In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:
«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Lc 11, 5-13)
Non era semplice alzarsi in piedi nelle case dell’antico Israele durante la notte, perché generalmente erano fatte di una sola stanza. Le persone dormivano per terra, distesi su delle stuoie, che quindi che occupavano integralmente il pavimento. Ma il “Padre Nostro”, di cui si parla nei versetti precedenti (Lc 11,1-4), è una preghiera da recitare in piedi. Pronti a partire, dopo aver ricevuto gli ordini, dopo aver capito. Non è una preghiera che consenta fuga o alibi. Nella preghiera Dio ci arruola per delle operazioni importanti. Dio ci chiede di partecipare all’impresa che ha pensato per noi. Ci avviciniamo con confidenza e Lui ci afferra con dolce violenza. Non allenta più la presa, fino a quando non si è portato a termine il compito assegnato. La direzione in cui ci si muove è quella indicata dal Padre Nostro: Il Regno, il pane, il perdono, la vittoria sul male.
Il modo migliore per avviare la preghiera è osservare una persona che prega di cuore.
Gesù col suo modo di pregare, suscita nei discepoli la nostalgia della preghiera. L’esigenza di un modo diverso di pregare. Troppi educatori si mostrano preoccupati del “come” insegnare a pregare alle varie categorie di persone. C’è un solo “come”, un unico metodo insostituibile.
Si tratta di essere creature di preghiera.
Un sacerdote che prega, dei genitori che pregano, diventano capaci di far suscitare il desiderio, comunicare il gusto, far scoprire la bellezza, far avvertire il bisogno, comunicare il fascino della preghiera. Ovvero, il testo fondamentale resta la persona che prega.