Il soprannaturale può entrare nella storia per aiutare i fedeli
di Marco Invernizzi
Padre Angelo Tentori, un importante mariologo scomparso da pochi anni, era solito dire a proposito delle apparizioni di Medjugorje che, se anche non fossero state autentiche, ormai il Signore se ne era impadronito. È precisamente quello che ha fatto la Chiesa, concedendo a Medjugorje il massimo riconoscimento previsto dalle nuove norme, introdotte il 17 maggio scorso dal Dicastero per la dottrina della fede a proposito degli eventi soprannaturali: in quella parrocchia della Erzegovina, dal 1981 vengono trasmessi messaggi della Madonna complessivamente conformi al Vangelo e, in generale, i frutti sono straordinariamente buoni, con numeri impressionanti: oltre 47 milioni di comunioni dal 1985 al 2024 e oltre un milione di sacerdoti (1.060.799) che hanno concelebrato la Messa dal dicembre 1986 a giugno 2024.
E naturalmente questo non significa che un giorno non possa arrivare anche il riconoscimento della soprannaturalità, quando le apparizioni saranno terminate e se il Pontefice deciderà in tal senso.
Io non vi racconterò quello che potere leggere nella Nota del Dicastero per la dottrina della fede che ha concesso il nulla osta, né vi dirò quello che potete ascoltare nella conferenza stampa di presentazione della Nota da parte del prefetto, card. Victor Manuel Fernàndez, del segretario mons. Armando Matteo e del direttore editoriale Andrea Tornielli. Aggiungo la gratitudine alla Chiesa, in primis al Papa, da parte mia e della famiglia spirituale di Alleanza Cattolica per questo gesto tanto importante e significativo. A Medjugorje si recano circa tre milioni di pellegrini ogni anno: io ci sono stato tre volte, la prima quando ancora c’era il regime socialcomunista del generale Tito, nel 1986, ed è una realtà mondiale, il più importante fenomeno di nuova evangelizzazione attualmente esistente. La conversione, infatti, è la sua cifra principale, cioè il fatto che lì vanno molte persone non tanto, o non soltanto per chiedere delle Grazie, ma per trovare o ritrovare la fede. E sono decine di migliaia gli esempi di chi ha cambiato la propria vita dopo un pellegrinaggio, o anche un semplice passaggio nella cittadina sperduta della ex-Jugoslavia. Lì il Sacramento della Confessione è praticato in modo costante ed è frequentatissimo nella parrocchia, come testimoniano i tanti preti che hanno avuto la ventura di entrare in un confessionale a Medjugorje per uscirne distrutti tante ore dopo.
Ma Medjugorje non è solo questo, nel senso che non è soltanto un luogo di devozione, di preghiera e di pace. Certo, la Regina della pace ci ha chiesto per decenni di pregare e digiunare per la pace, prima per scongiurare la guerra atomica fra l’Unione Sovietica e il mondo libero negli Anni Ottanta, poi per porre fine alla guerra nella ex-Jugoslavia, colpita da un conflitto civile negli Anni Novanta fra serbi, croati e musulmani, oggi per scongiurare che la “terza guerra mondiale a pezzi” diventi una guerra totale, che rischierebbe di cancellare la vita nel mondo.
Medjugorje è certamente questo, così come è un costante invito a cercare la pace del cuore attraverso la preghiera, ma è anche qualcosa d’altro.
Medjugorje è strettamente legata alle apparizioni di Fatima, come la Madonna stessa ha detto in un messaggio del 25 agosto 1991, quando disse che le apparizioni avvenivano per portare a compimento quanto iniziato a Fatima.
Entrambe, infatti, sono profezie che riguardano anche il futuro. Profezie storiche potremmo dire, nel senso che non sono soltanto devozioni che riguardano la vita personale dei fedeli, ma esprimono un giudizio sulla storia dell’umanità e sul rapporto fra il mondo e l’azione evangelizzatrice della Chiesa. In questo senso sia Fatima sia Medjugorje aiutano i fedeli a discernere la nostra epoca, un tempo di persecuzione dei cristiani, che precede il trionfo del Cuore immacolato di Maria promesso dalla Madonna a Fatima. Tutto ciò è stato spiegato da Benedetto XVI nell’omelia pronunciata sulla spianata del santuario di Fatima il 13 maggio 2010, quando ha detto: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa. (…) L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo… Nella Sacra Scrittura appare frequentemente che Dio sia alla ricerca di giusti per salvare la città degli uomini e lo stesso fa qui, in Fatima, quando la Madonna domanda: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori? (Memorie di Suor Lucia, I, 162)”».
Anche oggi la Regina della pace cerca uomini e donne per salvare il mondo dalla guerra e per favorire l’avvento di un tempo di fraternità fra gli uomini.
Come Fatima, anche Medjugorje ha avuto e continua ad avere detrattori e nemici, anche fra i cattolici, sia da parte di chi non ammette che il soprannaturale entri nella storia, sia da parte di chi non vuole accettare il modo scelto da Maria per aiutare la Chiesa e l’umanità. Entrambi oggi hanno potuto constatare la prudenza lungimirante della Chiesa che, attraverso il suo Magistero, ha detto ai fedeli di non avere timore di venerare la Madre di Dio nella parrocchia di Medjugorje attraverso i suoi Messaggi.