In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte. (Mc 1, 40-45)
La sofferenza è un mistero. Cosa accadde in cielo quando Satana fu precipitato negli inferi? Vi sono solo delle opinioni teologiche. La dottrina del peccato originale è la più importante a livello di conseguenze esistenziali. C’è un nemico che era già in azione quando Dio creava il cosmo. Arreca disturbo, anzi tutto nel cuore dei credenti, nella carne e nella natura stessa e supera le possibilità umane. Da cui l‘esigenza di un’azione di salvezza da parte di Dio. Le conseguenze sono ancora presenti – la morte rimane eredità del peccato – ma vissute nella grazia diventano colpa felice. Il conto dell’ira di Dio lo ha già pagato Gesù Cristo. Anche il male ora obbedisce all’ordine della Santa Croce. Tante volte a San padre Pio fu chiesto dal Signore di sopportare una malattia per espiare le colpe di peccatori incalliti. Come le colpe erano espiate, la febbre cadeva all’istante. Tutto è sotto il governo di Dio. Spesso le malattie sono oscure, non si comprende nulla delle cause reali. Ma il problema rimane. Fuggire, peggiora le cose. Quando accade questo….”Vieni con me sul Calvario e portiamo insieme la croce, fidati di colui che solo ha parole di vita eterna”.
La luce della fede fu grande anche in San Francesco, nel suo incontro con il lebbroso: “Quando ero nel peccato mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi; ma il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Le fonti francescane narrano come avvenne quest’incontro: andava a cavallo per la pianura di Assisi, quando vide da lontano un lebbroso. Stava per mettersi al galoppo e fuggire per il ribrezzo e il fastidio, ma con un atto contrario di volontà si trattenne anzi scese da cavallo e corse a baciarlo. Da quel giorno divenne l’amico dei lebbrosi che chiamava con rispetto ed affetto “i fratelli cristiani”; li visitava spesso, lavando loro le piaghe e dando loro da mangiare. La cosa singolare è che questo contatto, che prima gli pareva la coda più amara e ripugnante possibile, gli divenne fonte di gioia non solo spirituale, ma anche umana, del corpo, come lui stesso afferma.