre il Padre e il Figlio evocano un volto, lo Spirito sembra alludere a qualcosa di troppo vago, di sfuggente, di imprendibile. Appartiene alla natura stessa dell’invisibile il fatto di non poter essere rappresentato mediante immagini. Lo Spirito non cerca una visibilità propria, ma vuole essere totalmente al servizio del Padre e del Figlio. Se però guardiamo a cosa accadde nel giorno della Pentecoste, è possibile intuire cosa egli voglia operare nella vita di ogni credente. È come un vento di cui non conosci la provenienza, è come un fuoco che non sai da dove sia sgorgato. Percepisci i fremiti di questi due agenti misteriosi, e i riflessi che ne conseguono profondamente nella tua interiorità. Rivivi con stupore l’evento pentecostale.
Lo Spirito Santo si esprime secondo una triplice modalità. La prima forma è leggera, discreta, affidata a movimenti interiori. Lo Spirito ci parla con una voce che è «più dentro di noi di noi stessi», secondo le parole dello scrittore francese Paul Claudel (1868-1955). Essendo leggera come un soffio, essa ha bisogno di grande silenzio per essere udita. Provoca lacrime di dolcezza, in un pianto liberante. Gesù è ora una dolcissima presenza. Entriamo nella conoscenza delle parole e dei gesti del Salvatore più di quando Egli era fisicamente presente: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me». La memoria di Gesù diventa palpitante presenza.
La seconda forma non è tanto legata alla dolcezza quanto alla fortezza, alla fierezza e al coraggio. Lo vediamo nel vigore della predicazione dei primi apostoli, dopo la Pentecoste. Essi hanno ottenuto un vigore che non poteva essere opera loro, diventano testimoni e profeti, pronti a proclamare la follia della croce e a rischiare essi stessi il sospetto di follia. Lo Spirito Santo vi porterà dovunque nel mondo, soprattutto dove c’è miseria e povertà. Allora non serve neanche fare lunghi discorsi su Cristo: anche il silenzio, quando assume il volto della pietà, può diventare un grido profetico inarrestabile.
Il terzo rilievo è legato allo Spirito di comunione. Lo sguardo sulla persona umana diviene lo stesso di Cristo. Il prossimo è immagine e somiglianza di Dio, potenziale santo. Dove manca il Vangelo che tu ora possiedi, vedi il prossimo cadere nelle tenebre. Da qui la tensione dei santi a tenere le porte aperte al dialogo, attendendo che Dio doni la chiave di ogni cuore. Viaggiando in terre lontane, entri in chiesa e vedi qualcosa di assai familiare – un tabernacolo e Maria – più tanti altri aspetti che vi ruotano attorno, e che sono l’angolo da cui si è inserito il Vangelo in quel popolo, tutto valorizzato da Gesù e dalla Beata Vergine.