Giovedì 24 ottobre 2024

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». (Lc 12, 49-53)


“Il fuoco”, è l’immagine che usa Gesù in questo brano, che spesso allude alla presenza di Dio. E’ nel roveto ardente che Dio parla a Mosè; è in forma di lingue di fuoco che si manifesta la Spirito Santo nella Pentecoste. Ma di fuoco si parla anche in relazione al castigo dell’inferno. Qui è inteso come fuoco dell’amore. Chi ama ha un cuore che arde. Ciò che più esortava il redentore, era poter predicare l’amore di Dio alle folle smarrite. Questo fuoco lo porterà fino a Gerusalemme e poi al Calvario. Anche noi nell’iniziazione cristiana siamo stati battezzati in Spirito Santo e fuoco (Mt 3, 11). Questo ha le sue esigenze di coerenza. Essere inabitati dal fuoco richiede di amare, senza compromessi, la volontà di Dio. Tanti, invece, si difendono dalle esigenze brucianti del Vangelo: “Nascono incendiari e finiscono per fare i pompieri”, spesso constatano i ragazzi a catechismo, quando a casa rimangono delusi dal cattolicesimo annacquato dei genitori. 

Gesù è venuto a portare la pace e l’unità nel bene, e a togliere la pace intesa come quel “quieto vivere”  che serve solo ad addormentare le coscienze e portare alla dannazione. “Vi lascio la pace vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, la do io” (Gv 14, 27). Non si è incarnato con interessi bellicosi, ma la sua dottrina pone sempre la persona umana nella condizione di chi deve fare una scelta senza compromessi con il peccato, perché l’oscuro signore di questo mondo dove tocca uccide. Il primo a soffrire di questa spada penetrante a doppio taglio fu Gesù stesso che pagò con la vita; così pure la Madre sua, Addolorata sotto la croce. 

Questa lotta può toccare anche la famiglia e spesso si passano momenti forti. Chi ha conosciuto Gesù, sovente è posto nella condizione di assecondare il costume domestico o vivere il Vangelo con le sue pratiche morali e cultuali che gli verranno rinfacciate in modo accidioso. E’ constatabile che la professione cattolica può dividere la moglie dal marito e i genitori dai figli. 

Ma è vero anche che la pace, l’assenza di aggressività, la perseveranza lavorativa, l’amore costante e premuroso verso il prossimo, l’affrontare tutti i mali del mondo senza compromessi, pur non essendo mai affaticati e oppressi, è come accumulare braci ardenti sul capo del peccatore, che alla fine rimane affascinato, sedotto e riunito in Cristo in una autentica concordia famigliare, infinitamente migliore di un qualunque mediocre quieto vivere. San Paolo stesso dice nelle sue lettere, riguardo alla moglie, che inizialmente deve supplicare il marito per una breve presenza in chiesa, ma poi è lui che ringrazia per tutta la vita, quando entra in contatto col Salvatore. 

 

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