In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città». (Lc 10, 1-12)
Oggi ci viene svelato il coronamento e lo scopo della vocazione, cioè la missione. Non sono inviati soltanto i dodici – che poi diverranno vescovi – ma tutti coloro che stavano con Gesù con una certa perseveranza. E’ un appello rivolto a tutti battezzati.
Una volta si partiva dall’Europa cristiana per portare il vangelo in terre lontane. Oggi la fede aumenta nei luoghi dove si sono recati i missionari e diminuisce nei luoghi da cui sono partiti. Oggi è rimasta una pecorella nell’ovile e le altre novantanove sono uscite. Quasi sicuramente sono tutte battezzate. Ma si può essere battezzato, senza non essere. cristiano. Oggi si tratta di impiantare comunità cristiane in un mondo di battezzati; cioè ridare la fede, riavviando battesimi dimenticati.
La questione di fondo è come essere missionari. Secondo le parole del Concilio Vaticano II: “Ciascun membro della Chiesa deve rendere testimonianza a Gesù con spirito di profezia” (Presbiterorum Ordinis 2). Si tratta quindi di annunciare il futuro ottimo, quello della vita eterna, dove ci ritroveremo tutti noi con Gesù Cristo. Cioè il missionario laico deve essere portatore della speranza, quella che non delude. Riguardo a questa virtù, non serve essere degli oratori, perché la pace che viene dalla fede nel Risorto, deriva dal suo stesso intervento: “Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi darò riposo”. Un cuore riposato in Dio, che non teme il futuro, e si sforza di amare il prossimo, è seducente e lascia sempre un sigillo a chi ha tutto ma manca di questa pace. E’ sufficiente far sapere, a coloro accostiamo durante la settimana lavorativa, che Gesù ci ha cambiato la vita, che si sta bene con Gesù, anche nel dolore, anzi allora più che mai.
Beati coloro che hanno il coraggio e la generosità di rispondere: “Eccomi Signore, manda me!”. Beati perché li attende una gioia misteriosa e profonda che non hanno mai conosciuto. I settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: “Signore anche i demoni si sottomettono a noi”. Professando il cristianesimo si è spesso avversati, ma si fanno anche delle ottime trasmissioni della gioia cristiana. D’altra parte, ben vediamo come sono state annullate le ideologie, e cosa mostrano tante religioni che vediamo ora in casa nostra. Il mondo senza averne piena coscienza attende soltanto LUI.