Dono e risposta

Venerdì 1 novembre, Ognissanti. La santità è proposta, non imposta, all’uomo, ma una volta accolta ci mostra il cammino dell’amore

di Michele Brambilla

L’Angelus del 1 novembre, solennità di Tutti i Santi, è introdotto da Papa Francesco osservando che le Beatitudini costituiscono «la carta d’identità del cristiano». «È una carta di identità nostra, e anche la via della santità», prosegue il Papa auto-citandosi (cfr Esort. ap. Gaudete et exsultate, 63): «Gesù ci mostra un cammino, quello dell’amore, che Lui stesso ha percorso per primo facendosi uomo, e che per noi è ad un tempo dono di Dio e nostra risposta».

Bisogna infatti chiarire anzitutto che la santità «è dono di Dio, perché, come dice san Paolo, è Lui che santifica», in modo che «in noi, come diceva il beato Carlo Acutis, ci sia sempre “meno io per lasciare spazio a Dio”». La citazione del futuro santo milanese «ci porta al secondo punto: la nostra risposta. Il Padre dei cieli, infatti, ci offre la sua santità, ma non ce la impone. La semina in noi, ce ne fa sentire il gusto e vedere la bellezza, ma poi aspetta la nostra risposta. Lascia a noi la libertà di seguire le sue buone ispirazioni, di lasciarci coinvolgere dai suoi progetti, di fare nostri i suoi sentimenti (cfr Dilexit nos, 179)» verso ogni creatura. In proposito, «pensiamo, ad esempio, a san Massimiliano Kolbe, che ad Auschwitz chiese di prendere il posto di un padre di famiglia condannato a morte; o a santa Teresa di Calcutta, che spese la sua esistenza al servizio dei più poveri tra i poveri; o al vescovo sant’Oscar Romero, assassinato sull’altare per aver difeso i diritti degli ultimi contro i soprusi dei prepotenti».

Potremmo «fare la lista di tanti santi, tanti: quelli che veneriamo sugli altari e altri, che a me piace chiamare i santi “della porta accanto”, quelli di tutti i giorni, nascosti, che portano avanti la loro vita cristiana quotidiana» nell’apparente anonimato delle nostre città. Chiediamo anche per noi, nella preghiera, il dono di una vita santa. 

Sono tante le intenzioni di preghiera che il Santo Padre elenca al termine dell’Angelus. «Esprimo la mia vicinanza al popolo del Ciad, in particolare alle famiglie delle vittime del grave attentato terroristico di alcuni giorni fa, come pure a quanti sono stati colpiti dalle alluvioni. E a proposito di queste catastrofi ambientali, preghiamo per le popolazioni della penisola iberica, specialmente della comunità valenciana, travolte dalla tempesta “DANA”: per i defunti e i loro cari, e per tutte le famiglie danneggiate. Il Signore sostenga chi soffre e chi porta soccorso» agli alluvionati. 

Nel pregare per i Paesi in guerra, il Papa definisce ogni conflitto armato «il trionfo della menzogna, della falsità: si cerca il massimo interesse per sé e il massimo danno per l’avversario, calpestando vite umane, ambiente, infrastrutture, tutto; e tutto mascherato di menzogne». 

Il 2 novembre «sarà l’annuale Commemorazione di tutti i fedeli defunti. Chi può in questi giorni va a pregare sulla tomba dei propri cari. Anch’io domani mattina andrò a celebrare la Messa nel Cimitero Laurentino di Roma. Non dimentichiamolo: l’Eucaristia è la più grande e la più efficace preghiera per le anime dei defunti», aggiunge il Papa. 

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