Domenica 26 maggio 2024

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Matteo 28,16-20).


«Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,15). Il vincolo che ci unisce alla Trinità è l’adozione.

In ambito umano essa può essere una via irta di difficoltà, perché i bambini adottati possono soffrire di ribellione e manifestare forme di violenza che può sembrare torva ingratitudine. Ma c’è una grazia per ogni situazione che Dio ha voluto. I genitori adottivi hanno spesso mostrato una pazienza sovrumana, veramente legata agli ultimi quattro attributi della carità: «Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1Cor 13,7). L’adozione divina che fa da modello a quella umana si fonda sul fatto che Gesù nel battesimo ci ha assunti come fratelli, ci ha dato il suo Spirito, ci ha uniti come membra vive del suo corpo, ha fatto di noi una sola famiglia, ci ha presentati «al Padre in un solo Spirito» (Ef 2,18). Prima siamo divenuti fratelli e poi figli: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, (…) perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4). «Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). Questo è per noi la Trinità: la nostra Famiglia!

Il figlio adottivo eredita tutto se è solo, o comunque condivide con gli altri eredi, pur non avendo fatto nulla per meritarlo. Certo, il figlio adottivo non riceve il sangue dei genitori: è posto in un orizzonte, a parte l’amore, anzitutto giuridico. Diversamente, noi riceviamo non solo il nome di figli, ma anche la vita intima dello Spirito: siamo «chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!» (1Gv 3,1). Ancora, un figlio naturale deve staccarsi dai genitori. Nella vita spirituale accade il contrario: in noi scorre la vita dello Spirito, che ci tiene uniti sempre pienamente a Dio, come i tralci alla vite.

I genitori adottivi continuano ad amare i figli anche quando commettono cose terribili. Così è l’amore del Padre! Spesso infanghiamo il suo nome, ma lui continua a chiamarci suoi figli con immensa magnanimità e pazienza: si fa carico di noi e di tutte le nostre piccolezze. Ma l’adozione è anche fonte di immensa gioia, fondata sul dare. Infine, i figli adottivi spesso edificano belle famiglie e poi vogliono a loro volta adottare: il bimbo adottato sviluppa un amore unico verso i genitori. Così il Padre eterno ha riempito di santi il paradiso. La Trinità – scopriamolo sempre più – è la nostra famiglia. Carissimi genitori che avete adottato, ecco che scoprite di essere in ottima compagnia, perché Dio è un Padre adottivo, e così pure Maria Santissima è madre di noi, tutti fratelli minori del Signore Gesù.

 

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